Gli interrogativi di Dolcetta
Gli interrogativi di Dolcetta Musica, trend e storia recente: nel programma di Radio 2 Rai «Rock involution» c'è tutto questo Gli interrogativi di Dolcetta QUALE ruolo ha la musica nel definire il nostro tempo? Uno storico che voglia raccontare il Novecento può permettersi di ignorare la musica pop? Sono domande indotte dal programma «Rock involution» di Marco Dolcetta in onda «Alle otto della sera» su Radio 2 Rai, dal lunedì al venerdì fino al 21 maggio. Angela Zamparelli, curatrice e regista, ha costruito un efficace arazzo di suoni e parole, un magnifico strumento evocatore di lontane emozioni, anche se in Italia arrivavano solo echi lontani della rivoluzione che si consumava fra la East e la West Coast di un'America scossa nel profondo dalla guerra contro il Vietnam. Le parole arrivavano aionate e distanti ma in compenso c'era la musica a testimoniare e a scuotere «la meglio gioventù». Come documenta Mario Dolcetta, la comunità hippy di Esalen sulla costa del Pacifico generava i Doors con Jim Morrison, la costa atlantica incubava Bob Dylan, il menestrello dell'America che si ribellava al conformismo. C'era differenza fra le due culture, in California era fiorito il mito dell' eden, di un ritomo alla natura aiutato dall'illusione che le nuove tecnologie avrebbe dato una mano a evitare la condanna a guadagnarsi il pane con il sudore della fronte, a edificare un nuovo paese di Cuccagna. Con la deriva psichedehca, la riscoperta delle filosofie orientali, il movimento dei figli dei fiori, la funzione estatica e dionisiaca della musica. Mentre la musica della costa atlantica era di netta derivazione dalla Beat Generation, lo stesso Dylan confessa che ha incominciato a scrivere musica dopo aver letto le poesie di Jack Kerouac: da qui il nomadismo, il rifiuto dell'opulenza, il ribellismo anarchico. Alla radice di queste periodiche illusioni di un ritomo alla natura, c'è, «nelle vene dell'America», l'opera e l'esempio di Henry David Thoreau, con il suo «Walden o la vita nei boschi» del 1854. Mario Dolcetta, che già in serie precedenti aveva raccontato la «Beat generation» e la «British inva- sion», fin dal titolo di questo terzo ciclo parla di «involuzione». Come può pensare che sarebbe andata diversamente da come è andata? La musica pop è un business dalle dimensioni gigantesche e l'industria dell'intrattenimento, cercando di inglobare, metabolizzare e rendere commerciale il movimento hippy, ha fatto solo il suo mestiere. Toccava al movimento e ai suoi ideologi il compito di difendersi, di esser meno fragili. Dopo i Doors e la morte di Jim Morrison inizia la decadenza, dice Dolcetta ma è come dire che dopo Arthur Rimbaud la poesia si è involuta poiché non ho più raggiunto quell'incandescenza. E' comunque lodevole il tentativo di mettere ordine in una materia ancora magmatica ed è sempre un buon segno quando un programma suscita in chi l'ascolta tante domande e obiezioni. RADIO ft RADIO
Luoghi citati: America, California, Italia, Vietnam
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