Giallo sul tesoro dell'ex imam di Carmagnola di Massimo Numa

Giallo sul tesoro dell'ex imam di Carmagnola OLTRE DUE MILIONI E MEZZO DI DOLLARI SAREBBERO ENTRATI IN ITALIA ATTRAVERSO BANCHE SVIZZERE E ARABE Giallo sul tesoro dell'ex imam di Carmagnola Caccia ai soldi inviati da una fondazione islamica Giuseppe Legato Massimo Numa Il mistero dell'Imam di Cannagnola, Abdel Qader Fall Mamour, espulso dall'Italia per i suoi presunti legami con i terroristi islamici, fa registrare un nuovo capitolo. Quello dei fondi segreti, destinati alla costruzione di una cittadella islamica e «congelati» su ordine del governo, in applicazione delle normative Onu. Su questa somma, due milioni e 580 mila dollari, si favoleggiava da tempo. Ma, come in tutte le vicende in cui Fall Mamour è protagonista, bisogna procedere con la massima cautela. Il suo avvocato, Nicola Canestrini, studio legale a Rovereto, non conferma e non smentisce: «Ho sentito parlare di quei fondi ma, nella documentazione del ministero relativa alle cause dell'espulsione, che ho fatto sbloccare dal Tar dopo i ripetuti e incomprensibili "no" del Viminale di poter consultare le carte, non c'è traccia. Anzi, è stata un po' ima sorpresa, perchè nella busta arrivata da Roma c'erano solo ritagli di giornale e poco più». Mancava appunto, per completare il mosaico, la questione dei fondi. In base alle normativa Onu che impone il sequestro dei fondi sospetti, in Italia risultano 84 conti congelati, di cui 47 conti bancari, 33 polizze assicurative e 4 fondi comuni di investimento, appartenenti a 88 soggetti o enti. Tra questi (le indagini delle procure antiterrorismo sono ancora in corso) potrebbe esserci il custode italiano del «tesoro» dell'ex Imam. Gh inquirenti stanno cercando di ricostruire una serie di complessi movimenti bancari avvenuti nei primi di gennaio del 2003. La fondazione islamica ((Al Haman» di Zurigo (sede principale a Riad, a Moscat, nel Dubai, e Ginevra) avrebbe fatto un bonifico di un milione 280 mila dollari su un conto del Banco di Roma, registrato in un'agenzia di Milano. Titolare, un imprenditore italiano che gestisce, con un gruppo di soci arabi, una serie di hotel. Pochi giorni dopo, sempre da ((Al Haman», sarebbe partita la seconda franche del finanziamento (un milione 300 mila dollari) destinati all'acquisto dei terreni di Carmagnola. Le transazioni - aveva al proposito confermato Mamour - sarebbero avvenute tra la «Dubai Islamic Bank», collegata a sua volta alla sede di Chiasso della «Amro Bank» (la prima franche) e con la «Bank Sarasin», a Sangallo, per la seconda. Una volta in possesso della documentazione necessaria, lo stesso Mamour e l'imprenditore italiano che si sarebbe prestato a fare da terminale all'intera operazione per non destare sospetti nelle autorità italiane, si sarebbe presentato nella sede dell'agenzia del Banco di Roma, in pieno centro. I responsabili della banca presero tempo e lo riconvocarono il giorno dopo. Per comunicare, a lui e al suo socio, che i fondi, inseriti nella lista nera, erano stati «per il momento congelati, perchè erano in corso accertamenti». In realtà il conto era già sotto sequestro. La versione di Mamour, sempre più inquietante con le sue cupe profezie sul destino dell'Europa e dell'Italia, rende in modo ancora più evidente le ragioni che hanno motivato l'espulsione. Erano due i punti chiave del provvedimento, che - almeno ufficialmente - non è mai stato oggetto di un ricorso. Intanto, i ripetuti viaggi «d'affari» in Bosnia, ai tempi del conflitto serbo, che Mamour avrebbe compiuto in qualità di consulente di una finanziaria legata alla Rete. Prima ancora, Mamour si era pre¬ sentato, alla fine degh Anni '90, davanti al sindaco di Carmagnola per illustrare i progetti della cittadella islamica (avrebbe dovuto essere realizzata in terreni acquistati con i fondi di alcune fondazioni islamiche) in compagnia nientemeno che di un cognato di Osama bin Laden, morto pochi mesi dopo in un incidente d'auto in Belgio. Infine, l'ultimo atto, il sequestro da parte della Digos, nella sua casa di Carmagnola, di un cd-rom che conteneva ima ripresa video inedita dello «sceicco del terrore». Quel video, mai diffuso, gh era stato davvero consegnato, a Londra, da uno degh esponenti più vicini alla Rete in Europa, cioè quel Muhammar El Bakri, uno dei portavoce di Al Qaeda. A Londra, Mamour era andante nell'estate del 2003, in compagnia di un imprenditore italiano, di Riva di Chieri, a caccia di commesse (stampare periodici) nel mondo variegato dell'estremismo islamico. La somma doveva servire a finanziare la costruzione di una grande moschea Nei conti sotto sequestro non figura il nome di Mamour: si cerca un suo prestanome hìì^s^ L'imam di Carmagnola, Abdel Qader Fall Mamour