«Lordine era: fategli vedere cosa è l'nferno» di Paolo Mastrolilli

«Lordine era: fategli vedere cosa è l'nferno» SI ALLARGA SEMPRE DI PIÙ' IL DOSSIER CHE PORTA Al VERTICI DI ESERCITO E AMMINISTRAZIONE «Lordine era: fategli vedere cosa è l'nferno» La soldatessa incriminata: «I generali ci chiedevano di essere spietati» Paolo Mastrolilli NEW YORK Un generale americano aveva «raccomandato» alle guardie della prigione di Abu Ghraib di «impegnarsi di più nell'ammorbidire i detenuti», in vista degli interrogatori. E' una delle tante rivelazioni contenute nelle pieghe del rapporto Taguba, confermata ieri da una delle soldatesse incriminate. Novità e particolari che promettono di allargare lo scandalo, come le foto e i video ancora non pubblicati, anche se ieri il presidente Bush ha assicurato che la crisi non farà deraghare la missione americana in Iraq. La questione centrale dello scandalo resta la sua origine: i mihtari colpevoli hanno agito d'iniziativa, oppure obbedivano ad ordini superiori? E se obbedivano agli ordini, quanto in alto vanno le responsabilità, nella catena di comando del Pentagono? Il rapporto del generale Taguba, quello che ha scatenato la crisi insieme alle foto, dice che le guardie di Abu Ghraib erano state impropriamente spinte da un suo collega a «creare condizioni fisiche e mentali favorevoli agh interrogatori). Il generale Geoffrey Miller, nuovo responsabile delle pri' gioni irachene-,-aveva visitato Abu Ghraib e gh altri centri di detenzione nell'agosto del 2003. All'epoca lui era capo del campo di Guaritanamo, e il suo compito era dare consigli su come gestire le carceri di Baghdad. Alla fine della visita proprio Miller, secondo Taguba, aveva suggerito di impiegare le guardie per «ammorbidire» i prigionieri, in violazione dei rególamenti mihtari che separano i compiti di polizia da quelh di intelhgence.Ieri Miller ha detto che il suo suggerimento riguardava «l'intelligence passiva», ma i colpevoli degli abusi lo hanno travisato. In sostanza, visto che si trovavano vicino ai prigionieri, le guardie dovevano tenere gh occhi, e le orecchie aperte per captare informazioni utili. Ma i soldati di Abu Ghraib sono andati oltre, passando alla fase attiva di forzare le confessioni dei detenuti. Questa versione farebbe ricadere la responsabilità sui sette mihtari incriminati. Ma uno di loro, Sabrine Jlarman, l'ha smentita ieri in un' intervista al Washington Post. La ragazza, figlia di un detective della squadra omicidi di Alexandria e abituata a vedere foto di cadaveri in casa, ha detto che «il nostro lavoro era tenere svegh i prigionieri. Fargli vedere l'inferno, affinchè parlassero». Secondo Karman, d detenuti venivano portati da noi gà' legati e incappucciati, e chi ce h consegnava stabiliva se dovevano essere buoni o no. Se il prigioniero collaborava, riceveva vestiti, materasso, sigarette e cibo. Ma se non dava quello che volevano, i privilegi venivano tolti». Sabrine ha rivelato che lei e i suoi colleghi prendevano ordini da tutti, membri dell'intelligence militare, agenti della Cia e speciahsti civili, che «facevano le regole come volevano. La Convenzióne di Ginevra non è mai stata affissa, e nessuno di noi ricorda di aver seguito una lezione sul suo testo. Io l'ho letta la prima volta due mesi dopo la mia incriminazione». Se fossero confermate, queste rivelazioni smentirebbero anche quello che il segretario alla Difesa Rumsfeld ha detto venerdì in Congresso. Lo scandalo, comunque, promette di allargarsi anche per le foto e i video ancora non visti. Il senatore repubblicano Lindsey Graham ha lanciato questo avvertimento: «Dobbiamo spiegare agh americani che stiamo parlando di omicidio e stupro, non umiliazioni dei prigionieri». Secondo la Nbc, infatti, nel materiale non pubblicato ci sono immagini di detenuti picchiati quasi fino alla morte, prigioniere violentate, profanazioni di cadaveri, e guardie irachene che stuprano ragazzi mentre i soldati americani riprendono le scene. Altre rivelazioni parlano di detenuti uccisi a colpi di karaté, mentre diversi prigionieri di Camp Bucca, un altro carcere vicino a Baghdad, hanno denunciato abusi anche laggiù. Ilpresidente Bush ieri ha cercato ancora di calmare la polemica, parlandone nel discorso radiofonico del sabato. «Gh abusi sono una macchia sull'onore e la reputazione del nostro paese. Scopriremo tutti i fatti e i responsabili dovranno rispondere deUe loro azioni. Quegli atti, però, sono l'errore di pochi e non riflettono i nostri valori. La nostra missione in Iraq continuerà. Non abbiamo intenzione di lasciare il paese nelle mani di criminali e assassini». Il generale Miller, infatti, ha confermato che la prigione di Abu Ghraib non verrà demolita e continuerà ad essere usata. Secondo un sondaggio del Washington Post, almeno per ora il 690Zo degli americani non vuole le dimissioni di Rumsfeld. Il New York Times, però, ha scritto che la consigliera per la sicurezza nazionale Rice non lo difende più. L'ex generale Clark, parlando a nome del Partito democratico, ha detto che la responsabilità ricade sul Pentagono e sulla Casa Bianca, e per superare la crisi bisogna cambiare anche il presidente. Iracheni davanti alla prigione di Abu Ghraib mostrano un giornale con le foto degli abusi sui detenuti

Luoghi citati: Baghdad, Ginevra, Iraq, New York, Washington