E' morto l'alpinista che veniva dal mare

E' morto l'alpinista che veniva dal mare NATO A NIZZA, MA LA SUA PASSIONE ERA LA MONTAGNA E' morto l'alpinista che veniva dal mare Patrick Berhault è precipitato su una cresta di ghiaccio vicino al Cervino Tentava un'altra impresa: scalare le 82 vette delle Alpi oltre i 4000 Forse è stato tradito dalle nuvole che impedivano di vedere il tracciato Enrico Martinet ZERWIATT «Vado in viaggio», diceva Patrick Berhault, mentre preparava corde, chiodi, piccozza e ramponi. Forse perché era nato sul mare e aveva negli occhi il largo orizzonte azzurro di Nizza. Alpinismo come avventura in mare. «Deux mondes très proche», mondi vicini, assicurava. Mercoledì è stato inghiottito da un lembo d'orizzonte candido, una cornice di ghiaccio della cresta che lega due giganti alpini non lontani dal Cervino, il Taschhom e il Dom di Mischabel. Era «in.viaggio» per consegnare all'alpinismo un'altra grande impresa: raggiungere senza mai fermarsi tutte le 82 vette delle Alpi oltre i 4000 metri. Aveva 47 anni, Berhault, e sempre un sogno da raggiungere. L'ultimo è stato infranto senza un grido, a poco più dieci metri dal suo compagno di scalata, Philippe Magniti. «E' rimasta un'orma sulla neve, e il suo corpo che precipitava in mezzo alle nubi)), dice Philippe. Destino simile al più grande alpinista di tutti i tempi, Herman Buhl, che concluse la sua vita sul Chogolisa, nel Karakorum; perso in una cornice di ghiaccio e in ima voragine di oltre mille metri. Il suo corpo non fu mai più ritrovato. Quello di Berhault è stato recuperato ieri dalle guide del soccorso alpino elvetico di Air Zermatt. Era ai piedi del Dom, sul versante di Saas Fee, cittadina che divide con Zermatt il ruolo di regina dello sci e dell'alpinismo. Lui e Philippe hanno avuto l'ultimo contatto telefonico con JeanMichel Asselin, che teneva il carnet di viaggio dell'impresa su Internet, alle 9,30 di mercoledì. Erano partiti più tardi del solito dal bivacco Mischabel dopo una notte di leggere nevicate, intervallate da un vento freddo. Hanno aspettato il giorno, quando le nubi in arrivo dall'Italia si stavano diradando. Ma quelle nuvole avevano colmato il versante di Saas Fee del Dom e hanno poi impedito a Philippe Magnin di vedere dove fosse caduto il compagno. Philippe è tornato sui suoi passi, di nuovo al bivacco e di lì ha chiamato i soccorsi, ma il maltempo non ha consentito agli elicotteri di raggiungere la zona, così come ha frenato le squadre a piedi. Mercoledì 31 marzo Patrick è Philippe avevano concluso le loro salite sui vari 4000 del massiccio del Monte Bianco e si erano fermati ima notte a Courmayeur dalla guida alpina Renzino Cosson. Dice Cosson fra le lacrime: (dio perso un amico. Adesso diranno che era il migliore. Che importanza ha? Ciò che è importante è che Patrick ha stupito gli alpinisti per ciò che è riuscito a fare. Non si fermava mai, inseguiva le pareti. E sa perché? Perché era un grande uomo, un poeta. Non gli interessa¬ vano i primati, ma le montagne e gli uomini che incontrava nei suoi viaggi. Umile e appassionato; Faceva venire a tutti la voglia di arrampicare, di andare a conoscere il suo mondo verticale. In una parola, Patrick era unico». Berhault per alcuni era il «professore» per U suo ruolo di istruttore dell'Ensa, la scuola nazionale francese di sci e alpinismo; per altri, quelli che inseguono i miti, era la reincarnazione di Gaston Rébuffat, l'alpinista francese che come lui era nato sul mare e come lui aveva scritto pagine memorabili dell'alpinismo. Patrick lasciava dire, si copriva il volto lungo da indiano d'America con le sue grandi mani, e rispondeva: «Sono un uomo che ha scelto di vivere in montagna perché è un ambiente che esaspera i valori umani». Era il Ferragosto del 2000 ai piedi del Monte Bianco, a conclusione della festa delle guide. Patrick era in partenza per un altro «sogno» che sarebbe cominciato in Slovenia, lungo la parete Nord del Triglav, per finire il 9 febbraio 2001 sulla piazza principale di Mentone, in Costa Azzurra, 3000 chilometri più a Ovest. Era l'anno della sua attraversata di tutto l'arco alpino lungo le «vie» che avevano segnato la storia dell'alpinismo, le più difficili. ((Amo la geografìa delle Alpi, amo la loro gente». Ieri Christian Estrosi, presidente del Consiglio del dipartimento Alpes-Maritimes, ha scritto: «Siamo orfani di Patrick Berhault. Piangiamo un uomo libero, una figura emblematica dell'alpinismo moderno». Estrosi aveva programmato di raggiungere Patrick e Philippe il 20 maggio a Saint-Moritz dove avrebbe clovuto concludersi il viaggio attraverso i 4000, cominciato a febbraio. Era conosciuto anche come il «professore» perché insegnava alla scuola nazionale francese di alpinismo

Luoghi citati: America, Courmayeur, Italia, Nizza, Slovenia