Ostaggi, per gli 007 troppi mediatori «Tempi più lunghi»
Ostaggi, per gli 007 troppi mediatori «Tempi più lunghi» Un capo della «resistenza» al quotidiano «a! Hayat»: «Sceglieremo noi l'ora per negoziare» Il timore dei Servizi: sembra che la sorte dei tre italiani quasi non dipenda da tutto il lavoro fatto indagini Ostaggi, per gli 007 troppi mediatori «Tempi più lunghi» Si rafforza la tesi di una duplice spaccatura nel «fronte» iracheno: tra sequestratori e soggetti esterni come le autorità religiose sunnite Ma anche all'interno del gruppo dei rapitori, per alzare ancora il tiro Guido Ruotalo ROMA A registrare gb umori dei palazzi istituzionali della capitale, la richiesta del presidente del Consiglio del silenzio stampa a tutte le reti radiotelevisive coincide con una imprevista «nebbia» calata sulla trattativa per la liberazione dei nostri ostaggi cbe mette in evidente difficoltà chi questa trattativa pensava di averla portata già a termine, magari con il (promesso) pagamento di un riscatto. Il clima che si respira è una sensazione sgradevole di sbandamento, di difficoltà a riacciuffare i fib della trama, i contatti, gb interlocutori, i mediatori della trattativa aperta a Hvello diplomatico e dall'inteUigence. Per dirla con una immagine di una fonte istituzionale: «E come se si fosse diffusa la consapevolezza che la sorte dei nostri ostaggi è indipendente dalla nostra volontà, dal lavoro messo in campo dai nostri uomini, dalla pobtica del governo, dalle stesse manifestazioni della piazza pacifista».,E, dunque, che l'invito di Berlusconi a mettere la sordina sulla vicenda degU ostaggi ha, tra le altre, non solo la motivazione nella preoccupazione che la diffusione di notizie «contraddittorie, inattendibili» potrebbe determinare una oggettiva condizione di pericolosità «per l'incolumità degb ostaggi». Una preoccupazione, va ricordata, già espressa da quella nota inusuale e informale della nostra intelligence del 22 aprile scorso, e estesa anche agU 007 che operano in Iraq. Ma anche che la scelta di Palazzo Chigi di lanciare proprio ieri sera questo appello al silenzio potrebbe essere stata dettata anche dalla previsione, appunto, di doversi preparare alla gestione di un sequestro che si protrae nel tempo. Gb anabsti dell'inteUigence stanno ancora cercando di «decifrare» il senso di quel comunicato delle Falangi verdi di Maometto letto da Al Jazeera venerdì scorso, quel «rilancio» delle richieste (la scarcerazione di detenuti iracheni nelle carceri del Kurdistan) in zona Cesarmi, allo scadere dell'ultimatum, a poche ore dalle speranzose affermazioni del segretario generale del Consigbo degb Ulema, Mohammed al Kubayisi, sul rilascio imminente degb ostaggi. Che si sia determinata una spaccatura all'interno del «fronte» iracheno è fuori discussione: quello che occorre ancora capire è se questa spaccatura riguarda il gruppo cbe gestisce il sequestro e quei soggetti estemi (come le autorità religiose sunnite) che auspicano la liberazione degb itabani, oppure se è tutta intema al gruppo di sequestratori, coinvolgendo le sue diverse anime. In questa situazione così indeterminata, daU'estemo arrivano altri messaggi tutti da decifrare. Si è detto, finora, cbe il sequestro di Agbana, Cupertmo e Stefio era gestito da un gruppo sunnita legato a quel variegato fronte della resistenza irachena fondato sugb esponenti del vecchio regime di Saddam (Baatb e Servizi). Sarà stata davvero una pura coincidenza ma nel giorno dello strappo, del rilancio della trattativa, della richiesta al governo itabano di ottenere la liberazione dei detenuti iracheni nelle carceri del Kurdistan, nello speciale di «Tv7» di Raiuno, veniva mandata in onda una intervista al leader del gruppo Ansar El Islam, il mullah Krekar, che giustificava il sequestro degb italiani, anzi legittimava anche la loro uccisione perché «per la legge islamica è lecito ucciderb dal momento che facevano parte dell'inteUigence ed erano armati». La troupe della Rai andata ad Oslo per queU'intervista ha anche documentato, in maniera del tutto casuale, la presenza del direttore del Sisde, Mario Mori in quella capitale. Una circostan- za, evidentemente, collegata alla iniziativa a tutto campo deba nostra intelbgence per tentare di arrivare alla liberazione dei nostri ostaggi. L'intervista al mubab Krekar non è l'unico segnale da «decifrare». Ieri, sul quotidiano in lingua araba che si stampa a Londra «al Hayat», è stata pubbbcata una intervista ad un comandante mibtare della resistenza - pseudonimo: Abu Osama - cbe ha affermato che «diversi stranieri e anche un soldato americano sono trattenuti ostaggi da combattenti stra¬ nieri legati ad Al Qaeda e operativi a FaUuja». L'intervistato ha aggiunto: «Scegberemo il momento giusto per negoziare il loro rilascio. Questi ostaggi vengono trattati bene secondo quanto previsto dai principi dell'Islam». Altri personaggi, dunque, affollano il palcoscenico iracheno. E alimentano aspettative, suggeriscono scenari inquietanti, ripropongono inteirogativi e dubbi mai nsolti sulla gestione pobtica del sequestro degb itabani. I (vecchi) canab individuati nel Consigbo degb Ulema, in quel Jabbar al Kubaysi, leader dell'Alleanza nazionale patriottica, negb uomini del partito Baatb e dei Servizi di Saddam, finora non hanno portato alla liberazione dei nostri connazionab. Finora, è la speranza. Un portavoce delle Brigate Verdi di Maometto nel primo video mandato in onda dopo il rapimento dalla tv Al Jazeerà
Persone citate: Abu Osama, Berlusconi, Hayat, Krekar, Mario Mori, Stefio
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