Il triangolo amoroso si fa in 4 con Molière di Osvaldo Guerrieri

Il triangolo amoroso si fa in 4 con Molière SPETTACOLO CON LA BRILLANTE REGIA DELLA CONTI Il triangolo amoroso si fa in 4 con Molière Osvaldo Guerrieri inviato a IVREA Dopo averla vista in scena al teatro Giacosa, si può capire perché la commedia «Dispetto d'amore» non sia mai stata rappresentata in Italia, salvo il fuggevole studio proposto nel 1985 al Piccolo di Milano da Christian Rist. I motivi sono almeno due. Il primo: la fortuna (o la riscoperta) di Molière nel nostro paese è relativamente recente. Il secondo: registi e attori avevano ben altri titoli da cui pescare. Il che ci dice implìcitamente che «Dispetto d'amore» è tutto, tranne che un capolavoro. È una commedia giovanile (andò in scena la prima volta nel 1656), è macchinosa nello sviluppo, si fonda su psicologie molto elementari. Però.,, La traduzione di Roberto Alonge e di Monica Conti, Monica Conti autrice anche dell'allestimento, d pone dinanzi a un testo che, fra i tanti limiti, reca nettissime le zampate del leone: scene (almeno un paio che possono valere la commedia e, mescolando comicità e malinconia, aprono un largo squarcio sulla grandezza del commediografo futuro. Molière ci racconta un finto triangolo amoroso. Finto perché le parti in causa sono in realtà quattro. Abbiamo Lucilie innamorata di Eraste. Fra i due s'insinua Valére die, sbeffeggiando la passione di Eraste, gli confessa di essere in realtà lui l'Uomo di cui è innamorata Lucilie, come dimostra la promessa di nozze scambiata in un incontro notturno. Valére crede di dire la verità. In realtà, di notte, lui non incontra Lucilie ma Dorotée, che vive con abiti e nome maschili nella stessa casa di Lucilie, fingendosi suo fratello per questioni di eredità. L'equivoco percorre tutti i cinque atti della commedia svelando, nel suo incedere ondoso, la natura dei personaggi in cui ' s'imhatte: il cinismo dei padri, la doppiezza ciarliera dei servi, la perfidia delle donne, la fragilità degli innamorati. Alla fine l'intrigo d sdoglie, disdpa i misteri, ' stabilisce il nuovo gioco delle parti, si placa nell'ordine sodale e sentimentale. La fatica maggiore diMonica Contièconsistita probabilmente nella ricerca della credibilità teatrale. Ricorrendo a uno spazio neutro disegnato di volta in volta dallo slittamento orizzontale delle quinte (scene di Domenico Franchi), ha proiettato l'azione intorno agli Anni 40-50 del Novecento, con le signore in comodi tailleur, in cappotti con colletto di pellicda e cappellini trafitti dagli spilloni, mentre gli uomini, a qualunque dasse appartengano, indossano abiti grigi, magari con l'aggiunta (per i servi) di una bombetta. Con questi strumenti ha condotto un gioco di relazioni quad astratto, cercando di attutire lo stridore della macchinosità molieriana e dirigendo un gruppo di attori ben amalgamato, pur nella disuguaglianza della resa. Maria Ariis è Lucilie; Francesco Migliacdo, Eraste; Umberto Petranca, Valére; Dijana Pavlovic, Dorotée, Per solidità di mezzi d segnalano Luigi Mezzanotte (il padre), Oreste Valente e Antonio Merone (i servi), Puhblico folto e attento. Monica Conti

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