Pellegrino per caso e per magia

Pellegrino per caso e per magia Pellegrino per caso e per magia Il buthanese Norbu firma una storia che ha nel viaggio la fonte di saggezza NEL 1993 il giovane monaco Dwongsar Jamyang Rinpoche, reincarnazione (così si dice) del santo lama Jamyang Khentse Wangpoh vissuto nel XDC secolo, fece da assistente a Bernardo Bertolucci sul set di «Il piccolo Buddha». Affascinato da tale esperienza, qualche anno dopo Rinpoche, sotto il nome d'arte di Khyentse Norbu, debuttò nella regia con una pellicola, la prima di produzione buthanese, intitolata «La coppa - The Cup» (1999) che, raccontando della passione per il calcio di alami seminaristi nella cornice di un austero monastero indiano, conquistò vari premi internazionali e uscì nella sale di mezzo mondo, Italia inclusa. Presentato allo scorso festival di Venezia, il secondo film di Norbu «Maghi e viaggiatori» tocca un argomento meno popolar-populistico, ma ruota di nuovo intomo al tema del problematico rapporto fra cultura occidentale e orientale e trasmette con la stessa fresca immediatezza le sue pillole di antica saggezza. Da meno di un mese impiegato in un villaggio, lo scalpitante Dondup è inquieto e annoiato: gli mancano la vita di città, i cinema, i ristoranti e soprattutto voirebbe andare in America. Quando un amico già trasferito laggiù gli scrive promettendogli di aiutarlo a ottenere un visto, Dondup si affretta a fare la valigia ma perde la corriera che dovrebbe condurlo a Thimpu, la piccola capitale del Buthan dove si trova l'aereoporto. La qual cosa, in quel luogo sperduto fra montagne altissime e boschi secolari, significa un tempo di attesa di almeno due giorni; e a fare l'autostop non si guadagna granché perché i veicoli sono pochi e lenti. Morale, Dondup è forzato a unirsi ad altri pellegrini che sono un vecchio venditore di mele, un anziano padre con una deliziosa figlia e un monaco cordiale e comunicativo, il quale intrattiene i compagni di viaggio con una storia che, maliziosamente, contiene una lezione di vita per Dondup. Narra infatti di un giovane apprendista mago che, proprio come lui, insoddisfatto e deciso ad andarsene, si ritrova in un remoto casolare e viene coinvolto in un triangolo amoroso simile a «B postino suona sempre due volte». Pur girato poveristicamente (ma il produttore esecutivo è Jeremny Thomas), questo inusuale film «on the road» ha l'attrattiva dei maestosi paesaggi del Buthan che attraversa; di un ben assortito, convincente cast di non attori e di una filosofia religiosa all'insegna della tolleranza e dell'empatia che in quest'epoca di fanatismi fa bene al cuore e alla mente. [a. le.] MAGHI E VIAGGIATORI Di Khyentse Norbu Con Tshewang Dendup, Lhakpa Dorji, Sonam Kinga Buthan/G.B, 2003 TORINO, cinema Romano MILANO, Colosseo ROMA Mignon, Eurcine, Intrastevere

Luoghi citati: America, Italia, Milano, Roma, Torino, Venezia