I palazzi svelano il vero volto della Superba

I palazzi svelano il vero volto della Superba I palazzi svelano il vero volto della Superba Affreschi di grandi maestri rappresentano storia e vita di una città I palazzi di Genova sono una mostra nella mostra, un museo «a cielo aperto» che chiunque, dal passante frettoloso al turista acculturato, munito di guide aggiornatissime, può ammirare o scoprire in ima dimensione di crescente stupefazione. Tra la mostra dedicata all'epoca di Rubens (Palazzo Ducale, Palazzo Spinola di Pellicceria) e al collezionismo-mecenatismo e quella del «Saper fare» (Magazzini dell'Abbondanza), tra le appendici della mostra sulle missioni a San Giovanni di Prè, ci si imbatte, nel giro di compasso d'un chilometro o poco più, in quella che fu davvero, senza retorica, la «Superba», proprio per l'opulenza che i suoi palazzo ostentavano. Se il Medio Evo era stato già peculiare della città di pietra, delle torri da mozzare (ai patrizi più invadenti e prepotenti), delle piazzette dove s'affaciavano i «clan» aziendal-familiari, della cattedrale e delle chiese romanico-gotiche, delle lapidi arcigne, dei sarcofaghi severi, della scultura carica di senso del sacro, il Rinascimento «maturo» di Genova si manifestava negli edifìci di civile abitazione, dove quei potentissimi e ricchissimi «clan» aziendal-familiari, divenuti delle multinazionali ante-litteram, aveva eretto delle vere e proprie regge private. Per questo, come è suggerito dagli organizzatori di «Genova 2004», queste imponenti arche di arenaria, di porfido, di marmo. di pietra di Promontorio e di ardesia segnano quello che è stato definito lo «spazio labirinti co del tracciato medievale» e ne «aprono» in qualche modo i pér corsi. I palazzi di via Garibaldi e di via Balbi che ancora oggi ci intrigano piacquero, com'è noto a Rubens (di cui copiò in un ampio quaderno di schizzi che poi pubblicò e del quale abbiamo in mostra, al Ducale, una rarissima edizione) proprio per la loro sequenza «atrio-cortile-scale» e soprattutto per la possibilità reale di dare vita o a nuovi quartieri o ad accorpamenti con i vecchi quartieri, mentre, altro aspetto che intrigò appunto Rubens, era la funzione singolare degli affreschi all'interno delle strutture portanti degli edifici, ovvero quella di rappresentare la storia e la vita della città, con un occhio di riguardo per i ceti dirigenti. Facciamo qualche esempio? Ecco l'apertura del tratto «Scurreria Nuova» (voluta da Gio.Giacomo Imperiale nel 1584) che conduce direttamente dal duomo di San Lorenzo sino al palazzo che fu sede della collezione dello stesso Imperiale, quella che in parte ammiriamo nella mostra al Ducale. Questo edificio (realizzato e decorato nel 1560 da Giovanni Battista Castello, detto il Bergamasco) fu affrescato anche da Luca Cambiaso. C'è poi Palazzo Spinola di Pellicceria, dove viene esposta la collezione di Ansaldo e Agostino Pallavicino, che ha i piani nobili affrescati da Lazzaro Tavarone. A volo d'angelo occorre ricordare i palazzi di Strada Nuova (via Garibaldi), eretti dai Doria, Grimaldi, Spinola, Lomellini e Pallavicino, nei quali trovarono spazio per secoli le più importanti collezioni genovesi, delle quali soltanto quella prestigiosa dei Brignole-Sale è ancora al suo posto, nel museo di Palazzo Rosso nel XVII secolo. Palazzo Rosso divenne un museo pubblico nel 1874 e ospita una galleria che si iniziò a formare proprio all'epoca di Rubens. A quell'epoca risalgono i ritratti ormai famosi di Anton Giulio Brignole-Sale e della moglie Paola Adomo eseguiti da Anton Val Dyck. Sopra una veduta del centro storico di Genova con Palazzo Doria Tursi e Palazzo Rosso in primo piano, a destra via Garibaldi, nel cuore della città, con Palazzo Doria Tursi, oggi sede del Comune

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