Amos Oz, un sorriso contro i fanatici di Elena Loewenthal

Amos Oz, un sorriso contro i fanatici LO SGRITTORE ISRAELIANO, ESTREMISTA PENTITO, PUBBLICA TRE LEZIONI SUL MALE OSCURO DELL'OLTRANZISMO. E TESSE L'ELOGIO DEL COMPROMESSO Amos Oz, un sorriso contro i fanatici Elena Loewenthal TRADURRE un grande scrittore significa rendersi disponibile allo stupore, che è una fra le emozioni più dif ficih da descrive re e condividere, e tuttavia si rinnova puntuale ogni volta che le parole si incontrano, partendo da due lingue diverse: e poi Contro il fanatismo, il nuovo libro di Amos Oz che Feltrinelli manda in libreria il 6 maggio (pp. 78, 6 4,50) è nella sostanza un discorso sulla possibilità di incontrarsi a dispetto delle distanze, un pacato e sapiente elogio del compromesso, cioè del trovarsi a mezza strada. Traducendo, però, si ha da diventare talmente indiscreti da non arrossire più entrando fra le pieghe di una riga, sbirciando da dietro un telo di silenzio sempre più trasparente, perché tradurre un grande scrittore significa anche e soprattutto conquistare con lui ima confidenza diversa da quella che si ha con un essere in carne e ossa, ma non meno intima, anzi. E riconoscerlo qua e là dentro i suoi libri, che lo si cerchio meno. Così, dopo aver tracciato la fisionomia di Alee Gideon, il gran¬ de e morente studioso di fanatismo protagonista della Scatola nera, lo scrittore israeliano raccoglie ora il tema in prima persona, con queste tre lezioni in forma di racconto che ha scritto in inglese e letto di fronte al pubblico, tedesco dell'Università di Tubingen, intitolate rispettivamente «Passioni oscure» (cioè lo scrivere...), «Come guarire un fanatico. L'oltranzista è un punto esclamativo ambulante» e «Israele e Palestina fra diritto e diritto». «Esperto di fanatismo comparato», si definisce Amos Oz senza sotterfugi narrativi e invece con la spontaneità di chi queste cose le ha vissute in prima persona: «Non per scherzo. Se avete per caso notizia di un'accademia o un'università in procinto di inaugurare un dipartimento di studi sul fanatismo comparato, faccio subito domanda. In veste di ex gerosohmitano, di fanatico redento, mi sento pienamente qualificato per quel posto». Fuor d'ogni rigore accademico ma con intensa laconicità, Amos Oz scrive che il fanatico è «un punto esclamativo ambulante», ma anche un inguaribile altruista, talmente altruista da voler modificare l'imperfezione del mondo a tutti i costi. Anche a costo della vita propria e altrui. «Ritengo che l'essenza del fanatismo stia nel desiderio di costringere gli altri a cambiare. Quell'inclinazione comune a rendere migliore il tuo vicino, educare il tuo . coniuge, programmare tuo figlio, raddrizzare tuo fratello, piuttosto che lasciarli vivere. Il fanatico è la creatura più disinteressata che ci sia», ansiosa di salvare il prossimo a misura dei propri ideali. E nel caso in cui si dimostri particolarmente recalcitrante, eliminarlo dalla scena per incompatibilità. . Amos Oz offre in queste pagine una sottile anatomia del fanatismo. Descrive per astrazione poetica ma anche, e in piena sincerità, per conoscenza di causa. Del suo passato di giovane oltranzista mal disposto a riconoscere le ragioni e financo l'esistenza dell'altro, parla con la stessa lucidità sofferta che anima Una storia di amore e di tenebra. E anche il presente politico in cui vive è fin troppo generoso di spunti, per quella disciplina del fanatismo cercata dallo scrittore, aspirante catte¬ dratico. Se non che la sua vocazione di poeta e non di compilatore d'apparati critici si rivela proprio nel non limitarsi a una fenomenologia dell'oltranzismo. La speranza, si sa, è più materia di sogni che di note a margine, benché a volte anche i sogni abbiano i piedi per terra e una buona dose di ragionevolezza. Pertanto, dopo ima dettaghata sintomatologia del fanatismo, Amos Oz passa alla cura. Ardua, dolorosa, financo improbabile: un affare più da poeta che da dottore. Nessun uomo è un'isola, ha scritto John Donne: siamo tutti penisole, glossa AmozOz con inconsueto rigore di sillogismo. Se la sua è una conclusione, il termine medio del procedimento è il contenuto stesso di questo libro. La terapia per contrastare il fanatismo, racconta, esige immaginazione e spirito. Senso dell' umorismo e disponibilità: «la capacità di esistere nel contesto di situazioni aperte: scrivere un romanzo, ad esempio, implica insieme ad altri oneri anche quello di svegharsi ogni mattina, bere una tazza di caffè e iniziare a immaginare l'altro. E se fossi lei, se fossi lui. Nel mio ambiente, nella mia storia personale e familiare. Non posso fare a meno di pensare, e molto spesso, al fatto che sarebbe bastata una minima variante nei miei geni e nelle circostanze... sarei potuto essere un ebreo della Cisgiordania, un estremista ultraortodosso... chiunque altro». Ammettere l'esistenza dell'altro, e financo provare a infilarsi nei suoi panni. Ma anche sapere stemperare l'ari- dita delle cose in un sorriso, in primo luogo su se stessi. Tutto questo si riassume in un termine che è il nodo centrale del libro, il cui titolo, come in un'equazione dall'incognita taciuta sì ma necessaria, racchiude impheitamente accanto a «contro il fanatismo» un «elogio del compromesso»; «Sono un gran fautore del compromesso. So che questa parola gode di una pessima reputazione nei circoli idealistici d'Europa... è considerato come ima mancanza di integrità, di dirittura morale, di consistenza, di onestà. Non nel mio vocabolario. Nel mio mondo, la parola compromesso è sinonimo di vita. E dove c'è vita ci sono compromessi. Il contrario di compromesso non è integrità e nemmeno idealismo e nemmeno determinazione o devozione. Il contrario di compromesso è fanatismo, morte». Ammettere la mutevolezza delle situazioni, riconoscere la propria fallibilità oltre che quella altrui, disporsi a compiere qualche passo in una direzione malaugurata ma inevitabile; il corredo del compromesso è un coraggio non violento, una convinzione che non pretende di diventare contagiosa. Amos Oz racconta tutto questo con uno slancio poetico intriso di esperienza vissuta e vivente, senza offrire ricette morali a buon prezzo. Niente cure d'urto, con connessi rischi di rigetto. E un sacrosanto rispetto per il tempo che passa, improbabile compagno di sorte delle speranze più recondite. elena.loewenthal@lastampa.it Amos Oz è nato nel 1939 a Gerusalemme Il suo libro Contro il fanatismo, che raccoglie tre lezioni in forma di racconto lette all'Università diTùbingen, uscirà il 6 maggio da Feltrinelli nella traduzione di Elena Loewenthal

Luoghi citati: Cisgiordania, Europa, Gerusalemme, Israele