«Stop ai francesi in Mediobanca»

«Stop ai francesi in Mediobanca» ALL'ASSEMBLEA DI CAPITALIA LA FONDAZIONE BOCCIA IL BILANCIO: RISULTATO E DIVIDENDO MODESTI «Stop ai francesi in Mediobanca» Geronzi: sono al 10o7o, riequilibriamo gli assetti MILANO I soci francesi più forti in Mediobanca? No grazie, risponde Cesare Geronzi: «Bisogna smetterla di dire "vendere vendere, vendere". Non si va al mercato a cedere quote di Mediobanca, non siamo masochisti. Non ci sono molti volumi di denaro disponibile in giro senza turbare gh equilibrio così faticosamente definiti». Così uno dei grandi azionisti bancari di Mediobanca - Capitalia come Unicredit possiede il 907o circa di piazzetta Cuccia e si è impegnato lo scorso anno a ridurre la sua quota al O'ft - replica alla sortita di tre giorni fa di Tarak Ben Ammar. Mercoledì il produttore cinematografico franco-tunisino che vanta ottimi rapporti con Silvio Berlusconi, e che è stato la testa di ponte per lo sbarco dei soci transalpini in Mediobanca, aveva proposto che le quote destinate alla dismissione da parte delle banche restassero «in famigha» e aveva dato la disponibilità dei soci francesi a fare la loro parte per rilevarle e magari qualcosa di più. Adesso Geronzi replica che «i francesi volevano crescere e sono già al 1007o. Bisogna trovare un assetto più equilibrato del patto di sindacato». Il deciso rigetto delle avances francesi non è il solo fuoriprogramma all'assemblea di bilancio, ieri a Roma, di Capitalia. Durante un'assemblea che approva i conti del 2003 - con un utile netto cvilistico di 88,9 mihoni e un dividendo per azione di 0,02 euro - Geronzi e l'amministratore delegato Matteo Arpe si scambiano ciplpi - di clava, più che di fioretto - con il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Roma Emmanuele Emanuele, un tempo azionista di riferimento di Capitalia e adesso azionista con un 7,1907o, fuori dal patto di sindacato e decisissimo a far sentire la sua voce critica nei I confronti del management. Mentre nell'ultima assemblea la Fondazione non era intervenuta, questa volta invece un suo rappresentante prende la parola per annunciare il voto contrario all'approvazione del bilancio alla luce di un «risultato che appa- re assai modesto» mentre «ancora più modesto appare il dividendo che si è deciso di distribuire». E ancora, «destano preoccupazione l'ammontare dei debiti dubbi deDa banca e il livello della loro copertura, pur mighorato, non appare sufficiente». Con un simi¬ le viatico il mercato fa due conti, ipotizza la Fondazione in rapida uscita da Capitalia e si precipita a vendere. Risultato: le quotazioni crollano subito di oltre il 60Zo, anche se in serata si riprenderanno, limitando la perdita a un l,790Zo. Ce n'è quanto basta per mandare su tutte le furie Geronzi e Arpe. L'amministratore delegato, uomo di numeri, attacca la Fondazione che ha lamentato anche la svalutazione patrimoniale della sua quota in Capitalia: «Forse se ci fosse stata maggiore pazienza, ci sarebbe stata una minore svalutazione», perché «la Fondazione ha ceduto ad un prezzo inferiore del 4007o a quello attuale». E il presidente prima richiama «a un maggior senso di responsabilità» la Fondazione, facendo notare il tracollo borsistico innescato dalla dichia- razione di voto, e poi critica lo stesso ente che - ad eccezione di quello 2001 - ha sempre approvato bilanci con sofferenze anche maggiori di quelle attuali: «Ci si dimentica che fino all'altro ieri tutte le decisioni della banca sono state benedette». In serata toccherà ad Emanuele una breve e caustica controreplica dettata a un'agenzia di stampa: «Il richiamo al senso di responsabilità suona surreale da parte di coloro che non sembrano conoscere il senso di questa parola». In un'assemblea nella quale si difende con vigore" anche dalle accuse di avere avuto un ruolo nei casi Parmalat e Cirio («l'assioma Banca di Roma-Capitalia-Geronzi è giomahstico... nessuno decide tutto da solo»), rintuzza le accuse più veementi tacciandole di «sciacallaggio» e critica l'Abi per non avere saputo dare una risposta unitaria alla crisi di reputazione delle banche, il presidente di Capitalia trova anche per qualche considerazione più legata alla strategia dell'istituto in vista di ima nuova partenza del risiko bancario. Così la banca, dice, guarda in teoria anche a nuove aggregazioni: «Se si ripresenta l'occasione» di qualche acquisto, «ma non credo a breve, non ce la lasceremo sfuggire». [f. man.] Il presidente dell'istituto romano replica duramente alla proposta di Ben Ammar che voleva «in famiglia» le quote cedute dalle banche «Bisogna smetterla di dire "vendere, vendere" Si crea turbativa se si va sul mercato a cedere le quote, non siamo mica masochisti» CHI COMANDA IN CAPITALIA ABNAMRO CASSA DI RISPARMIÒ DI ROMA REGIONE SICILIANA FONDAZIONE BANCO DI SICILIA FONDAZIONE MANODORI FINNAT STICHTiNG ABP LIBYAN ARAR FOREIGN BANK FONDIARIA SAI E MILANO ASSICURAZIONI CARLO TASSARA FIDELITY MERRILL LYNCH TOSINVEST DI ANTONIO ANGELUCCI

Luoghi citati: Emanuele, Milano, Roma, Sicilia