Paese che vai, risata che trovi di Achille Campanile

Paese che vai, risata che trovi FIERA DEL LIBRO - I TEMI PROTAGONISTI DI GIOVEDÌ Paese che vai, risata che trovi ndagine sull'umorismo, filo conduttore della kermesse Partendo dalla «lezione» del maestro Achille Campanile ANCHE se fosse vero che l'uomo, in ogni parte del mondo, ride sempre per le stesse cose - per la caduta su una buccia di banana, per un qui prò quo, per una gaffe imprevista, eccetera - non è affatto vero che ride sempre allo stesso modo: cambiano, ogni volta, il senso e il sentimento del riso, il significato profondo e l'ampiezza dei riferimenti (degli ammiccamenti, dei saperi) impliciti. Come dire che, chiuso nei confini del suo contesto storico e culturale, il riso libera le sue ragioni e la sua gratificante efficacia solo quando si possiede la conoscenza del contesto e se ne attiva la partecipazione: a quella storia, a quella cultura, appunto, che possono, di volta in volta, riguardare una nazione, una comunità o addirittura un ristrettissimo numero di persone, un solo gruppo. Perciò il riso (e il comico da cui deriva) è tanto esplosivo e dilagante, quanto ermeticamente blindato nel suo proprio territorio: quello, «caldo», in cui si coltiva e si produce, e che, appena sconfina, si raggela e muta il riso in smorfia. E' questa, forse, la ragione per cui si è detto, in vari modi, che il riso non ha, in senso proprio, oggetto, contenuto definibile e quindi capace di dare precisa definizione al comico a cui è strettamente connesso. Del resto, una riprova di questa condizione, mi pare di trovarla in quel maniacale «Trattato della barzelletta» compilato alcuni decenni fa da un raffinatissimo umorista come Achille Campanile e che, a leggerlo oggi (cioè fuori dal contesto in cui le barzellette fiorirono), ci mette dinanzi e un autentico orrore, che ci disorienta e sconcerta. Non credo davvero che Campanile, nel redigere quell'archivio, avesse altro progetto che appunto questo: mostrare quanto, fuori dal suo territorio, il comico non solo perde il suo significato, ma lo muta in quella vacuità che sempre si accompagna alla dispersione del senso e produce spaesamento. Cosa che, fatta da un umorista, equivale al gesto del chirurgo che affonda il bisturi nel suo proprio corpo non anestetizzato. Ecco allora le domande che la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell'Università di Torino pone in questa Fiera del Libro: Quali esercizi di riso nel mondo? Come si ride in culture tra loro diverse? Quali tratti le unisce e le differenzia? Per delineare un mappamondo delle diverse maniere di ridere, si passeranno il testimone, interagendo tra loro, i docenti della Facoltà Paolo Bertinetti, Giancarlo Depretis, Valeria Gianolio, Riccardo Morello, Stefania Staffuti. Liborio Termine La trascinante risata di Stari Laurei e Oliver Hardy: ma il concetto di umorismo è assoluto o relativo?

Persone citate: Achille Campanile, Campanile, Giancarlo Depretis, Liborio Termine, Oliver Hardy, Paolo Bertinetti, Riccardo Morello, Stefania Staffuti, Valeria Gianolio