Moya, il bel torero mata Naibandian

Moya, il bel torero mata Naibandian TENNIS: AL FORO ITALICO ATTESA PER LA WILLIAMS E LA MAURESMO Moya, il bel torero mata Naibandian Lo spagnolo centra la sua prima vittoria agli Internazionali d'Italia L'ex numero uno del mondo si è ricostruito dopo un infortunio e ora è al terzo successo stagionale: «Sono felice. Ho giocato alla grande» personaggio Stefano Semeraro CI sono colpi che fotografano un match, che lo incarnano e lo riassumono. Nella finale di ieri degli Intemazionali d'Italia il click è arrivato quando il match era già al tramonto, non troppo lontano dalle fatidiche cinque della sera: una demi-volée giocata da Carlos Moya a metà campo, con la palla fatta passare in mezzo alle gambe. L'equivalente di ima veronica, di ima faena irridente; un gesto da torero arrivato alla «suerte suprema» che si prepara, spinto dalle carezze sonore degli aficionados, a calare l'ultimo colpo di spada. Dall'altra parte, nel ruolo della vittima, arrancava un David Naibandian stanco, sfiduciato, pieno di banderillas e vuoto di voghe. E' stato 6-3 6-3 6-1, alla fine, per il torero spagnolo, entrato da n. 9 Atp al Foro, che ieri ha vinto contro il torello argentino (n. 8) una partita che, va detto, quasi non c'è stata. Troppo più continuo e violento alla battuta, il bel Carlos, troppo più radicato nel campo, con quella sventaghata destra che oggi è forse il miglior dritto del circuito, dopo quello di Roddick. E troppo stanco, troppo lontano da se stesso David, di sei anni più giovane dell'avversario - classe 76 MoYa,'82 Naibandian - ma prosciugato nella testa e nel fisico dalla sua prima vera settimana di fatiche dopo un inìzio di 2004 fatto di infortuni e assenze. Una finale fra eruditi del rosso, quella di ieri, in una settimana stradominata da orchi argentini e fanteria spagnola, come da tempo è destino deitomeisuterra. Moya è al terzo successo stagionale, e ha sfatato con la vittoria di ieri un sortilegio che lo aveva tenuto sempre lontano da una prestazione decente a Roma. L'uomo di Maiorca fa bella figura nell'albo d'oro degli Intemazionali: in bacheca ha 17 tomei vinti, fra i quali un Roland Garros (nel '98), una finale raggiunta agli Austrahan Open e una al Masters, una semifinale agli US Open, addirittura il n. 1 del ranking mondiale toccato fugacemente nel 1999. In coincidenza con lo scavallare del millennio erano arrivati poi mesi di inciampi, di dubbi. Una brutta frattura da stress alla schiena gli aveva piagato quasi un intero anno e fatto perdere il treno per la prima Coppa Davis vinta dalla Spagna: gli altri in campo ad esultare, lui in panca a immalinconirsi. Ma Carlos ha saputo riprendersi, ricostruirsi, ricucirsi addosso, a partire dal drittone, un tennis ancora più concreto e vario, non disprezzabile - fatto raro per un iberico di recente generazione - neppure negli immediati dintorni della rete. Quest'anno ha vinto più di tutti (33 match, con 7 sconfitte), giocando ben cinque finali spalmate in tutti gii angoli del mondo: Australia, India, Argentina, Messico e Italia. Fra l'altro ha un fisicaccio che piace, Carlos, da macho tenebroso, con i bicipiti lustri e intarsiati dai tatuaggi die la semi-canottiera dello sponsor concede in generosa esposizione. Del resto Moya, che sturba tanto le signore parioline quanto i gay austrah, ha lo zaino non meno zeppo di cuori che di coppe, l'ultimo dei quali appartenente a Flavia Permetta, la nostra tennista più promettente, più vezzosa, più carina. Per Naibandian, finalista fanciullo a Wimbledon 2002, una norma abruzzese in genealogia, qualche chilo di troppo nel giro vita e svariati etti di presunzione stipati dietro il musone da iguana biondo, resta la consolazione di aver disputato un torneo comunque bello e difficile, e la sicurezza di essere tomato da corsa in vista di Parigi. Dove, presumibilmente, arriveranno più tirati tutti i migliori. Compresi Roddick e Federer (la grande speranza anti-ispanica), che ormai, non per malizia- che a perdere non si diverte nessuno ma per gli obblighi di un calendario intasato e stressante sono costretti a trattare Roma come un allenamento di lusso. Archiviatigh incendi (alberghieri) e la pioggia che hanno massacrato un torneo maschile, il Foro da oggi accoglie le femminucce. La star è la ex regina Serena Williams, n. 7 Wta, vincitrice a Roma nel 2002 e in caccia del trono perduto. La testa di serie n. 2 è la francese Mauresmo, tre volte finalista al Foro, poi nell'ordine vengono le russe Myskina e Petrova, la Capriati, l'altra russa Dementieva, la giapponese Sugiyama e ancora una cosacca, Vera Zvonareva. Le italiane in tabellone sono cinque. Silvia Farina (n. 15 Wta) e Francesca Schiavone (n. 19) sono entrate di diritto, mentre Flavia Pennetta (71), Maria Elena Camerin (78) e Mara Santangelo (79 Wta) hanno ricevuto una wild card. David Naibandian, deluso Carlos Moya e la gioia: per lui il tifo della fidanzata tennista Flavia Pennetta