«A volte occorre, ma va regolamentata» di Maurizio Molinari

«A volte occorre, ma va regolamentata» IL DOCENTE DI LEGGE A HARVARD PALADINO DELLE BATTAGLIE PER I DIRITTI CIVILI «A volte occorre, ma va regolamentata» Dershowitz: non lasciare ai singoli la scelta di fare pressioni fisiche intervista Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK PALADINO delle battaglie per i diritti civili Alan Dershowitz, professore alla facoltà di Legge di Harvard, è stato il primo giurista dopo gli attacchi dell'I 1 settembre 2001 a infrangere il tabù della tortura, sostenendo che di fronte alla minaccia del terrorismo anche questo rimedio estremo può essere usato ma a patto che venga rigidamente regolato. E' una tesi sulla quale negli Stati Uniti si torna a discutere alla luce delle umiliazioni inflitte dai soldati americani ai detenuti iracheni nella prigione di Abu Gharib. E' a favore o contro la tortura? «Personalmente, da un punto di vista morale, sono contrario, ma è un dato di fatto che numerosi Paesi la usano. Hanno iniziato a farlo gh Stati Uniti, lo fanno certamente da tempo Giordania ed Egitto, è stata usata nelle Filippine e in certi casi anche da Israele. In ragione di questa realtà ciò che serve è un confronto pubblico, una discussione reahstica che porti a decidere delle limitazioni di tipo legale, senza paraocchi inutili». Che cosa pensa delle violenze avvenute nella prigione irachena? «Senza adottare apposite norme sul ricorso alla pressione fisica gh eccessi sono destinati a ripetersi e nella maggioranza dei casi non lo sapremo mai». A che tipo di norme giuridiche pensa per evitare eccessi? «Penso a provvedimenti ad hoc da parte dei giudici per consentire di torturare in singole specifi- che situazioni, o a norme che obblighino chi interroga a rispettare dei limiti nell'esercizio della pressione fisica». Perché ritiene utile avere delle nonne sull'uso della tortura? «Per impedire che il singolo agente, pohziotto o funzionario di basso livello possa soggettivamente decidere che cosa fare. Le decisioni devono essere prese da chi politicamente deve rendere conto agh elettori affìn- che possa essere punito per eventuah errori commessi. Lasciare la decisione a un singolo agente significa che nessuno sarà mai responsabile di nulla, è la situazione peggiore». In (mali situazioni il giudice dovrebbe autorizzare la tortura? «Dovrebbe farlo quando "non vi sono alternative" e sì è in situazioni in cui è "assolutamente necessario per salvare molte vite", attestando però, con estrema chiarezza, che si tratta di qualcosa di "non legale". Il punto di fondo è che la tortura deve essere usata non a fini investigativi ma solo preventivi, per sventare attentati terroristici». Che cosa intende per «tortura»? «Pressione fisica». E che cos'altro? «Includerei i metodi che stanno adoperando adesso gh Stati Uniti nella guerra che viene condotta contro organizzazioni terroristiche del tipo di Al Qaeda, come porre gh individui in situazioni fisicamente scomode, in presenza di grande caldo o grande freddo. Ogni situazione di maggiore fastidio fisico personale può rientrare in una definizione giuridica di tortura». Perché l'uso della tortura riemerge nell'età del terrorismo? «Perché si ha la consapevolezza che con i terroristi la deterrenza non funziona. Molti di loro sono volontari suicidi. Per fermarli non si può fare affidamento sul tradizionale ricoreo alla deterrenza della legge, bisogna prevenire, intervenire prima che l'attacco avvenga». Le sue tesi hanno sollevato l'obiezione di chi teme una legittimazione di fatto della prassi di violare i diritti dell'uomo... «La realtà è che oggi abbiano negh negli Stati Uniti un caso classico: il presidente George Bush nega il ricorso alla tortura ma sa benissimo che viene usata in casi come quello della guardia personale di Saddam che sotto pressione svelò il nascondiglio dello stesso Raìss. Siamo di fronte a una terribile scelta fra differenti mah. Non c'è una soluzione perfetta. La peggiore però è senza dubbio consentire la tortura senza che nessuno debba risponderne. Ciò che serve sono regole e un criterio di responsabilità personale». Anche in Italia si discute sull'uso del ricorso a forme di pressione fisica e psicologica da parte degli investigatori, e il dibattito ruota attorno all'interrogativo su quante e quali minacce possano essere fatte al detenuto. Lei come la pensa? «E' significativo il fatto che questo tema venga discusso in Italia, un Paese dove uno statista come Aldo Moro Venne assassinato dai terroristi dopo che il govemo aveva deciso di non usare nelle indagini forme di tortura che, se applicate, forse avrebbero potuto salvargli la vita. L'Itaha è uno dei Paesi che su questo tema ha maturato esperienze reali». ^^ Con i terroristi "" la deterrenza non funziona. Molti di loro sono volontari votati al suicidio: per fermarli non si può contare sui metodi tradizionali, si deve intervenire prima che attacchino 99 II professor Alan Dershowitz ritiene che in certi casi sia indispensabile praticare la tortura Proprio per questo bisogna definire in quali situazioni vada esercitata

Persone citate: Alan Dershowitz, Aldo Moro, Dershowitz, George Bush, Gharib