Berlusconi: taglierò le tasse con un decreto di Ugo Magri

Berlusconi: taglierò le tasse con un decreto NESSUN RIDIMENSIONAMENTO PER STATO SOCIALE E SICUREZZA, I RISPARMI PARI ALL'I 0Zo DEL PIL Berlusconi: taglierò le tasse con un decreto «Se c'è l'accordo via libera fra 15 giorni» Ugo Magri ROMA Il taglio delle aliquote comincia a prendere forma, però non così in fretta come aveva fatto balenare l'altro giorno Berlusconi. Intendimento del premier sarebbe stato quello di presentare un progetto già stamane in Consìglio dei ministri, previa concertazione con gli alleati. Ieri s'è reso conto che non ce l'avrebbe mai fatta: Giulio Tremontì sta ancora completando le operazioni di calcolo, e poi che motivo c'era di fare violenza agli alleati, i quali nutrono parecchie perplessità? Oggi dunque l'argomento non verrà nemmeno sfiorato, la bozza verrà mostrata nella prossima settimana. Berlusconi ha giustificato il ritardo in questi termini: «Siamo quasi pronti... Stiamo lavorandoci di notte con Giulio Tremontì... L'attività al ministero dell'Economia è stata frenetica... Abbiamo dovuto ricalcolare dati e cifre...». Una faticaccia, insomma. L'aspetto positivo, per il Cavaliere, è che la sua proposta verrà passata al vaglio in un clima meno teso. L'accordo raggiunto ieri su Alitalia non ha nulla a che vedere con l'argomento tasse, tuttavìa rida lustro al ruolo dì Gianfranco Fini, che ha condotto il negoziato in prima persona, e ammorbidisce alquanto ì rapporti nella coalizione. Berlusconi spera che ci siano ricadute positive anche sull'argomento fisco. Chi ha sentito il premier parlottare con il suo vice, ieri mattina in occasione della cerimonia di insediamento del nuovo comandante dei Carabinieri, garantisce che dopo tanto tempo il tono non era per nulla concitato. Più tardi Berlusconi, durante una cena elettorale, ha annunciato che il provvedimento sui tagli delle aliquote Irpef sarà discusso in un vertice della Cdl la prossima settimana e tra 15 giorni approderà in Consiglio dei ministri per essere varato con un decreto. Ed ha aggiunto che sono stati «individuati 25mila miliardi di vecchie lire di risparmi» per avviare la riduzione delle aliquote, senza toccare la spesa sociale. Altra novità di ieri è che l'oggetto del contendere si sta spostando. Mentre prima lo scontro riguardava soprattutto il modo di ripartire i benefici del taglio alle aliquote tra i ceti sociali (An pone come pregiudiziale un trattamento di favore per famiglie monoreddito e introiti più bassi), adesso la discussione si sta concentrando sul come finanziare la manovra. Difatti a ridurre le tasse si può arrivare solo se prima vengono ridotte le spese dello Stato. E quando Tramonti impugna le forbici, nella Casa delle libertà un po' tutti cominciano ad allarmarsi. Sintomatico è quanto ha detto Marco Pollini (con il quale Berlusconi è irritato assai poiché pensa che il segretario Udc gli stia mettendo i bastoni tra le ruote): «Ridurre la pressione fiscale è auspicio di tutti, e anche parte del programma di joverno. Il punto però è capire iene quali tagli finanziano questa politica». Fini non ha rilasciato dichiarazioni in proposito, ma un po' tutti i suoi si sono pronunciati, da Ignazio La Russa a Maurizio Gasparri, a Gianni Alemanno: «Il problema non è se fare i tagli, ma dove farli... L'obiettivo di ridurre la pressione fiscale è importante, ma bisogna vedere quali sono i prezzi da pagare...». Simpatica una battuta dell'ex ministro della Lega Giancarlo Pagliarini: «Accanto alle foto della moglie e dei figli, Berlusconi metta sul comodino quella della signora Thatcher, perché al momento di taghare strilleranno tutti e servirà il coraggio della Lady di ferro». Berlusconi ha colto il messaggio. «I tagli non dovranno toccare la scuola, la sanità, la sicurezza e la spesa sociale», si è affrettato a precisare in serata. Le cosiddette «quattro esse» debbono considerarsi al riparo. Ma su tutto il resto si abbatterà con ferocia la scure, se è vero che il piano allo studio, secondo il Cavaliere, «dovrebbe consentire un taglio di spese pari a un punto del Pil, cioè a 12,5 miliar¬ di di euro». E siccome si ipotizza una riduzione delle aliquote (saranno due sole: 23 e 330z4, ha confermato Berlusconi) che costerebbe sui 10 miliardi di euro, alla fine della fiera lo Stato, pur fingendosi di manica larga, potrebbe ritrovarsi addirittura con qualche soldo di più nelle proprie casse. Sono i vantaggi della stabilità politica, secondo il premier. Annotava ieri sera a Batti e ribatti che «proprio la continuità dell'azione di governo ci permetterà di essere non solo il governo più longevo della storia della Repubblica, ma anche il primo e unico governo italiano a mantenere le promesse fatte agli eletto- Silvio Berlusconi con il minist^ Martino alla cerimonia di insediamento del nuovo comandSte generale dell'arma dei Carabinieri

Luoghi citati: Roma