Berlusconi chiede il silenzio stampa sugli ostaggi in Iraq

Berlusconi chiede il silenzio stampa sugli ostaggi in Iraq «In questi giorni sono state diffuse troppe notizie inattendibili, contraddittorie e pericolose» La reazione del diessino Bersani: «A star zitti facciamo prima noi del Cavaliere» IL GOVERNO Berlusconi chiede il silenzio stampa sugli ostaggi in Iraq Appello da Palazzo Chigi a tutte le televisioni, nei programmi e nei tg D'accordo anche l'opposizione, ma c'è chi è polemico con il premier Ugo Magri ROMA Silvio Berlusconi ha chiesto ieri che deba vicenda ostaggi non si parb più in televisione, almeno fino a quando non sarà calato il sipario". L'appeUo è stato reso pubbbco subito dopo pranzo, ma fin dalla mattina Rai e Mediaset avevamo ricevuto dal govemo un pressante invito ad abbassare il volume. L'ordine di servizio suona come una sorta di rimbrotto ai media: «Di fronte a una serie di uscite contraddittorie, inattendibili e pericolose per l'incolumità degb ostaggi in Iraq», afferma una nota di Palazzo Chigi, «il presidente del Consigbo ha chiesto a tutte le reti televisive il silenzio stampa sulla vicenda, sia nei tigì sia neUe trasmissioni di approfondimento». I quotidiani vengono ignorati dall'appebo, vuoi perché incontrollabili, vuoi perché il premier notoriamente b giudica di scarso impatto. Molte le ipotesi sul perché di questa mossa improvvisa. Fonti parlamentari vicine al Cavabere puntano l'indice anzitutto contro quei notiziari tivù, e segnatamente il Tg5, che nei giorni scorsi avevano dato per imminente il rilascio dei prigionieri. Poi cobocano nel mirino i servizi segreti «che tanto segre- ti non sono», sostengono, «se tutte le mattine si leggono tra virgolette dichiarazioni a loro attribuite». Ultima, fra le tante, l'ipotesi di un blitz per liberare i tre italiani cbe sarebbe stato messo in cantiere nei giorni scorsi, e di cui si è puntualmente saputo ieri mattina. Il timore di Palazzo Chigi è che dab'Itaba qualche «suggeritore» si precipiti a informare i terroristi, con l'effetto di renderb ancora più nervosi. Neb'insieme, l'opposizione ha fatto proprio l'invito berlusconiano. Sintomatico lo sfogo del segretario Ds, Piero Fassino: «E' ora di smetterla di continuare a tenere questa vicenda sube cronache dei giornali soltanto per lo spettacolo pobtico... Francamente, penso che i cittadini comincino ad esseme stanchi». Unico distinguo, sobevato da Paolo Gentiloni per conto deba Margherita: va bene adottare «rigore e di¬ screzione» per la vicenda ostaggi, ma ciò non ha «nulla a che fare con una moratoria sul. tema Iraq», del quale occorre continuare a parlare. Non sfugge al centrosinistra che, osserva Luciano Violante, «siamo in condizioni di blocco deba trattativa, la situazione si è compbcata, evidentemente tra i sequestratori ci sono due orientamenti diversi, quindi bisogna essere molto prudenti nebe dichiarazioni». Insomma, da sinistra nessuno contesta l'appebo. Semmai, rimproverano al Cavaliere di non esserci arrivato prima e di aver continuato a esternare. Icastico Pierluigi Bersani: «A star zitti facciamo prima noi di Berlusconi». Beppe Giubetti: «Il silenzio stampa lo appbcbi il premier». Pecoraro Scanio: «Prima straparla, poi chiede il silenzio». Ancora Fassino: «Fino ad oggi, quebi che hanno parlato di più e a sproposito sono quanti stanno al govemo», comprendendovi evidentemente pure certi ministri. Ma non c'è dubbio che a Berlusconi vengano rinfacciate le dichiarazioni ottimistiche di due settimane fa, quando sembrava fosse questione di ore, e certe stentoree scelte di campo pro-Usa come queba di ieri mattina da Milano, dove ha posato la prima pietra per quattro nuovi edifìci all'ospedale San Raffaele. «L'Italia resterà fino in fondo in Iraq», ha scandito il premier, «perché è motivo di onore e di orgoglio essere b terzo paese, dopo Stati Uniti e Gran Bretagna, ad avere là i suoi uomini per svolgere missioni umanitarie e di pace». Chissà come queste parole saranno state re¬ cepite dalle Brigate verdi di Allah. «Se l'Italia decidesse di lasciare l'Iraq», ha insistito Berlusconi, «per coerenza dovrebbe venire via anche dall'Afghanistan, dal Kosovo, dalla Bosnia, da Timor Est. Noi siamo impegnati neba difesa deba gente», s'è inorgoglito il capo del govemo, «difendiamo quel fiore che è la libertà e la dignità degli uomini». Addirittura, si è dispiaciuto del mancato intervento italiano in certi scenari di guerra: «Sento in maniera pesante la responsabilità che, se avessimo girato la testa, avremmo potuto evitare gb eccidi del Ruwanda e di altre zone inviando poche migliaia di soldati...». II presidente del Consiglio «E' motivo di orgoglio essere il terzo Paese con Usa e Gb a essere là» Il papà di Salvatore Stefio alla manifestazione per il rilascio dei tre ostaggi italiani in Iraq Silvio Berlusconi