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Un altro ricatto, sfuma la liberazione degli ostaggi

Un altro ricatto, sfuma la liberazione degli ostaggi L'OPERAZIONE SEMBRAVA IMMINENTE POCO PRIMA DELLA SCADENZA DELL'ULTIMATUM, POI UN COMUNICATO AD AL JAZEERA HA GELATO LE SPERANZE DELLE FAMIGLIE Un altro ricatto, sfuma la liberazione degli ostaggi Messaggio delle Brigate verdi: stanno bene, ma l'Italia deve far rilasciare gli iracheni detenuti in Kurdistan BAGHDAD. Prima l'emozione di ima possibile svolta, poi l'amarezza di un nuovo ricatto. Ieri è stata un'altra giornata interminabile per le famiglie dei tre italiani prigionieri delle Brigate verdi di Maometto. Allo scadere dell'ultimatum dei rapitori il mediatore Al Kubaisi ha convocato il commissario della Croce Rossa, Scelli, comunicandogli che ci sarebbero state novità nelle ore successive e che gli ostaggi avrebbero potuto essere consegnati alla Croce Rossa. Ma dopo poche ore un nuovo messaggio fatto pervenire dai sequestratori alla tv araba Al Jazeera ha gelato le speranze dei famigliari; «Non abbiamo intenzione di far del male agli ostaggi, ma chiediamo l'intervento del governo italiano per liberare prigionieri iracheni in Kurdistan». Bruzzone, Galeazzi, Grignettl Martini, Ruotolo DA PAG, 2 A PAG. 7

Persone citate: Al Kubaisi, Bruzzone, Galeazzi, Grignettl Martini, Ruotolo, Scelli

Luoghi citati: Baghdad, Italia, Kurdistan