I longobardi scoperti dal metrò
I longobardi scoperti dal metrò ARCHEOLOGIA LA NECROPOLI RIAFFIORATA NEI PRESS "ORINO I longobardi scoperti dal metrò A COLLEGNO UNA MOSTRA DEGLI ECCEZIONALI REPERTI VENUTI ALLA LUCE DURANTE GLI SCAVI PER LA STAZIONE: ORI, MONILI E CORREDI DI 73 TOMBE Lara Reale E/ il 10 aprile 2002. I lavori della metropolitana di Torino procedono a ritmo serrato. Si scava contemporaneamente in più punti della città e della cintura. Improvvisamente, a Collegno, le ruspe si fermano. A pochi centimetri dalla superficie sono affiorati dei resti umani. Gli archeologi che tengono sotto controllo gli scavi per conto della Soprintendenza bloccano immediatamente il cantiere. «Avevamo seguito gli scavi per mesi senza mai trovare nulla spiega Luisella Pejrani Baricco, responsabile del gruppo di studiosi - e d'un tratto ci trovavamo dinanzi a quella che si sarebbe rivelata una delle più importanti scoperte mai compiute in Piemonte, perché i reperti di Collegno appartenevano a una necropoli longobarda risalente al VIVE secolo d.C. Siamo stati fortunati: negli ultimi 14 secoh il terreno si è eroso fino a portare le sepolture a meno di un metro di profondità, dove si sarebbero potute danneggiare facilmente». Oggi, a due anni di distanza, la mostra «Presenze longobarde. Ori, armi e gesta della farà di Collegno», fortemente voluta dal Comune e allestita in uno dei padiglioni della Certosa Reale della città, propone una ricca selezione dei corredi funerari estratti dalle 73 tombe rinvenute nel sito. Le operazioni di scavo e le analisi scientifiche sono state finanziate dal Comune di Collegno e dal Gruppo trasporti torinesi, mentre Regione, Provincia, Compagnia di San Paolo e Fondazione Crt hanno sostenuto la realizzazione della mostra, con la regia di Extramuseum. Tra i reperti si sono scelti tra quelli più significativi per qualità e novità delle conoscenze trasmesse. I monili di tipo merovingio rinvenuti nelle più antiche tombe femminili, ad esem- pio, fanno ritenere che il gruppo di Collegno ospitasse anche donne burgunde, rapite in occasione di qualche scorreria al di là delle Alpi. Informazioni preziose vengono anche dagli scheletri: certe profonde ferite sono segno inequivocabile di morti violente o traumi gravi. Ciò significa che per quella comunità le armi non erano seraphei addobbi funebri, deposti in ossequio alla tradizione guerriera, ma erano strumenti di difesa e offesa usati abitualmente. Altrettanto interessanti le indicazioni fomite dalle cinture, presenti in quasi tutte le tombe maschili: a questi oggetti si attribuiva un forte valore scaramantico, in conformità al mito nordico del dio Thor, possessore di una "cintura della forza" che ne raddoppiava vigore e potenza. Altre offerte tipiche dei rituali funerari di rango erano le croci in lamina d'oro, cucite sul lenzuolo funebre all'altezza del vòlto o del busto. Prive di decorazioni o animate da motivi impressi a stampo, erano il riflesso del contatto tra i nuovi venuti con la popolazione locale cristianizzata e, soprattutto, dell'accettazione del nuovo credo religioso: la conversione dei longobardi fu un processo lungo e complesso, passato attraverso la superstizione e il sincretismo. I numerosi amuleti esposti a Collegno ne sono prova tangibile. Il pendente a forma di testa di cinghiale che campeggia sui manifesti dell'esposizione, ad esem¬ pio, è un portafortuna pagano che augurava fertilità, mentre i pettini rinvenuti in numerose sepolture evocavano l'energia vitale tradizionalmente attribuita alla capigliatura. In chiusura, la mostra propone alcuni approfondimenti didattici interattivi: un laboratorio di metallurgia per riprodurre piccole croci in lamina di metal, lo, costumi d'epoca per studiare l'abbigliamento longobardo e un' ampia riproduzione aerofotografica ad alta definizione di Collegno per esplorare dall'alto il territorio con lenti d'ingrandimento e collocare gh scavi in relazione a punti di riferimento personali. «Presenze longobarde» è allestita fino al 20 giugno presso la Certosa Reale di Collegno (in piazza Cavalieri deUa SS. Annunziata); orario: lunedì-sabato h.10/13-16.30/19.30; domenica h. 11/20. Informazioni: tei. 011.40.15.311 (h.9/13) e sito Internet www.comime.collegno.to.it. VISITABILE FINO AL 20 GIUGNO. UN LABORATORIO INTERATTIVO AFFIANCA I «PEZZI» CHE RISALGONO AL6o-7oSEC0L0 Un reggicalze longobardo trovato in una delle 73 tombe scoperte a Collegno, alla periferìa dì Torino
Persone citate: Luisella Pejrani
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