L'intelligence in attesa della prossima mossa

L'intelligence in attesa della prossima mossa LA MEDIAZIONE DEL CONSIGLIO DEI RELIGIOSI SUNNITI NON AVREBBE FATTO PRESA SUI TERRORISTI L'intelligence in attesa della prossima mossa Tra i rapitori ci sarebbero due fronti: uno intransigente che vorrebbe alzare il prezzo e un altro disposto invece a liberare subito gli ostaggi retroscena Guidò Ruotolo ROMA. TUTTO tace», fanno sapere dai palazzi del govemo. «Si stanno cercando di riattivare i referenti», sussurrano interlocutori che hanno contattato gh «operativi» dell'intelligence. Di più: quella di queste ore, vista da Roma, è una «fase di stallo». Si aspettano le prossime mosse dei sequestratori, le ulteriori «richieste» che potrebbero avanzare. Consapevoli, la nostra intelligence e lo stesso governo, che evidentemente nel gruppo che gestisce politicamente il sequestro degh itahani si è creata una «frattura», e che in questo momento prevale, se così si può definire, l'ala «intransigente». A. questo punto, purtroppo, non si può fare altro che sperare che prevalgano i «moderati». Sui tempi del chiarimento intemo, è impossibile fare previsioni. Ma anche sul fronte intemo italiano, si avverte la necessità di imprimere una sterzata nell'attività dell'intelligence e della diplomazia. Questa sembra essere la fotografia della vicenda del sequestro dei nostri connazionali, oggi che siamo entrati nella quarta settima¬ na dal suo inizio. Non è certo una fotografia rassicurante. Intanto perché a Roma non si hanno dubbi sulla «veridicità» di quel messaggio-ricatto trasmesso venerdì sera da Al Jazeera. Forse perché, essendo «più articolato», non limitandosi soltanto a rilanciare con un ricatto - «vogliamo la liberazione dei detenuti nelle carceri del Kurdistan» - non si differenzia dagli altri comunicati diffusi in queste tre Settimane. Nei palazzi romani c'è chi ha intravisto nelle modalità della trasmissione del comunicato e della sua (parziale) lettura in televisione una «certa urgenza», come se i sequestratori avvertissero la necessità di farsi sentire subito. Due ore prima deh la diffusione di quel comunicato Halla televisione del Qatar, venerdì sera, le dichiarazioni del segretario del Consigho degh Ulema, Mohammed al Kubaysi, al termine dell'incontro con il commissario straordinario della Cri, Maurizio SceUi, avevano lasciato intendere che il rilascio degh ostaggi sarebbe stato imminente. H gruppo che ha rivendicato il sequestro ha deciso di riaffermare la sua autorità. Evidentemente, l'autorevolezza dell'interlocutore, il Consigho degh Ulema, non ha fatto presa sul gruppo che detiene Agliana, Cupertino e Stefio che, nei fatti, ha delegittimato le autorità religiose sunnite. Gh stessi Ulema hanno accusato il colpo. Il portavoce del Consigho, Muthana Harithàl Dhari, ieri riconosceva di non immaginare a quah prigionieri le Falangi si riferissero nel comunicato. Un salto indietro nel tempo, di pochi giorni. Era un venerdì, il 23 aprile, quando nella moschea Ibn Taymiya di Baghdad, fu distribuito nel tardo pomeriggio un opuscolo firmato dalla «Resistenza irachena di FaUuja». Si criticava, in quel documento, la trattativa in corso per l'armistizio con l'esercito americano che assediava Falluja, e si criticavano le trattative per la liberazione degh ostaggi, compresi-quelh. itahani. «In che modo il rilascio di questi stranieri - si chiedevano i dissidenti - sarebbe utile agh interessi degh iracheni mentre i centri di detenzione sono pieni di uomini, dorme e vecchi? Non sarebbe stato megho concentrare gh sforzi su uno scambio tra ostaggi e detenuti prigionieri del nemico?». Sette giorni dopo, allo scadere dell'ultimatum lanciato il 25 aprile, il comunicato delle Falangi verdi di Maometto diffuso da Al Jazeera, venerdì scorso, ha chiesto al govemo Berlusconi di intervenire presso le autorità regionali curde perché «rilascino i detenuti iracheni rinchiusi nelle carceri del Kurdistan». Va anche ricordato che nel comunicato che rivendicava il sequestro degh itahani, le Falangi verdi, tra le varie richieste, chiedevano (da liberazione degh imam deUe moschee e dei predicatori». Le Falangi verdi di Maometto hanno recepito le critiche di quel documento o anch'esse fanno parte della «Resistenza irachena di FaUuja»? E' comunque innegabile la continuità neUe richieste impossibili. Semmai, la differenza sta nella qualità dello scambio suggerito dai sequestratori: prima detenuti autorità religiose, adesso ira¬ cheni prigionieri in Kurdistan. Che dovrebbero essere i militanti di Ansar al Islam, il gmppo ritenuto federato ad Al Qaeda. Prima ancora che il govemo Berlusconi si pronunciasse sulla richiesta pare scontato il rifiuto nonostante che fino a ieri nessun comunicato è arrivato da palazzo Chigi - la risposta dei diretti interessati non si è fatta attendere : «Noi - ha detto il viceresponsabile della sicurezza dell'Unione patriottica del Kurdistan di Jalal Talabani - non accetteremo mai di rilasciare i fondamentalisti». Mohammed al Kubaysi

Persone citate: Berlusconi, Cupertino, Jalal Talabani, Maurizio Sceui, Ruotolo, Stefio

Luoghi citati: Baghdad, Falluja, Kurdistan, Qatar, Roma