Gramsci, la via torinese al socialismo di Angelo D'orsi

Gramsci, la via torinese al socialismo DOPO ANNI DI OBLIO, LIBRI, STUDIOSI, UNIVERSITÀ RISCOPRONO IN TUTTO IL MONDO LA SUA LEZIONE Gramsci, la via torinese al socialismo Angelo d'Orsi A vicenda di Antonio Gramsci dopo la morte, avvenuta L. il 27 aprile 1937, non finisce di sorprendere. L'inizio della sua «fortuna» risale al 1947, quando l'editore Einaudi pubbhca, sotto la regia di Palmiro Togliatti, la prima, parziale e in parte censurata eduzione delle Lettere dal carcere; la vittoria del Premio Viareggio, suscitando polemiche e consensi, valse ad accentuare l'interesse di un' opinione pubbhca impreparata, che in Gramsci vedeva solo un dirigente di partito. La pubblicazione successiva, tra il '48 e il '51, nell'edizione tematica in sei volumi, a cura di Fehce Platone, sempre suprogetto-togliattiano, dei Quaderni del carcere fece seguire alla scoperta dell'uomo, attraverso l'eccezionale moralità che dalle lettere traspariva, la conoscenza del pensatore. Di là, fra appropriazioni e rigetti, fra un «Gramsci di tutti» e un Gramsci marxista, critico per alcuni, ortodosso per altri, aveva inizio una contrastata vicenda: decenni di edizioni, traduzioni, convegni, di gramscismo eterodosso, e di tentativi di fare del pensiero di quell'uomo morto a 46 anni, il «maestrocompagno» di Toghatti, ma anche un precursore della «via italiana al socialismo». I libri su Gramsci crebbero a dismisura, e la voce flebile del Sardo raggiunse le plaghe più lontane. Si giunse, nel 1975, all'edizióne critica dei Quaderni, curata dal compianto Valentino Gerratana, mentre sempre Einaudi provvedeva, dopo la pubblicazione degh scritti precarcerari, a ristampe via via più ricche, lavoro in cui si cimentarono due studiosi scomparsi prematuramente: Sergio Caprioglio e Antonio A. Santucci. A quest'ultimo si deve anche un'edizione arricchita delle Lettere dal carcere presso Sellerio da cui nacque un contenzioso tra l'editore palermitano, la casa Einaudi e l'Istituto Gramsci, che portò al ritiro dell'opera dalle librerie. Dopo anni di esaltato dibattito, di corruzioni e semplificazioni, e di utilizzi spregiudicatij tra *«SSiii tì^Santa e Novanta,giùnse il tempo della rimo2;ione, e Gramsci divenne, anche nel partito da lui fondato, un «cane morto»; gh si preferì di volta in volta Rosselli o Don Milani, John Kennedy o Karl Popper... E ciò, proprio mentre fuori d'Italia Gramsci veniva scoperto e approfondito - con un salto notevole non solo nella quantità deUe traduzioni, ma nella loro qualità e natura, con avvio di edizioni integrali, in Francia, Germania, Stati Uniti, e vari altri paesi, specie dell'America Latina, con nascite di «Cattedre Gramsci» qua e là. Il Convegno Intemazionale di Puebla (Messico) dell'ottobre 2003 (ne ho parlato io stesso sulla Stampa), ha rappresentato una prova emblematica della nuova fortuna del pensiero di Gramsci nel mondo e in specie nel subcontinente americano. Ora vari segnah ci dicono che anche in Itaha qualcosa si muove. Intanto, si è dato vita, sotto l'egida pubbhca, e per cura della Fondazione Gramsci di Roma, che sovrintende all'impegnati- S»ol^rtó*(i:dÌ^umert)sÌ8md«J8Ì,' a lm^^di5ì'òhè, NazioiiaÌe"aèlIe ' Opere. E poi altre iniziative si sonqpresè, anche grazie all'IGS, ossia l'Intemational Gramsci Society, nata negh Usa ma che ha una importante sezione itahana, e al lavoro di gruppi di studio legati ai diversi Istituti Gramsci regionah e università. In tale quadro si collocano sia il progetto di un «BGR»(Bibhografia Gramsciana Ragionata); il Premio Intemazionale Sormani, lanciato dalla Fondazione Piemontese Gramsci, per opere dedicate a Gramsci; il Cd Rom La città futura. Gli anni di Gramsci a Torino, promosso dalla Fondazione Gramsci di Roma; e il volume, edito da Carocci, La nostra città futura. Scritti