Modernità del passato per Ruzicka e il colossale monumento di Haydn

Modernità del passato per Ruzicka e il colossale monumento di Haydn AL LINGOTTO IL CONCERTO RAI DIRETTO DA GERO ALBRECHT Modernità del passato per Ruzicka e il colossale monumento di Haydn Paolo Gallarati Due pezzi sinfonici, incastrati l'uno nell'altro, si sono ascoltati nel concerto Rai all'Auditorium del Lingotto. Goal ha voluto il direttore Gerd Albrecht che,'subito dopo il breve preludio strumentale dell'oratorio di Haydn «Le sette parole di Cristo sulla Croce», ha attaccato le «Metamorfosi sopra un campo sonoro di Joseph Haydn» di Peter Ruzicka, compositore tedesco e direttore artistico del Festival di Salisburgo. Sua specialità è quella di ispirarsi ai capolavori del passato per metterne in evidenza la modernità: nel caso delle «sette parole» di Haydn ciò che la colpito è il timbro diafano, cinereo di quella musica funebre che viene dilatato nelle «Metamorfo- si» attraverso un suono pàllido, spettrale, ottenuto con gli armonici degù arabi, mentre lontani squilli di tromba sembrano presenze fantomatiche, ombre venute da chissà dove. Un pezzo suggestivo che conferma, però, la scappatoia imboccata sovente dalla musica contemporanea «debole», di cui le stagioni Rai negli ultimi «^"ì ci hanno fornito fin troppi esempi: non avendo grandi messaggi da comunicare, si punta su di una gradevole suggestione atmosferica che in questo pezzo sfuma nell'aria con la stessa fragilità dì una bolla di sapone. Dopo l'elegante e leggerissimo pezzo di Ruzicka, l'oratorio di Haydn fa lafigura di un colossale monumento. Fa piacere ascoltarlo almeno una volta e paragonarlo alle precedenti versioni strumentali: sette meravigliosi adagi, più una introduzione e un «terremoto», composti da Haydn per commentare la funzione del Venerdì Santo nella cattedrale di Cadice. Bisogna dire che la versione per coro è assai meno poetica di quella per orchestra o per quartetto d'arti: ciò che là era intimamente suggerito dal fortissimo potere evocatore della musica strumentale senza significato preciso, viene qui esplicitato dalle parole, il che trasforma quella meditazione, straordinariamente intensa e riservata, in un atto liturgico a grande spettacolo, sciupandone la suggestione. Il direttore Gerd Albrecht ha guidato l'orchestra e il coro «Ruggero Maghini», ben istruito da Claudio Chiavazza, con lo scrupolo di un probo maestro di cappella.

Luoghi citati: Salisburgo