«Fu dura, ne valeva la pena»

«Fu dura, ne valeva la pena» COMBATTENTE. CATTURATO, DEPORTATO: A 80 ANNI RICORDA I GIORNI DELLA LOTTA PER LA LIBERTA «Fu dura, ne valeva la pena» 1125 aprile del partigiano Felice Malgaroli Marina Cassi E' totalmente privo di retorica il partigiano garibaldino Felice Malgaroli dna oggi, a quasi ottant'anni, gira lo sguardo indietro e vede il ragazzo di vent'anni che era nell'autunno del '43. Allora un giovane non poteva evitare di sceghere: o si stava con i fascisti e i nazisti o si combatteva contro. Si interroga se è valsa la pena di fare quella scelta e si risponde con assoluta onestà: «Sì, fare la Resistenza è stato giusto, l'Italia è cambiata, e ne è valsa la pena. Poteva valere la pena anche di morire e si sapeva che sarebbe potuto accadere. Ma quello che è insopportabile ancora adesso è di essere finito a Mauthausen». Malgaroli non è solo un partigiano è anche il deportato 115577, rinchiuso nel sottocampo di Mauthausen chiamato Gusen 2. Nella vallata del Montoso quella del 12 dicembre '44 era una gelida notte di nebbia, silenziosa e ovattata tranne per qualche prolungato e insolito abbiare di cani. Felice e sei compagni partigiani di ronda finiscono dritti in una imboscata dei tedeschi. «Cinque li fucilano senza neanche chiederai il nome. Io e un altro veniamo tenuti come ostaggi». E' l'inizio del viaggio verso l'annullamento. Già il mattino dopo vengono sbattuti contro il muro della fabbrica Nobel di ÀvigUana. «Minacciano i lavoratori in sciopero di ammazzarci e quelli ovviamente tornano dentro». Quindi viene portato a Torino all'albergo Nazionale dove fascisti e tedeschi torturano i resistenti. Ironizza: «Mi mollano un ceffone subito appena dico di essere un partigiano. Replicano furiosi che sono un bandito. Tutta questione, ieri come oggi, di punti di vista». A fine dicembre arriva a Mauthausen. Mesi terribili con gh amici che muoiono, il freddo, la fame, i lavori forzati, lo svanire della speranza. Ricorda: «Persino la mia Liberazione non è la stessa degli altri torinesi. Per me è il 5 maggio quando arrivano gli americani. Il 25 aprile ero ancora nel lager e vedevo la vita scivolare via». In montagna nelle formazioni al comando di Barbato e Petralia Malgaroli era approdato non subito dopo l'S Settembre. Prima si era infrattato da parenti negli alpeggi, poierasceso in città dove era stato arrestato dai repubblichini. Non la mette giù pesante: «Ero già stato di leva e quando mi acciuffano per strada in realtà non fanno altro che reintegrarmi nel Genio. Non dovevo combattere contro gli Alleati né contro i partigiani, riparavamo le ferrovie. Ma dopo tre mesi diserto». E' in quel momento che il ragazzo di vent'anni e tre mesi prende una decisione che condizionerà tutta la sua vita. «Con i fascisti che erano proprio servi dei tedeschi non ci volevo stare più. Mio cugino era già in montagna e un operaio della Hat mi accompagnano a Pinerolo da dove raggiungo la Brigata. Potevo disertare e nascondermi in città, ma andare in montagna onnai era la cosa che si faceva, era la cosa che facevano tutti». Nelle vallate per qualche mese fa ronde antinfiltramento, partecipa a alcune azioni. Fino al 28 settembre del '44 quando con la sua Brigata viene coinvolto in una vera battaglia. Oltre mille fascisti e tedeschi rastrellano la zona, i partigiani resistono per un giorno, poi le munizioni finiscono e i ragazzi ripiegano «in modo ben organizzato». Ma nelle montagne accanto, in Val Pellice, i combattimenti sono più duri e il cugino Luciano viene am¬ mazzato. Poi dopo un paio di mesi la cattura e il lager. Sono sessant'anni che nelle notti di Malgaroli, subdoli e angoscianti, si infilano i sogni, sempre gli stessi: le anni che si inceppano, la fame, l'essere in babà di altri, lo smarrire il controllo delle situazioni. Ma adesso, nello studio pieno di libri della sua casa, dopo una vita intera, il partigiano Felice domina l'emozione e i ricordi e in cinque parole sintetizza il senso di una esistenza: «Ho fatto la cosa giusta». j | In questa immagine inedita del 6 maggio '45, la sfilata col cartello dell'80a Brigata Garibaldi [foto Archivio Chiambaretta]

Persone citate: Barbato, Chiambaretta, Felice Malgaroli, Malgaroli, Marina Cassi, Petralia Malgaroli

Luoghi citati: Italia, Pinerolo, Torino