Ghigo: «L'enogastronomia rivoluzionerà il Piemonte» di Gigi Padovani

Ghigo: «L'enogastronomia rivoluzionerà il Piemonte» IL PRESIDENTE DELLA REGIONE Ghigo: «L'enogastronomia rivoluzionerà il Piemonte» intervista Gigi Padovani Inviato a POLLENZO (Cuneo) LA parola magica dei politici di tutti i colori giunti alla corte di Re Carlin (Petrini) è una sola: «identità». Piace al sottosegretario all'Agricoltura Teresio Delfino, venuto a Pollenzo in rappresentanza del governo, che la associa ad «italiana». Sta bene a Paolo Gentiloni e Ermete Realacci per la Margherita, a Raffaele Costa e Guido Crosetto di Forza Italia, ai centristi Tomaso Zanoletti e al sindaco di Bra Francesco Guida (che a Pollenzo ha speso 5.miliardi di vecchie lire per la viabilità). Ma affascina anche Fausto Bertinotti, che passeggia sui prati rasati del Castello con la moglie Leila, corteggiato dai soci Slow Food a caccia di autografi. Il segretario di Rifondazione preferisce parlare di «egemonia culturale nella terra che fu dei vinti di Nuto Revelli». E Piero Fassino, con accanto la signora Anna Serafini, dispensa uno dei suoi radi sorrisi e spiega: «Carlin valorizza il patrimonio di questa terra e dà al Piemonte un'altra eccellenza». Non a caso, sul palco che si affaccia verso la chiesa di San Vittore, l'eco-gastronomo Carlo Petrini sta seduto tra i governatori del Piemonte, il forzista Enzo Ghigo, e quello dell'Emilia-Romagna Vasco Errani: una collocazione che sintetizza il successo bipartisan della operazione lanciata nel 1996. La Regione è stata la vera protagonista del progetto. Sui divani in pelle nera dell'albergo dell' Agenzia, Ghigo è rilassato, nono- stante i guai di bilancio che l'aspettano a Torino, e se la cava con una battuta, citando Azio Citi, l'amico con il quale Carlin ha diviso il sogno di recuperare questo castello dei Savoia abbandonato da anni; «Ha ragione Azio, senza la Regione Piemonte qui non ci sarebbero i "cup", i tetti, E questo è per noi la soddisfazione più grande». Presidente Ghigo, quanti soldi avete messo, in questo «ambaradan»? «Tra FinPiemonte e Agenzia di Pollenzo abbiamo investito circa 2 milioni di euro, e poi abbiamo deliberato un contributo di 300 mila euro all'Università di Scienze Gastronomiche. Un impegno deciso con leggi regionab e la collaborazione della Regione Emiha-Romagna. Ma non c'è solo la parte economica; siamo riusciti a far scattare l'autorizzazione dal rettore dell'Università, Bertolino, per questo Ateneo privato. E anche il ministro Moratti si è entusiasmata del progetto», Fassa di qui, il nuovo Piemonte? «Eravamo alla ricerca di una nuova identità, non di un'altra rispetto alla regione industriale. Dobbiamo voltare pagina, cambiare faccia. E lo stiamo facendo con l'eno-gastronomia declinata nei suoi due aspetti: quello della vetrina un po' alla moda, e intendo il Salone del Gusto, e poi quello del retroterra culturale e della ricerca, che viene dall'Università che qui aprirà in ottobre, Carlin Petrini è un compagno di viaggio eccezionale». Il modello Slow Food per rilanciare l'agricoltura è vincente ovunque: lo hanno applicato alcune Province, come quella di Torino, che ha appena lanciato il suo «Paniere»... «Dovremmo chiedere le «royalties». Scherzi a parte, sono contento che in questa Università si faccia una ricerca «Ogm free», tanto per ricordare una mia battaglia di principio che ci ha accomunato. E' una lotta a difesa dell'identità del nostro territorio, con l'intenzione di esaltare le bio-diversità. Il ritorno alla terra non deve essere sinonimo di arretratezza e povertà, ma di cultura, civiltà e prosperità». Il governatore Enzo Ghigo