I curdi non trattano sui prigionieri islamici di Giuseppe Zaccaria

I curdi non trattano sui prigionieri islamici Secondo il leader Al Kubaysi l'ultimatum trasmesso da Al Jazeera non sarebbe autentico Trattative forse verso una stretta, tornano le speranze dopo la liberazione di un canadese LA MEDIAZIONE I curdi non trattano sui prigionieri islamici Muovo incontro di un rappresentante dell'Italia con gli Ulema Giuseppe Zaccaria inviato a BAGHDAD Domani saranno venti giorni che il dramma degh ostàggi angoscia l'Italia e fra «Ulema», guerriglipix i terroristi e sciacalli la sorte di Salvatore Stefio, Umberto Cupertino Maurizio Agliana forse non era mai parsa così incerta. Eppure le trattative per la loro liberazione pare siano davvero al momento della svolta. Questa convinzione non può fondarsi su elementi precisi, ma piuttosto su una serie di indizi e dettagh che possono leggersi solo in trasparenza, poiché sull'andamento deUe cose il silenzio è più fitto che mai. Le notizie delle ultime quarantott'ore sono soltanto tre, tutto il resto è polverone, e dunque cerchiamo di fissare i tre elementi nuovi. Il primo: il capo della missione diplomatica italiana, Gian Ludovico de Martino, l'altra sera ha avuto un lungo incontro con il «Consigho degh Ulema». Dalla nostra ambasciata non filtra il minimo dettaglio e neanche la conferma dell'incontro, però da altre fonti si apprende che De Martino ha incontrato il comitato sunnita dei saggi in presenza del rappresentante diplomatico canadese e poche ore fa le televisioni arabe hanno annunciato il rilascio del solo ostaggio canadese ancora nelle mani della guerriglia. Si trattava di un uomo d'affari e non di un addetto alla sicurezza, però il rilascio può essere di qualche conforto anche riguardo alla sorte dei nostri. Secondo punto: il primo maggio la Croce Rossa itahana è tornata a Falluja per la quinta volta portando altri aiuti e del convoglio faceva parte Abdel Salam al Kubaysi, colui che per conto del «Consigho» si è già occupato con successo del rilascio di una ventina di stranieri catturati dalla guerriglia. Durante le visita il religioso è scomparso per un paio d'ore, probabilmente per tessere altri contatti riservati. La sua opinione sullo strano messaggio trasmesso venerdì sera da «Al Jazeera», quello in cui si chiede in cambio degh itahani il rilascio di alcuni islamici tenuti prigionieri nel Kurdistan iracheno, è che sia «poco attendibile». Ha aggiunto che la Croce Rossa va ringraziata per il suo impegno, specie in aiuto dei bambini e che con la manifestazione di Roma la condizióni poste dalle «Brigate di Allah» sono state soddisfatte e dunque a giudizio degh Ulema «adesso gh ostaggi debbono essere lasciati liberi». Terzo elemento: la direzione di «Al Jazeera» questa volta appare alquanto imbarazzata circa la diffusione dell'ultimo messag¬ gio. Da Dorah dicono di saperne nulla, sembra che una prima versione di questa strana richiesta di scambio sia emersa addirittura da un'agenzia di stampa egiziana. Di una nuova versione del «comunicato» d^i guerrigheri non esiste traccia. Insomma, tutto lascia pensare all'ingresso di «sciacalli» in questa lunga trattativa, oppure al tentativo di altri gruppi armati di prendere il govemo della vicenda. Rispetto alTottimismo di facciata di due settimane fa, adesso dunque attendersi il rilascio degh itahani sembra più ragionevole che mai, e questo si intuisce da numerosi segnah. Ieri mattina all'ambasciata itahana i giornali¬ sti sono stati accolti con grande cortesia ma anche con un riserbo estremo, jier qualche attimo prima che si aprissero le porte è stato possibile notare giovani carabinieri del «Tuscania» che in borghese, vestiti di scuro, protetti da giubbetti antiproiettile ed impugnando i mitra correvano a nascondersi nell'area residenziale per non essere notati. L'agitazione e il silenzio assoluto delle fonti diplomatiche indicano di per sé l'approssimarsi di un momento decisivo e nello stesso tempo la Croce Rossa di Baghdad chiude le porte ai giornalisti. Fino all'altro ieri il commissario straordinario Scelh ed il suoi collaboratori si erano sempre mostrati particolarmente collaborativi, ed anzi il caffè offerto dai cucinieri del sesto piano era divenuto un piccolo rito nelle' lunghe giornate di Baghdad. Adesso per ragioni che nessuno spiega telecamere ed inviati devono restare fuori dal recinto di filo spinato che protegge il «compound». I religiosi is amici hanno dichiarato venerdì che se otterranno gh ostaggi h consegneranno direttamente alla Croce Rossa, è abbastanza chiaro che in caso di soluzione positiva della vicenda si vuole evitare ogni contatto fra ostaggi e giomahsti prima che il Sismi li abbia interrogati a fondo. I punti oscu¬ ri di questa vicenda si rivelano sempre più chiaramente. In attesa di notizie vere, non resta dunque che registrare l'esistenza di nuove cortine fumogene. Alla richiesta, probabilmente fasulla, diuno scambio di prigionieri un altrettanto improbabile jortavoce curdo fa sapere che 'ipotesi non è percorribile. Mamosta Seifeddin, grado intermedio nella sicurezza deU'«Upk», uno dei due partiti del Kurdistan, dice che i terroristi islamici imprigionati «hanno creato molti problemi e noi non intendiamo spargere sale sulle nostre ferite». Paolo Simeoni, già capo deUe guardie del corpo italiane, toma con un'intervista al «Sunday Te- legraph» sul sequestro delle armi ai «vigilantes» italiani. L'uomo conferma che il giorno della cattura Stefio, Agliana, Cupertino ed il povero Quattrocchi dovettero tornare a Baghdad perchéiuna pattugha americana av?và sequestrato loro le armi. «Non sappiamo esattamente perché l'abbiano fatto - dice -, avevano tutti i permessi in regola». Forse il solo elemento di qualche interesse riguarda Quattrocchi e potrebbe aiutare a capire cos'abbia scatenato l'ira dei guerrigheri. L'uomo era in possesso eh un «passi» americano per accedere alla «Green Zone», l'area in cui ha sede il comando Usa a Baghdad. Un portavocedeir«Upk» sostiene che non è percorribile l'ipotesi di una liberazione dei terroristi catturati in cambio degli italiani I tre ostaggi italiani nell'ultimo video trasmesso dalla televisione araba Al Arabiya La cognata di Umberto Cupertino, Laura Albanese