No dei greci, resiste il Muro di Cipro di Aldo Rizzo
No dei greci, resiste il Muro di Cipro DOPO IL REFERENDUM SI APRE UNA ANOMALIA SENZA PRECEDENTI NELLA STORIA COMUNITARIA No dei greci, resiste il Muro di Cipro Uno schiaffo per Uè e Annan, solo mezza isola nell'Unione analisi Aldo Rizzo COME purtroppo era largamente previsto, date le posizioni della vigilia, la comunità greco-cipriota ha respinto a larga maggioranza (75 per cento) il referendum proposto dall' Onu sulla riunificazione dell' isola. Ha detto invece sì, con una percentuale attorno al 65, la comunità turca, circa 200 mila abitanti su un totale di 800 mila. Vale il no greco e quindi, sabato 1" maggio, la parte Nord di Cipro non entrerà a far parte dell'Unione europea. Un'anomalia senza precedenti nella storia comunitaria, a parte il caso delle due Germanie fino alla caduta del Muro, che però era profondamente diverso, in un contesto storico globale di tutt'altro genere. C'era un Muro, in piccolo, anche a Cipro e si sperava che anch'esso finalmente crollasse. Il segretario generale delle Nazioni Unite aveva messo tutto il suo impegno, anche per dare un successo all'Organizzazione, che ne ha un evidente bisogno. Kofi Annan aveva avuto il sostegno netto degli Stati Uniti e dell'Ue, Colin Powell e Javier Solana avevano quasi scongiurato i greco-ciprioti di non dire no al referendum. Sarebbe stato un segnale di pace (greci e turchi, cristiani e musulmani) in un Mediterraneo sulle cui coste mediorientali si vive una tragedia pobtica e umana. Era sceso in campo persino il vecchio ex presidente della Repubbhca di Cipro, il greco Glafcos Clerides, protagonista per tanti anni col turco Rauf Denktash dello scontro etnico-politico, per esortare i suoi connazionali a dire sì. Ma tutto questo non ha smosso l'attuale presidente, Tassos Papadopulos (un nome, fra l'altro, che involontariamente suscita un brutto ricordo, quello del colonnello che instaurò la dittatura militare a Atene nel lontano 1967). Papadopulos e il suo governo, usciti dalle elezioni del febbraio 2003, hanno rifiutato il piano dell'Onu durante un lungo negoziato e, quando Kofi Annan ha deciso di sottoporlo comunque al giudizio delle due comunità, han¬ no fatto una tenace, ostinata campagnaper il no. A proposito della dittatura militare di quell'altro Papadopulos, si tratta appunto di un episodio storico ormai remoto (la Grecia democratica è dal 1981 in Europa e ora anche nella zona dell'euro), ma è ad esso che bisogna risalire per capire l'attuale situazione di Cipro. Nel 1974, giusto trent' anni fa, il regime militare, ormai alle corde, tentò un colpo grosso, per riacquistare popolarità, organizzò un golpe nell'isola per far fuori il suo leader storico, l'arcivescovo Makarios, fautore dell'indipendenza dello Stato bietnico, e annettere senz'altro Cipro tutta intera alla Grecia. Fu allora che la Turchia inviò le sue truppe, occupando la parte settentrionale dell'isola e dando vita a una distinta Repubblica del Nord. Che non è stata mai riconosciuta da altri che Ankara, mentre i greco-ciprioti hanno mantenuto il marchio, per così dire, della Repubbhca «ufficiale». Quella che ora sta per entrare, con altri nove Stati, neU'Ue. Pulizia etnica, trasferimenti forzosi o volontari di greci dal Sud al Nord, il «top» di un'ostilità reciproca che durava da quando, nel 1960, l'ex colonia britannica si trasformò in uno Stato a sé. Ma anche interventi dell'Onu, e degli Usa, tentativi a ripetizione di trovare un accordo. E a lungo furono i turchi, di Cipro e di Ankara, a fare la parte dei duri. La spartizione sembrava ormai un fatto compiuto, ma, col proporsi con¬ cretamente di una candidatura cipriota all'Ue, è tornata in campo l'Onu, con gli Usa e finalmente anche con l'Ue, che fino a quel momento era parsa piuttosto distratta. Obiettivo, evitare l'ingresso in Europa di una sola parte, sia pure maggioritaria, dell'isola. E dunque il piano Annan, oggettivamente più favorevole alla comunità greca, con concessioni territoriali da parte turca, riduzione sensibile della presenza mihtare di Ankara, possibilità di ritomo di buona parte dei profughi greci di trent'anni fa. Ma, a questo punto, sono stati i greci a impuntarsi, probabilmente perché già soddisfatti di entrare, loro, nell'Ue (che avrebbe dovuto, col senno di poi, condizionarne l'adesione alla riunificazione). Ci ha messo uno zampino anche la Russia putiniana. E ora? Ora l'Ue è «rammaricata», il commissario per l'allargamento, Gunther Verheugen, definisce «sorprendente e preoccupante» l'atteggiamento greco-cipriota, secondo il «Financial Times» già domani la Gran Bretagna potrebbe porre il veto a una ridefinizione della «linea verde», la linea divisoria tra le due Cipro, nel senso «aperturista» chiesto da Papadopulos. E' possibile invece che la sedicente Repubbhca del Nord abbia riconoscimenti finora impensabili. Comunque la Cipro «greca» entra tra sei giorni nell'Ue a testa bassa, tra disapprovazioni diffuse. Ombre anche sul nuovo governo conservatore di Atene, mentre quello islamico moderato di Ankara non dovrebbe soffrire per la «sua» candidatura. Brutta storia, nell'insieme, per un' Europa che ha già troppi problemi. Greco-ciprioti a Nìcosia con cartelli che invitano a votare «no» alla vigìlia del referendum
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