Sharon-Usa, scontro su Arafat

Sharon-Usa, scontro su Arafat SECONDO LA TV ISRAELIANA ABU ALA HA PRESENTATO LE DIMISSIONI Sharon-Usa, scontro su Arafat I premier: «Decido io il destino del leader palestinese» Aldo Baquìs TELAV1V Il premier israeliano Ariel Sharon non si sente più impegnato nei confronti del Presidente degli Stati Uniti a non attaccare Yasser Arafat. «Tre anni fa - ha ricordato Sharon mi impegnai a non colpirlo fìsicamente». Ma la settimana scorsa, durante la sua visita a Washington, ha informato Bush che quell'impegno non sussiste più. «Mi rendo conto dei problemi - ha detto Sharon, in un'intervista tv a Canale 2 -, ma adesso mi sono liberato di quel! impegno. Tre anni fa, quando ho assunto l'incarico da premier, Arafat marciava ancora su tappeti rossi che i vari governi gli stendevano». Nel frattempo la situazione è cambiata e dunque l'impegno a non colpire Arafat è svanito, ha ribadito il premier. Da Washington è subito giunta la reazione della Casa Bianca: «Ci opporremo a ogni eventuale azione contro il presidente dell'Autorità nazionale palestinese». A Bamallah, ha osservato il ministro Saeb Erekat, l'intervista di Sharon non ha destato sorpresa: «Da tempo abbiamo compreso che Sharon vuole distruggere l'Autorità nazionale palestinese. Negli ultimi giorni, a Gaza e in Cisgiorda/iia, 24 paJestinesi sono stati uccisi dai soldati israeliani, e 120 sono rimasti feriti. L'escalation militare rientra nel tentativo israeliano di alterare la situazione sul terreno». Erekat non ha commentato altre affermazioni di Canale 2, secondo cui il premier Abu Ala avrebbe già deciso in principio di rassegnare le dimissioni. Un annuncio formale, secondo l'emittente, avverrà solo ai primi di maggio, dopo che si sarà appreso l'esito del sondaggio fra 200 mila membri del Likud sul ritiro unilaterale da Gaza. Arafat ne minimizza l'importanza («Sharon - ha detto - si limita a creare una grande prigione per un milione e mezzo di palestinesi»), mentre palestinesi più pragmatici - fra cui Abu Ala e Mohammed Dahlan, ex-responsabile della sicurezza a Gaza - vi vedono una leva su cui fare forza per tentare di rimettere in moto il processo di pace. Con le sue nuove dichiarazioni, Sharon si è ricollegato a una decisione del Consiglio di difesa del governo israeliano del settembre 2003 in cui Arafat veniva qualificato come «un ostacolo assoluto a qualsiasi processo di pacificazione con i palestinesi». «Un ostacolo aggiungeva quella decisione - che dovrà essere rimosso nei modi e nei tempi che saranno decisi in una fase successiva». I metodi utilizzati contro la leadership di Hamas hanno giovato alla popolarietà del premier, che in un sondaggio è passato dal 33'ft dei consensi (un minimo storico) al 3807o. E il 2 maggio, quando il Likud si recherà alle urne, Sharon avrà hiso; gnodituttalasuapopolarità.Daqui forse l'alzata di tono verso il Raiss di Ramallah. Al tempo stesso, le «esecuzioni politiche» hanno giovato anche a Hamas che - secondo un sondaggio curato in Cisgiordania - è diventato la prima forza politica palestinese (Sl^j superando al Fatah {21Vo). Ieri uno dei portavoce di Hamas a Gaza, il dottor Mahmud a-Zahar, ha confermato che quando Israele avrà completato il ritiro da Gaza, Hamas coopererà con Arafat per mantenere l'ordine nella Striscia. «La fine dell'occupazione e la ricostruzione nazionale sono per noi due obiettivi importanti», ha precisato il leader islamico. Qualora Israele si ritirasse anche dagli altri territori occupati nel 1967 sarebbe possibile - a suo parere - una sospensione della lotta armata. «Ad ogni modo Hamas non accetterà mai la legittimità dell'esi- stenza di Israele. La presenza dello Stato ebraico contrasta con la legge islamica», ha precisato. E la minac- eia di essere eliminato a sua volta? «Non mi spaventa - ha risposto a-Zahar -. Gli israeliani hanno ài- strutto la mia casa, hanno ucciso mio figlio, ed io sono sempre qua». Il premier israeliano Sharon non si considera condizionato da impegni con gli americani rispetto al futuro di Arafat