La sfida di An: avremo le mani libere anche noi di Amedeo La Mattina

La sfida di An: avremo le mani libere anche noi NUOVA LINEA DEL PARTITO, MA PER SENSO DI RESPONSABILITÀ PER LA CRISI IRACHENA NON NE TRAE LE CONSEGUENZE La sfida di An: avremo le mani libere anche noi Continua lo scontro Fini-Tremonti Amedeo La Mattina ROMA «Adesso avremo le mani libere, soprattutto sulle questioni economiche». Gianfranco Fini detta la linea ai colonnelli di An: con il mimstro dell'Economia si è consumata la rottura. «E ciò - precisano i collaboratori del vicepremier - nonostante le buone intenzioni del presidente Berlusconi», disponibile a concedere quelle deleghe economiche che Fini aveva chiesto durante la verifica. Chiesto e ottenuto, almeno sulla carta, visto che al termine del lungo braccio di ferro con Tremonti e Bossi, gli alleati avevano sottoscritto un documento con il quale il leader di An otteneva il Dipartimento economico, la presidenza del Cipe e il consiglio di gabinetto. Ma quando si è trattato di passare ai fatti, Tremonti si è messo di traverso: teme che il Dipartimento economico, con in mano i conti della Ragioneria dello Stato e uno staff adeguato, si trasformi in un secondo ministero dell'Economia. Berlusconi - questa la versione ufficiale - ha cercato di convincere l'inquilino di via XX settembre ad accettare una gestione collegiale, ma senza risultato. Allora ha fatto un altro tentativo su Fini, al quale ha chiesto di accettaréVnxantoAa presidenza de\Cipe e l'avvio formale del consiglio di gabinetto. «Non se ne parla: voglio strumenti reali di analisi e di decisione sull'economia», è stata la risposta di Fini. Per il quale non ha senso mettere in piedi un consiglio di gabinetto in assenza di Bossi. Così ieri - prima al Consiglio dei ministri e poi a quattr'occhi con Fini - il premier ha tirato le somme: la situazione rimane invariata, tutto rinviato a dopo le Europee. «Ci sono valutazioni radicalmente diverse», fanno sapere gli uomini deV vicepremier-. «M.aper senso di Tésponsàbilità di frónte alla crisi irachena e alla vicenda degli ostaggi italiani, An non tira le conclusioni di questo contrasto. E' chiaro però che da oggi in poi sulle questioni economiche An non si sente vincolata e valuterà caso per caso, come è successo per la vicenda Alitalia». Insomma, a parole è guerra dichiarata a Tremonti. Ignazio La Russa la mette così: «Prendiamo atto dell'ostinazione di Tremonti, tutto è rinviato a dopo la campagna elettorale. Ci dispiace moVto perché questo vuol dire che i provvedimenti del hùinstro avanzeranno con lentezza, non avranno la velocità che richiedono i problemi». E non sarà solo sul fronte economico che la guer- riglia di An verrà scatenata. L'offensiva, sempre a sentire il quartier generale di via della Scrofa, viene annunciata anche sul versante delle riforme istituzionali, contro la Lega che si è spesa per far naufragare le «ambizioni» di Fini. In questa chiave infatti vanno lette le parole di Carmelo Briguglio, vicecoordinatore di An; «Quando la riforma istituzionale andrà alla Camera, faremo in modo di ripensarla, analizzarla e votarla con grande attenzione». Affermazioni minacciose fatte ieri a Montecatini dove sono riuniti gli amministratori del partito e dove per oggi si attende un «intervento di fuoco» da parte di Fini. C'è però un'altra versione «maligna» sull'irrigidimento di Fini: il vicepremier non avrebbe più alcuna intenzione di co-gestire la politica economica proprio nel cuore della campagna elettorale. Gli appuntamenti che si profilano e le responsabilità da assumersi sono di quelli da far tremare le vene ai polsi: r«earlY warning» di Bruxelles sui conti 2004, il Dpef che dovrà prevedere la riduzione delle imposte con il relativo reperimento dei fondi compensativi. Per non parlare poi del rinnovo dei contratti degli statali (serbatoio di voti per An) i cui sindacati minacciano imo sciopero a fine maggio, a due settimane dal voto perle Europee. E poi c'è un'altra versione, la meno «maligna» e lapiù verosimile: Berlusconi avi-ebbe promesso a Fini la Vamesiha nella prospettiva di un nuovo governo o di un rimpasto dopo il voto di giugno. Allora, il leader di An - si presume d'intesa con il Cavaliere che sacri- ficherebbe il «suo» Frattini - punterebbe tutto sul ministero degli Esteri come compensazione della «sconfitta» inf ertagli da Tremonti. Illazioni? Forse. Intanto Fini sta continuando il suo lavoro per accreditarsi presso le Cancellerie e i governi che contano: prima l'impegno per la scrittura della Costituzione europea e il viaggio in Israele, adesso Washington. Domani infatti il vicepremier partirà per gli Stati Uniti dove sono previsti incontri - niente ancpra di ufficiale - con Cheney, Rumsfeld e Condoleeza Rice. I collaboratori del vicepremier «Nonostante le buone intenzioni del Cavaliere» In caso di rimpasto dopo le Europee il vicepremier potrebbe puntare ad ottenere la Farnesina Il vicepremier Gianfranco Fini con il ministro dell'Economia Giulio Tremonti

Luoghi citati: Bruxelles, Israele, Montecatini, Roma, Stati Uniti, Washington