A nostro agio tra i LIBRI

A nostro agio tra i LIBRI LA FIERA AL LINGOTTO A nostro agio tra i LIBRI I FRANCESCA PACI | Gli habitué lo mettono in conto, i neofiti restano spiazzati sul momento, ma si adeguano di buon grado. La Fiera del Libro significa anche saper attendere il proprio turno. Un quarto d'ora per un trancio di pizza e ima Coca-Cola da Spizzico, dieci minuti in coda davanti alla toilette, almeno il doppio per prelevare qualche decina di euro al Bancomat dato che gli stand accettano soprattutto contanti. Pazienti, preparati, determinati. Il popolo del Lingotto cresce ogni anno. La Borsa delle presenze segnava venerdì quota 45.322 unità, 8396 in più dell'edizione precedente. Il visitatore tipo toma puntuale. Come l'impiegata Elena Giovaninni che arriva dal Lussemburgo: «E' un appuntamento fisso, una giornata tutta per me. Seguo un paio di conferenze, acquisto delle fiabe per mia figlia, ritaglio un paio d'ore per leggere qualcosa seduta dove posso, anche in terra». Tra il dibattito di Greenpeace sulla carta riciclata e la performance di Moni Ovadia, sfogha il romanzo di Wu Ming 2, «Guerra agli umani». Il termometro della manifestazione dipende da quelli che non mancano mai e tengono d'occhio lo standard medio di quahtà. Lo spazio, per esempio. Sarà la leggerezza celata dietro l'umorismo del titolo, ma l'impressione diffusa è che si cammini meglio, che la gimcana tra le cataste di libri sia meno impervia, che la tradizionale folla del sabato scivoli senza intoppi nei corridoi contrassegnati dalle lettere dell'alfabeto. «Mi pare di orientarmi meglio, non saprei dire perché». Lia Mazzetti, 50 anni, insegnante di biologia, frequentatrice abituale della Fiera, naviga con il programma alla mano. Alle 16 si parla di «Post-blog, l'evoluzione del diario online verso i nuovi format del web». Mezz'ora dopo c'è «Intorno al mito; racconto, identità, radici». Alle 18 Michele Serra esplora la tradizione dei giornali umoristici italiani. Una maratona nel tempo. Dal presente in divenire degli studenti all'attualità dei classici, passando attraverso quel riso liberatorio che incornicia questa edizione 2004 e suggerisce alla letteratura l'emancipazione dalla Storia. La turnazione non risparmia le panchine disseminate nei padiglioni. Si alza Cristina Arrò raccogliendo le buste zeppe di cataloghi e il best seller di Mark Haddon «Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte», siedono i fidanzati Antonia Buizza e Stefano Scapapazzoni costretti a consultare sovente la mappa, labirintica agli occhi di due pionieri del Lingotto. Massimo Vaccariello li guarda riposare con un pizzico d'invidia; ogni anno porta i due figli a curiosare tra gli stand accettando la consueta prova della proverbiale resistenza dei bambini. Chi viene e chi va: la casalinga Filomena osserva il passaggio spaparanzata su una poltroncina dopo aver seguito una lunga confe¬ renza sui castelli della Regione Puglia. Il Salone non è solo grandi firme da alta classifica letteraria. Sconosciuti autori e piccolissime case editrici trovano la loro chance nell'offerta a prezzo scontato, mentre gli argomenti più diversi, da «I minatori della Maremma» alle ((Antiche Camelie del Lago Maggiore», raccolgono proporzionate fette di pubblico attento al pari di Tollden e della guerra globale. I neofiti come l'operaio di Novara Davide Letino bevono avidamente la confusione creativa: «Tornerò eccome il prossimo anno». Con buona pace dei disfattisti di sempre.

Persone citate: Antonia Buizza, Cristina Arrò, Lia Mazzetti, Mark Haddon, Michele Serra, Moni Ovadia, Spizzico, Stefano Scapapazzoni, Vaccariello

Luoghi citati: Letino, Lussemburgo, Novara, Puglia