Levi, porte aperte su un orizzonte tempestoso di Alberto Sinigaglia

Levi, porte aperte su un orizzonte tempestoso IN «CINQUE DISCORSI FRA DUE SECOLI» L'EX DIRETTORE DELLA «STAMPA» ANALIZZA IL FUTURO CHE CI ATTENDE Levi, porte aperte su un orizzonte tempestoso Alberto Sinigaglia LA suprema garanzia della pace nucleare ha finora evitato un'altra Hiroshima. Ma da quel giorno, da quell'ora, gli uomini hanno acquisito la capacità di autodistruggersi. «Non l'avevano mai avuta prima. Non cesseranno mai più di averla». Le Twin Towers fulminate l'hanno ricordato al mondo e acceso un'«agghiacciante sirena d'allarme»: uno «stato canaglia» impazzito potrebbe premere il grilletto atomico; forze ignote e imprevedibili potrebbero innescare nuovi micidiali ordigni chimici e batteriologici di distrazione di massa. «Il tempo che abbiamo a disposizione per rendere impossibile una catastrofe irreparabile, bellica, o ecologica o altro, non è un tempo illimitato», ammonisce Arrigo Levi in Cinque discorsi fra due secoli (il Muhno). Ciò rende «la condizione umana d'oggi diversa da quella di qualsiasi altra epoca. L'uomo deve imparare, in un periodo di tempo il più breve possibile, a utilizzare, e govemare, una potenza creativa, o distruttiva, che gh uomini del passato non avevano mai neppure sognato di possedere». Saggista e inviato poliglotta di vasta esperienza intemazionale, a lungo titolare di un'autorevole rubrica sulla rivista americana Newsweek, volto popolare e molto rimpianto d'un giornalismo televisivo di alta qualità, da quando ricopre l'incarico di consigliere alla Presidenza della Repubblica Arrigo Levi scrive di rado sui giornali. Per la riservatezza imposta dal ruolo, ma anche per la formazione intellettuale, affida sempre più le sue riflessioni ai libri. Non a caso, direttore della Stampa nei più drammatici anni di piombo, ebbe l'idea di fondarvi Tuttolibri, il primo settimanale itahano interamente dedicato alla produzione editoriale. E si sente quanto sia sostenuta dagli studi, economici e filo¬ sofici, l'analisi dello stato del mondo che Levi affronta nei Cinque discorsi pronunciati tra gh ultimi Anni Novanta e l'inizio di questo secolo. Dai complessi intrecci della storia, la lucida esplorazione plana sull'ansiosa ricerca di valori e di certezze, che non verranno «da fumosi slanci mistici collettivi» né da illusorie fughe dalla realtà come «il cieco e sciocco "no alla globalizzazione"». Verranno dalle «forze morali e intellettuali dei popoh», in forme diverse. Verranno dalle grandi religioni «impegnate a vincere chiusure dogmatiche distruttive» risvegliando, in nome della pace, «l'antica vocazione universale». Ragionando, il pohtologo Levi affronta interrogativi cruciah. La democrazia? «Ha finito per vincere tutte le guerre del Novecento. Ma noi che le abbiamo vissute sappiamo, anche quanto sia stata vicina a perderle». L'Europa? «Non mpno dell'America, è una condizione necessaria, anche se non sufficiente, della pace nel mondo». Le sue nazioni hanno compiuto «un'avventura che non ha precedenti» costruendo l'Unione. Ma fino a quando, «pigra, chiusa in se stessa», resta «un ibrido tra un superstato e una coalizione di stati», la sua politica estera non sarà «a misura del mondo d'oggi, dell'era della globalizzazione», né adeguata alle minacce che s'affacciano «alla frontiera meridionale: dal terrorismo allo squilibrio economico tra le due rive del Mediterraneo, ai vasti spostamenti di popolazione che ne derivano». Gli Stati Uniti? Ragionevole era «immaginare che l'attacco al cuore dell'America provocasse una reazione militare cieca, distruttiva e fallimentare, tale da risultare a lungo andare insopportabile per la stessa opinione pubblica americana, come lo era stata la guerra del Vietnam». Colpiscono le certezze, «la forza delle convinzioni largamente condivise» del- l'America quanto i suoi dubbi e paure davanti alle «sanguinose sconfìtte». Prima che «l'Atlantico diventi troppo largo», cerchiamo di essere «uniti, molto più uniti» con gh americani: soltanto così potremmo ancora avere un'influenza determinante «sulle sorti del mondo, quindi sulle nostre». La sfida di un nuovo ordine mondiale, di una pace globale, non riguarda soltanto loro. Riguarda «in egual misura» gh europei. L'universo arabo-islamico? «E' in corso un drammatico processo di modernizzazione di : una grande cultura». La sua '. «crisi epocale ci appare oggi ] come il principale focolaio di j conflitti». Ma non dimentichia- : mo che l'Islam «è stato per : secoli ed è a noi vicino, non ■ soltanto in termini geografici, ; ma di cultura e di storia». Non : confondiamo l'allucinata de- : vianza religiosa di Al Qaeda con : l'islamismo. Anzi, «la sfida ter- ; roristica di bin Laden è da ; considerarsi una reazione estre- : ma al declino del movimento : fondamentalista». Forse un gior- ; no potrebbero essere Cina, In- : dia e Russia-non meno «infede- : li» e «anti-islamiche» - a schiac- : ciare un Islam «jihaddista» che : decidesse di sfidarle. ; Il XX secolo appare in questo ; libro come la prova generale di : una recita prima della rappre- : sentazione: si aprì carico di ; illusioni, generò due guerre ; mondiaM, sanguinarie dittature : rosse e nere, la Shoah. A che : pauroso spettacolo dovremo assistere nel XXI secolo aperto dal crollo delle Torri Gemelle, dopo il quale non ci si chiede se simili catastrofi si ripeteranno, ma dove e quando accadranno? : Altro che fine della storia! Arrigo Levi lascia però «molte porte aperte sul tempestoso orizzonte». Trova conforto nei suoi cari filosofi, in due grandi papi, negli scienziati della pohtica, negli operatori di pace, in certi intellettuali, nel giornalismo onesto. Soprattutto nei valori di libertà, memoria, tolleranza, e in una fede laica nell'uomo caparbiamente «sopravvissuta al genere di vita estreniamente pericoloso» che gh è toccato di vivere. Come il Novecento ha strappato milioni di esseri umani a un'abietta povertà, così il XXI secolo potrebbe vincere altra povertà e abbattere «le barriere d'ignoranza dove alligna l'odio». Pur «ragionati e argomentati timori» non escludono dunque la speranza: «Noi ce l'abbiamo fatta. Perché non dovrebbero farcela i nostri figli?». Il'900 ha strappato milioni di esseri umani a un'abietta povertà Il Duemila potrebbe vincere altra miseria e abbattere «le barriere d'ignoranza dove alligna l'odio» Un'immagine di Arrigo Levi, giornalista e politologo

Persone citate: Arrigo Levi, Towers

Luoghi citati: America, Cina, Europa, Hiroshima, Stati Uniti, Vietnam