torinesi di Antonio Gramsci. Queste ultime iniziative sono tutte dunque legate a Torino, o come centro promotore, o come oggetto di indagine. Dunque, quel giovanotto gracile e malato cine dalla natia Sardegna giunse sotto la Mole nell'autunno 1911 e vi rimase fino alla vigilia dell'estate 1922, sembra ora, dopo decenni di peregrinazioni, non facili né felici, rientrare a Torino, la città davanti alla quale, al suo arrivo, ebbe una iniziale reazione di sgomento, per fame pòi davvero la «sua» città. Che cosa ha significato Torino, per la formazione del pensiero di Gramsci? Innestandosi sulla base di una personalità rigorosa intellettualmente ed eticamente, Torino la città «calvinista» e «positiva»; (la più positiva dltàha, secondò un celebre giudizio di Bobbio) ha aiutato quel ventenne à rafforzare la sua innata serietà, il suo disgusto per la faciloneria, il suo amore per il «lavoro ben fatto». Prima l'interrotta esperienza universitaria - solo otto esami alla Facoltà di Lettere, che tuttavia gh consentirono di mettere a fuoco il proprio concetto di cultura, come autoformazione e disciplina intellettuale, respingendo l'idea dello studente come «vaso vuoto da empire» di dati e nozioni; quindi la scoperta della fabbrica, della classe operaia e in generale del mondo dei «produttori». Di qui, la convinta adesione al socialismo, una concezione critica del marxismo, e un'attività di giornalismo militante che rinnovava i canoni propagandistici della pubblicistica socialista. Gramsci al Grido del Popolo, all'Avariti/, all'Ordine Nuovo, fu prima un osservatore acuto della quotidianità, poi il costruttore di una «via torinese al socialismo» che fece in particolare della «rivista settimanale di cultura socialista», L'Ordine Nuovo, un'esperienza impor-j tantissima, che trova riscontro in un panorama intemazionale che comprende la Scuola di Francoforte, e altre poche elaborazioni coeve. Insomma, Torino fu lo zoccolo duro della personalità gramsciana, che nel quindicennio successivo, nella milizia comunista, che prendeva la distanze dallo stalinismo, e quindi, soprattutto, nella stupefacente meditazione carceraria avrebbe dato uno dei monumenti della civiltà italiana. La ristampa integrale delle sue opere è stata avviata in numerosi Paesi dalla Francia alla Germania "dagli Stati Uniti al Sud America CONVEGNO MARTEDÌ «Gramsci a Torino, Gramsci nel mondo» è II titolo della manifestazione che le due fondazioni degli Istituti Gramsci di Roma e del Piemonte dedicano alla figura del fondatore del Pel martedì a Torino (Sala Conferenze dell'Archivio di Stato, In Piazzetta Mollino, ore 17.30-20.00). L'evento coincide con I festeggiamenti per II trentennale dell'Istituto piemontese Antonio Gramsci. Sul tema della ricezione e della fortuna dell'autore dei Quaderni del carcere sono previsti tre interventi: Giuseppe Vacca su nuovi spunti di biografia gramsciana. Angelo d'Orsi sugli anni torinesi di Gramsci e Nicola Tranf aglla su Gramsci e la storia di Torino. Inoltre Gian Luigi Vaccarino e Sergio Scamuzzi..rispettlvamente presidente e direttore della fondazione piemontese, presenteranno la novità del Premio internazionale Giuseppe Sormani per un'opera su Antonio Gramsci, bandito con il patrocinio della Città dì Torino a cui possono concorrere autori italiani e stranieri, con libri editi nel 2002 e 2003, da inviare entro il 30 settembre 2004 alla sede della fondazione (giuria composta da Aldo Agosti, presidente. Angelo d'Orsi, Robert Paris, Gian Enrico Rusconi, Massimo Salvadori, Donald Sassoon, Franco Sbarberì). Saranno presentati dei Cd-rorn e dei volumi. La conclusione dei lavori sarà affidata al sindaco Sergio Chlamparino e all'assessore Fiorenzo Alfieri, che parleranno del rapporto fra l'Intellettuale sardo e la città dell'automobile, alla luce di un ruolo Internazionale della città.