Presidio della Fiom a Mirafiori «Riaprire un tavolo nazionale» di Grazia Longo
Presidio della Fiom a Mirafiori «Riaprire un tavolo nazionale» ANCHE COSSUTTA Al CANCELLI CON I LAVORATORI Presidio della Fiom a Mirafiori «Riaprire un tavolo nazionale» Grazia Longo No all'intervento della pobzia a Melfi, sì a un tavolo nazionale sul futuro dell'auto e della Fiat. Davanti ai cancelli di Mirafiori, ieri, l'adesione allo sciopero generale proclamato dalla Fiom ha raggiunto il 60 per cento secondo il sindacato, appena il 4,9 per cento per la Fiat. Le percentuali si riferiscono ai circa 550 lavoratori addetti alle linee della Tbesis e dell'Alfa 166, gb unici presenti in fabbrica poiché tutti gb altri sono stati messi in libertà da mercoledì sera per il mancato arrivo dei componenti da Melfi. Accanto alle bandiere della Cgil, anche quelle dei Comunisti italiani, presente anche il loro presidente, Armando Cossuta. «Sono qui per manifestare con sdegno la protesta per l'azione della pobzia a Melfi dichiara -. Le forme di lotta possono essere criticate, non condivise, ma sono i lavoratori che le decidono, non può essere la polizia a dettare i modi in cui si difendono i diritti». Più in generale Cossutta ritiene «doveroso da parte della Fiat potenziare la ricerca e migborare l'attività dirigenziale: solo così si potrà far fronte alla crisi». Secondo il segretario della Fiom, Giorgio Airaudo «i lavoratori metalmeccanici di Torino si sono sentiti tutti operai di Melfi. Fondamentale riaprire con la Fiat un tavolo nazionale sul futuro dell'auto e degb stabibmenti italiani». Diversa la lettura degb industriab. Il Presidente dell'Amma (Associazione metallurgici meccanici affini) Alberto Peyrani, insiste sulla «scarsa adesione allo sciopero della Fiom. Le maestranze delle aziende torinesi, in gran parte anche quelle aderenti alla Fiom, stanno dimostrando tutto il loro senso di responsabibtà in un momento molto delicato per il nostro settore metalmeccanico ed in particolare per il comparto automobilistico che sta producendo i massimi sforzi per superare la grave crisi che l'ha colpito».
Persone citate: Alberto Peyrani, Cossutta, Giorgio Airaudo
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