Torture, gli Usa sì scusano

Torture, gli Usa sì scusano Torture, gli Usa sì scusano «Faremo il possibile perché non accada più» dal corrispondente da NEW YORK Gh Stati Uniti ieri hanno chiesto scusa al mondo per gh abusi commessi dai soldati americani sui prigionieri iracheni. «Ci scusiamo per quanto accaduto e faremo quanto in nostro potere per assicurare che questi episodi non si ripetano più»: lo ha detto il portavoce del Dipartimento di stato americano Richard Boucher. Le immagini delle umiliazioni inflitte ai detenuti iracheni nella prigione di Abu Ghraib tengono banco sulle tv arabe e, nel timore di violente reazioni nei Paesi del Medio Oriente, Casa Bianca e Downing Street corrono ai ripari condannando in termini molto duri le azioni commesse dai soldati americani. Nelle ultime 24 ore le tv al-Jazeera ed al-Arabiya, che trasmettono rispettivamente da Qatar e Dubai, hanno più volte iniziato i notiziari mostrando le immagini dei detenuti denudati, incappucciati, oggetti di scherno e di minacce. «Si tratta di pratiche immorali da parte delle forze di occupazione» ha denunciato al-Jazeera mentre al-Arabiya ha sottolineato come sia stata violata «la dignità dei prigionieri». «Gh arabi saranno estremamente irritati per questa oscenità - ha tuonato il giornale Al Quds Al Arabi in un editoriale del direttore Abdel Bari Atwan - gh abusi sessuah sono la cosa peggiore in questa parte del mondo, lAmerica ha completamente perso la sua battaglia, vi saranno più attacchi della guerriglia». Le dichiarazioni con cui i portavoce della coalizione hanno definito gh abusi «non rappresentativi del comportamento deUe truppe in Iraq» non hanno trovato spazio sui media arabi ed il timore di Stati Uniti e Gran Bretagna è di reazioni locali destinate ad aumentare l'avversione nei confronti dell'Occidente e quindi a favorire il reclutamento da parte della guemglia. Da qui la decisione dei due governi di prendere posizione in maniera inequivocabile. «Siamo disgustati di tali comportamenti per i quali è difficile fornire alcuna spiegazione o scusa, hanno violato ogni nostro vedere, ogni cosa che insegnamo nelle nostre forze armate, le forze della coalizione devono rispettare la Convenzione di Ginevra» ha detto il portavoce della coalizione, generale Mark Kimmit. Affinché il messaggio fosse inequivocabile la Casa Bianca l'ha fatto proprio. «Non possiamo toherare i maltrattamenti inflitti da soldati americani a detenuti iracheni» ha dichiarato Scott McClellan, il portavoce del presidente George Bush. «Siamo scioccati come lo sono i portavoci delle forze armate americane» si legge in un comunicato scritto del premier britannico Tony Blair. L'inviato britannico in Iraq, Ann Clwyd, va oltre: «Fatti terribili». Le organizzazioni per la difesa dei diritti "mani vogliono vederci chiaro ed Amnesty International si è detta a favore di un'inchiesta indipendente per appurare come vengono trattati gh iracheni dete¬ nuti. H punto di partenza sono i 17 soldati - inclusa il generale donna Janis Karpinski che era a capo della prigione - già sotto accusa da parte della giustizia militare. Uno di loro, il sergente Ivan Frederick, ha annotato in un diario che i prigionieri venivano tenuti per tre giorni in celle di un metro quadrato, dove non potevano neppure sdraiarsi per dormire, nudi e senza toilette. La vicenda causa ripercussioni tanto a Washington che a Baghdad. A Capitol Hill il deputato repubblicano Jim Leach, uno dei pochi del suo partito che si oppose alla guerra, ha chiesto di «andare fino in fondo per determinare tutte responsabilità» lamentando l'avvenuta violazione di una tradizione secondo la quale «gh Stati Uniti trattano da sempre con decenza e rispetto i propri prigionieri». A Baghdad il consiglio iracheno teme ripercussioni negative sul passaggio dei poteri e Adnan Pachaclu, rappresentante dei sunniti, ha respinto il paragone fra gh abusi americani e quelli della polizia segreta del regime del Baath sottohneando che «sotto Saddam Hussein i prigionieri non erano solo torturati, ma passati per le armi» e che allora il regime nascondeva i delitti mentre in questo caso sono stati gh stessi americani e svelarli. Fra le famighe dei soldati coinvolti nel caso la tendenza è a difendere i propri cari sotto accusa. «Si tratta di brutte ragazzinate - dice Tenie England, madre della soldatessa Lynndie Englad di 21 anni che si è fatta fotografare di fronte ai prigionieri con accanto il suo compagno - perché nessuno dice cosa fanno gh iracheni ai nostri ragazzi ed alle nostre ragazze? Perché le regole della Convenzione di Ginevra devono valere solo per noi?». Zeenithia Davis, moglie del sergente Javal Davis anch'egli ripreso nelle immagini, pone un altro interrogativo: «Cosa ne sappiamo di cosa avevano fatto i prigionieri? Una cosa è compiere atti odiosi, altra è mantere la disciplina», [m. mo.] Le immagini mandate I familiari difendono a ripetizione nei notiziari i militari accusati: «Sono di Al Jazeera e Al Arabiya brutte ragazzate, ma «Aumenteranno gli devono pur mantenere la attacchi della guerriglia» disciplina tra i prigionieri» Soldati americani controllano l'ingresso del famigerato carcere iracheno di Abu Ghraib a Baghdad