Il caporalato nelle corsìe degli ospedali

Il caporalato nelle corsìe degli ospedali LA PROCURA DELLA REPUBBLICA HA APERTO UN'INCHIESTA DOPO LA DENUNCIA DELL'IPASVI, L'ASSOCIAZIONE DI CATEGORIA Il caporalato nelle corsìe degli ospedali Così si sfruttano infermieri e badanti extracomunitari Alberto Galno Nelle pieghe del sempre più flessibile mercato del lavoro e delle società interinali che lo gestiscono si è annidato un fenomeno da codice penale e su cui la Procura della Repubblica ha aperto un'inchiesta: il caporalato di infermieri e badanti extracomunitari. La denuncia presentata alla magistratura dal Collegio degli infermieri professionali e delle vigilatrici d'infanzia di Torino (Ipasvi, 11 mila iscritti) è circostanziata e viene confermata da un sindacalista Cisl/ Mohamed Kiwar: «Vi sono pssudo agenzie, in genere ex cooperativaasooietà che gestivano case di riposo e che da tempo hanno fiutato l'affare: fornire personale sanitario in "affitto" a Asl e cliniche private. Vanno cercarlo all'estero, m particolare in Romania, anche perché la fisionomia latina sta diventando un capitale da sfruttare rispetto a quella di immigrati africani o sudamericani. Portano in Italia questi lavoratori come dipendenti di società romene (costituite appositamente presso ufficetti di Bucarest) per sfuggire alle quote previste dalla legge Bossi-Fini. Nel frattempo hanno fatto firmare loro contratti capestro. Una volta qui, li spostano spesso da una città all'altra e U mettono a dormire in loro alloggi, 3-4 per stanza, facendo pagare l'affitto del letto. L'obiettivo vero è di controllarne la vita quotidiana». Michele Piccoli è il presidente dell'Ipasvi torinese e l'avvocato Dario Gamba il professionista che tutela gli interessi dell'istituzione inferm eristica; «In città lavorano ormai parecchie centinaia, se non un migliaio, di questi infermieri i cui datori di lavoro collocano tanto presso case di cura private quanto in ospedali pubblici, fra cui il più grande, le Molinette. Le agenzie che li reclutano prevalentemente a Bucarest, ma anche in altri paesi dell'Est (Ucraina, Moldavia) e in parte pure a lima, in Perù, fanno spesso firmare loro contratti del settore commerciale e clausole vessatorie che prevedono la restituzione di 5-6 mila euro per imprecisati oneri sostenuti. Una goccia, comunque, rispetto al vero business: l'intermediazione che trattengono sulle paghe orarie contrattate con amministratori pubblici e privati». Ancora Piccoh: «Sappiamo che queste agenzie ottengono in po¬ chi giorni, presso il ministero competente, il certificato di equipollenza al titolo professionale conseguito nei paesi di origine, mentre il singolo immigrato rischia di attendere mesi, Una parte dei reclutati ha sicuramente svolto l'attività infermieristica in patria e, come prevede la legge, si presenta all'Ipasvi per ottenere il riconoscimento delle competenze professionah e linguistiche. Se nel 2000 avevamo 3-4 casi al mese, in quest'ultimo trimestre abbiamo esaminato a Torino 120 candidati stranieri. Ma sono solo la punta dell'iceberg. Ci risulta che grandi ospedali pubblici "affittmo" da certe agenzie personale con diverse mansioni, solo in parte munito di documentazione professionale riconosciuta. E non a caso destinato a reparti con i soggetti socialmente più deboli fra i degenti: psichiatria, residenze sanitarie per anziani non autosufficienti, medicine generah, rianimazioni (dove i pazienti non possono eccepire sugli standard professionah)». Perché questo fenomeno attecchisce nel settore pubblico su cui dovrebbero essere maggiori i controlli da parte della Regione? «In Italia vi sono più medici che infermieri. C'è bisogno di personale infermieristico, ma qualificato. In secondo luogo, il costo: la tariffa oraria di un infermiere professionale è di 23,60 euro onnicomprensiva di tutti gh oneri sociah. Vi sono Asl che preferiscono rivolgersi a queste pseudo agenzie interinali perché contrattano con loro tariffe da 15-20 euro al massimo. Poi si ritrovano spesso a disposizione personale tutt'altro che specializzato». L'avvocato Gamba; «Tant'è che nel nostro esposto-denuncia abbiamo configurato i reati di truffa ai danni di enti pubblici e di esercizio abusivo della professione infermieristica». Le pseudo agenzie trattengono la metà di quei 15-20 euro. Ma pure i documenti dei «dipendenti». Anche quelli di identificazione personale. I permessi di soggiorno sono in regola (ottenuti facilmente sino a 24 mesi con contratti per stage). Resta il fatto che in città circolano centinaia di ombre senza diritti e nella condizione di essere continuamente ricattabili. In pochi, sinora, si sono ribellati ed emancipati da questa moderna forma di schiavitù. Alcune infermiere romene che hanno trovato la forza di far saltare l'intermediazione, facendosi assumere dalle case di cura che ne hanno apprezzato la serietà e le capacità professionah. E un piccolo gruppo di lavoratori peruviani: il console del loro paese a Torino, Luis Galindo Galecio, ha segnalato anche aU'Ipasvi le denunce ricevute da connazionah per (d maltrattamenti subiti». Un nuovo scenario per la magistratura. In città vivono circa un migliaio di queste persone fatte arrivare dai Paesi dell'Est o dal Perù sfruttando le pieghe della Bossi-Fini Firmano contratti capestro con società estere che ottengono in pochi giorni i documenti necessari per lavorare Sarebbero un miglialo le Infermiere e le badanti fatte arrivare in città da associazioni che poi le sfruttano

Persone citate: Alberto Galno, Dario Gamba, Fini Firmano, Gamba, Luis Galindo Galecio, Michele Piccoli, Mohamed Kiwar