Giornalisti, l'anno del grande massacro di Carla Reschia

Giornalisti, l'anno del grande massacro Giornalisti, l'anno del grande massacro Carla Reschia Quarantadue giornalisti uccisi, 766 sotto inchiesta, 1460 aggrediti o minacciati, 123, più 61 «cyberdissidenti», prigionieri, 491 media censurati. Agli inizi dell'anno questo era il bilancio delle vittime dell'informazione nel mondo secondo Reporter senza frontiere. Cifre già aumentate di diverse unità in tutti i campi. A questo bilancio si aggiungono infatti, aggiornati a ieri, sette nuovi caduti nel solo Iraq dall'inizio dell'anno: in totale 28 uccisi da quando poco più di un anno fa la coalizione guidata dagh Usa ha invaso il Paese. E' il numero più elevato di «caduti in servizio», registrato dall'associazione dal 1995 quando i morti furono 49, di cui ben 22 nella sola Algeria. Ce n'è abbastanza per far salire l'Iraq alla vetta dell'annuale classifica dei dieci luoghi peggiori per i giornalisti, diffusa a New York dal Committee to Protect Joumalists (Gpj), in occasione della Giornata mondiale per la libertà di stampa. Gh altri sono, nell'ordine, Cuba, Zimbabwe, Turkmenistan, Bangladesh, Cina, Eritrea, Haiti, Gaza, Cisgiordania e Russia. «Seguire» un conflitto, sottolineava a gennaio il rapporto di Reporter senza frontiere che ora appare quasi profetico, sta diventando sempre più pericoloso perché ai ri sebi noti si aggiungono la possibilità di attacchi terroristici, l'uso idiscriminato di bombe e razzi e di forme di combattimento non tradizionali. L'assodazione non esita a puntare il dito sul modus operandi dell'esercito Usa in Iraq: in almeno cinque casi i militari sono considerati direttamente o indirettamente responsabili dell'accaduto, in tutti gh altri le indagini condotte per l'accertamento delle circostanze, si sottolinea, sono state risibili. Poi ci sono gh scomparsi; due giornalisti della tv britannica ITN, un cameraman francese e il loro interprete libanese, che mancano all'appello ormai dal terzo giorno dell'attacco. Nel conto dei morti per l'informazione non figurano, almeno nel 2003 e in questa parte di anno, itahani, anche se ci si è andati più volte molto vicino, ma l'elenco è noto e inquietante, dal fotoreporter Raffaele Ciriello, ucciso in circostanze mai del tutto chiarite il 13 marzo 2002 a Ramallah, all'inviata post mortem del Corriere della Sera Maria Grazia Cutuli, vittima dei terroristi afghani il 19 novembre 2001, per proseguire con il commentatore di Radio Radicale Antonio Russo, assassinato a Tbilisi il 16 ottobre 2000. E poi il telecineoperatore Rai Marcello Palmisano, il 9 febbraio 1995,aMogadiscio e meno di un anno prima, il 20 marzo 1994, sempre in Somalia, il suo cohega Miran Hrovatin con la giornalista Ilaria Alpi. Fino ai tre inviati della Rai di Trieste, il giornalista Marco Luchetta, e gli operatori Alessandro Ota e Dario D'Angelo colpiti da una granata in Bosnia il 28 gennaio 1994. E ad Almerigo Grilz, morto il 19 maggio 1987, in Mozambico, mentre stava filmando un attacco dei guerriglieri.

Persone citate: Alessandro Ota, Almerigo Grilz, Antonio Russo, Dario D'angelo, Ilaria Alpi, Marcello Palmisano, Marco Luchetta, Maria Grazia Cutuli, Miran Hrovatin, Raffaele Ciriello