Una moschea sopra il discount di Giuseppe Legato

Una moschea sopra il discount L'INIZIATIVA DI CINQUE ARABI: «ABBIAMO ACQUISTATO I LOCALI CON LE OFFERTE» Una moschea sopra il discount A Moncalieri, oggi sit-in di protesta della Lega Giuseppe Legato Sulla soglia del ristorante «La Zeta», due marocchini parlano in araio. Il profumo del couscous invade il marciapiede, poco più avanti, al tavolino di un bar tre ragazze - una con il velo, due senza - stanno bevendo il tè alla menta. I calendari del ramadan, scritti sia in arabo che in itahano, ci ricordano che non siamo a Marrakesh, ma in un angolo di Borgo San Pietro. E' la casbah di Moncalieri, e qui sta per nascere una moschea. Il progetto era in cantiere da ottobre. Poi, l'estradizione lampo dell'ex Imam di Carmagnola dall' Italia, aveva rallentato tutto: «Era un momento difficile, la gente non avrebbe capito». Parla Mohammed Elyandouzi, marocchino di Nador, 600 km a Nord-Est di Rabat, la capitale. In arte macellaio, prossimo direttore di una moschea, la prima di Moncaheri. In tutta la cintura Sud non ce ne sono altre; per pregare, vanno tutti a Torino. «Ci andavamo anche noi, ma ci veniva scomodo, così ci siamo mobilitati per avere un centro culturale qui vicino». Hanno stipulato un contratto di acquisto di uno stabile in via Pininfarina, a ridosso di piazza Bengasi, sopra un discount in perfetto stile «outlet» americano, in un sobborgo di Moncalier^dove l'arabo.si parla agli angoli delle ■vie'e nei ptone center, tra un piatto di couscous e un ottimo felafel. Sono in cinque: un aspirante direttore, un tesoriere, e aJtri tre membri, tutti marocchini che hanno incaricato il loro architetto di presentarsi in Comune per parlare del progetto. I locali, Mohammed, li ha comprati da una società milanese di piazza Cavour. Lo scorso 20 aprile ha pagato al Comune la prima rata del condono «e presto - dice voghamo inaugurarla, inviteremo tutti: il sindaco, i carabinieri, i cittadini, perché noi siamo gente a posto, mica terroristb. Seduto a un tavolino de «La Zeta», take-away sotto i portici che fa il miglior kebah di Moncaheri, Elyandouzi paria per un'ora del suo progetto: tEra necessario dice -, tutti i muanlmani avranno un posto per pregare e per far insegnare ai loro figli la lingua e la rehgione araba, ma i corsi saranno aperti anche ai bambini itahani». Sui fondi necessari per acquistare i locali, Elya, come lo chiamano qui ai Portici, non vuole sentire illazioni: «Offerte che saranno raccolte tra i fratelli e negh altri centri culturali sparsi per l'Italia. Ci finanziamo con l'aiuto di tutti e con la massima trasparenza». Un open space da 350 metri quadri, dove troveranno posto una biblioteca, una sala per la preghiera degli adulti, una stanza per le donne e un ufficio per la contabilità. «Stiamo facendo una cosa pulita, normale, sana», continua a ripetere. Barba lunga, 25 anni, Mohammed parla già investito di responsabilità. Fall Mamour? «E' uno che ha sbaghato tutto». Falluja? «Facciamo le nostre condoglianze alla famigha Quattrocchi e preghiamo perché gh altri tre itahani vengano liberati». Poi toma sulla moschea: «Ci costerà tanto, quasi 200 mila euro, ma ringraziamo Allah. Ce la faremo». Un imam, ancora, pare non l'abbiano trovato, «ma non c'è problema - conclude -, anche lui, inshallah, arriverà». Stamattina alle 9, la Lega Nord ha organizzato un sit-in di protesta proprio sotto i portici di via Pininfarina e, per voce del consighere Arturo Calhgaro, annuncia anche la presenza di Mario Borghezio. Il sindaco di Moncaheri, Lorenzo Bonardi, raffredda gh animi: «In linea di principio non si possono avanzare rimostranze. La costituzione italiana parla da sé. Aspettiamo di vaghare la fattibilità di quest'idea che presenta non poche difficoltà tecniche». Il futuro direttore è un marocchino Ha una macellerìa in Borgo San Pietro «Le nostre condoglianze alla famiglia Quattrocchi Preghiamo perché gli altri vengano liberati» Mohammed Elyandouzi, 25 anni, marocchino di Nador, ha un minimarket a Moncalieri ..