Ancora caos in Georgia Una provincia si ribella

Ancora caos in Georgia Una provincia si ribella SCONTRI E FERITI NELLA REGIONE DELL'ADZHARIA Ancora caos in Georgia Una provincia si ribella Gli ammutinati avrebbero minato il porto di Batumi. Alla base della secessione i profitti legati al progetto di un oleodotto Giuliette Chiesa La Georgia di Mikhail Saakashvili è di nuovo sull'orlo del precipizio. Nello stesso giorno in cui le elezioni legislative davano tutti i seggi del parlamento al partito del nuovo presidente georgiano, è esplosa, imboccando una via senza ritomo, la crisi tra il governo centrale e la regione autonoma di Adzharia. Il governo geoigiano ha dato ieri tre ore di tempo al presidente dell' Adzhaaria, Aslan Abashidze, per dimettersi ed evitare lo scontro con le truppe centrali. In giornata la tensione nella capitale della repubblica ribelle era salita all'estremo quando le forze di sicurezza fedeli ad Abashidze avrebbero aperto il fuoco contro gruppi di manifestanti a sostegno di Saakashvili, ferendone alcuni Nello stesso tempo il ministro degl'interni goergiano annunciava che i ribelli di Abashidze avevano minato il porto di Batumi (o il terminale petrolifero, secondo altre fonti) e si preparavano ad azioni di provocazione contro la base militare russa, che si trova a pochi chilometri dalla capitale. Nella ridda di voci che segnano le ultime ore della crisi, è emersa quella di un possibDe intervento mediatorio del sindaco di Mosca, Jutij Luzhkov, mentre Saakashvili avrebbe sollecitato convulsamente - e infine ottenuto - due colloqui telefonici con Vladimir Putin. Il primo ministro georgiano Zhurab Zhvania proponeva a sua volta un incontro con emissari di Abashidze, ma a quanto pare solo per trattare la resa del presidente ribelle, visto che, contemporaneamente, Saakashvili proclamava l'amministrazione presidenziale della repubblica di Adzharia e offiriva, come estrema misura un salvacondotto ad Abashidze.e alla sua famiglia. Destinazione Mosca o Washington, a scelta. Abashidze, fino a ieri sera, ha risposto negativamente alla richiesta e si è rinchiùso nella sua residenza, protetto dalla polizìa e da distaccamenti di truppe adzhare a luì fedeli. Immagini trasmesse dalla tv russa RTR gh uomini di Abashidze avrebbero fatto saltare tre ponti che collegano la repubblica con la capitale Tbilisi. La Georgia rischia dunque di perdere un terzo spicchio, decisivo per la sua sopravvivenza. Oppure di schiacciare nel sangue la terza secessione. Negli anni che seguirono la fine delTUnione Sovietica, sotto un turbolento interregno indipendente, guidato da Zviad Gamsakhurdìa, il primo presidente della Georgia indipendente da Mosca, la Georgia aveva perduto l'Abkhazia (capitale Sukhumì) e la Ossetia del Sud), capitale Tzkhinvali, in due sanguinose guerre, con svariate centinaia di morti ciascuna. Erano le risposte delle autonomie locali schiacciate da una Tbilisi divenuta più opprimente di Mosca. Ma erano, al tempo stesso, sottili vendette postume della Russia che si riteneva tradita dalla Georgia indipendente. L'Abkhazia non avrebbe potuto vin¬ cere contro Tbilisi senza gh aerei delle forze annate russe. Né potrebbe resistere a lungo, oggi, senza il sotterraneo aiuto economico di Mosca. E l'ossetìa del sud vive ancora oggi deUTaiuto dei fratelli caucasìam dell'Ossetia del Nord, repubblica autonoma della Federazione-Russa. L'Adzharia di Abashidze, immarcescibile leader fin dai tempi sovietici,, è stata la spina nel fianco dì Shevardanze. Ma la sua importanza è cresciuta a dismisura con il progetto dell'oleodotto che passerà attraverso la Georgia, verso la Turchia. La guerra cecena ha tagliato fuori la Russia dal petrolio del Caspio. Abashidze rischiava di diventare il padrone e arbitro del nuovo oleodotto "americano". E più la Georgia scivolava verso l'alleanza con Washington, più l'Adzharia diventava filo-russa e ostile a Tbilisi. Un'altra "vendetta" di Mosca? Forse. Ecco la ragione delle telefonate a Putin. Il problema è che il Cremlino non può toccare il presidente Saakashvili, perché ne andrebbe dei suoi rapporti complessivi con Washington. E non è probabile che sia disposto a sacrificare questi ultimi per salvare Abashidze, o per cercare di recuperare un'influenza che ha ormai perduto su una parte del cortile di casa propria. Saakashvili lo sa perfettamente e ha deciso di premere il pedale dell'acceleratore. Una riconquista piena dell'Adzharia sarà per lui la prova definitiva del passaggio dall'area d'influenza russa a quella americana. Oltre che, naturalmente, il via libera per il passaggio del petrolio del Mar Caspio e per le ricche royalties che si annunciano. Ed è chiaro che la caduta di Batumi è la premessa per la caduta di Sukhumì. Si tratta ora di vedere quanto ì militari russi sono disposti a ingoiare e cosa faranno. Tbilisi aveva chiesto (e ottenuto, da Putin) il ritiro anticipato dei militari russi e la chiusura delle basi che restano sul territorio georgiano. Il viaggio a Mosca di Saakashvili sembrava avere raggiunto lo scopo: una transizione indolore. Ma in queste condizioni, se scorrerà del sangue, per Putin e per ì russi sì tratterà di uno smacco pesante da digerire. Migliaia di persone hanno manifestato a Batumi contro il leader Abashidze