NESSUNO SCONTO AGU ASSASSINI di Aldo Rizzo

NESSUNO SCONTO AGU ASSASSINI NESSUNO SCONTO AGU ASSASSINI Aldo Rizzo SOLO tre giorni fa, nella fin troppo solenne inaugurazione del suo secondo mandato presidenziale, Vladimir Putin aveva detto che la Russia «ha fermato il terrorismo intemazionale» nel Caucaso. E ora il terribile attentato di Grozny, che ha decapitato il vertice del potere filorusso in Cecenia, nel pieno di una celebrazione ufficiale (lì come a Mosca) della storica vittoria dell'Armata Rossa sul nazismo. Una risposta spietata, in uno stadio, di cui si contano ancora le vittime. Queste gravi notizie si sommano ad altre, parimenti tragiche, che arrivano quotidianamente dall'Iraq. Anche ieri, un bollettino di morti e feriti in gran numero, a Baghdad, a Kufa, ad Amara. Terrorismo puro, come la bomba in un mercato della capitale, oppure atti di violenza, agguati, azioni di guerrigha contro gli americani e anche gli inglesi, e la consueta, altrettanto violenta, reazione. Anche dall'Afghanistan, che a torto si crede pacificato, dopo l'abbattimento del regime assurdamente estremista dei taleban, corresponsabile dell'11 settembre, giungono infoxmazioni spaventose, come quella di due stranieri lapidati a morte in un giardino pubblico. Non si sa da chi, ma s'intuisce. Poi c'è la questione delle torture ai danni di prigionieri iracheni, che ogni giorno si aggrava, rivelando sempre più una dimensione imprevedibile. Uno shock per l'America, per la Gran Bretagna e per l'intero Occidente, anche e a maggior titolo per gli occidentali che non hanno condiviso le ragioni angloamericane della guerra, pur vedendo positivamente l'eliminazione del regime assassino di Saddam Hussein. Un panorama estremamente inquietante, paranoico, in cui la violenza sembra ormai la regola, da ogni parte. E meno male che in Italia è stata scoperta in tempo una cellula «islamistica», forse di Al Oaeda, che reclutava kamikaze per l'Iraq. Extracomunitari apparentemente tranquilli, come tanti altri che lo sono davvero, progettavano anche per se stessi un futuro di distruzione e di morte. Da quest'incubo bisogna provarsi in qualche modo a uscire. La prevenzione, certo. E anche la punizione, come quella che Putin ora promette ai terroristi ceceni, e Bush ai suoi soldati «deviati». Ma occorre ormai anche una revisione della strategia complessiva, in Cecenia come in Iraq e ovunque, la ricerca di un «dialogo critico», che non faccia sconti agli assassini, ma tenti almeno di capire le ragioni degli «altri».

Persone citate: Bush, Putin, Saddam Hussein, Vladimir Putin