Gli operai restano diffidenti
Gli operai restano diffidenti Gli operai restano diffidenti Nuova assemblea alla Sata per decidere ROMA Molte migliaia i lavoratori che ieri hanno partecipato al corteo organizzato a Melfi in concomitanza con lo sciopero generale indetto dalla Fiom. Almeno ventimila, quasi il doppio di quanti ne erano stati contati sabato scorso, dicono al sindacato; soltanto tremila secondo la Questura di Potenza. In ogni caso, una manifestazione decisamente grande e combattiva, che si è conclusa - simbolicamente - davanti a un palco costruito proprio nel punto in cui lunedì si erano registrati gli scontri con le forze deh'ordine e le cariche della Polizia. Difficile il compito del segretario della Fiom Gianni Rinaldini, alle prese con una base diversa da quelle più tradizionalmente organizzate dal sindacato dei metalmeccanici. Una base meno sindacalizzata, e assai radicalizzata dai molti giorni di dura protesta avviata per spingere la Fiat a offrire miglioramenti deUe condizioni di lavoro e di salario a lavoratori molto produttivi ed «efficienti», peggio trattati rispetto ai colleghi del resto del Gruppo Fiat, e ormai fondamentali per l'intera produzione dell'auto. Già dalla giornata di martedì il percorso di «disgelo» e di apertura del negoziato era stato delineato, dopo l'intervento dei segretari generali di Cgil-Cisl-Uil, ma tra i dirigenti Fiom c'era anche qualche preoccupazione sulla possibilità di «spiegare» le prossime mosse ai lavoratori, e soprattutto di farle condividere. A cominciare dalla necessità di rimuovere i blocchi ai cancelli, come peraltro imposto alla Fiom anche dalle nuove sette ordinanze firmate dal giudice. Quattro sono ipunti del «patto» tra Rinaldini e gh operai di Melfi: il negoziato senza pregiudiziali, un ruolo decisivo delle Rsu nella trattativa, un meccanismo che impedisca accordi separati, e nessun provvedimento disciplinare ai lavoratori in lotta. «Elemento decisivo - ha detto il leader Fiom deve essere il rapporto costante tra il negoziato e i lavoratori, che devono essere costantemente informati degli sviluppi della trattativa e, inoltre, nessuna intesa deve essere firmata senza l'approvazione con un referendum tra i lavoratori. Se ci sono queste quattro condizioni, si apre una fase nuova con rapporti di forza diversi. Dobbiamo capitalizzare questo risultato con un livello di forza diverso rispetto al passato e domani, in presenza non di una richiesta di negoziato, ma di un'apertura della trattativa in assemblea, dobbiamo decidere forme di lotta diverse». Tuttavia, a sentire gh umori al termine di un incontro tra la segreteria nazionale della Fiom e i delegati della Fiat e delle aziende dell'indotto, qualche incertezza c'era: molti delegati diffidano dell'azienda e preferirebbero sospendere le manifestazioni soltanto ad accordo raggiunto. Cosa però impossibile senza far franare l'intero edificio faticosamente costruito. Altri insistono sull'esigenza che il negoziato si faccia a Melfi, e con la partecipazione di una delegazione di fabbrica: condizioni che però sono state respinte dall'azienda. E bisognerà vedere che posizione prenderanno le altre organizzazioni sindacali che hanno sostenuto lo sciopero ad oltranza, ovvero Slai-Cobas, Failms-Cisal e Ugl locale. Dopo l'incontro di ieri sera a Roma, tutto si deciderà oggi, in una maxiassemblea alle nove di mattina davanti al cancello B dello stabilimento Sata, in cui come annunciato - i dirigenti della Fiom proporranno ai lavoratori la «sospensione dei presidi», ovvero dei blocchi, e l'inizio della trattativa su salario e condizioni di lavoro. Intanto, ieri alle 22.00 nessuno si è presentato nell'area industriale di Melfi per l'inizio del turno della notte, undicesima notte dall'inizio della protesta. [r. gi.)
Persone citate: Gianni Rinaldini, Rinaldini
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