Pse, Amato in pole position

Pse, Amato in pole position A BRUXELLES I SOCIALISTI EUROPEI SCELGONO IL PRESIDENTE Pse, Amato in pole position Oggi il voto, sfida col danese Rasmussen Maria Maggiore BRUXELLES Dopo i Popolari che in febbraio hanno lanciato da Bruxelles il programma per le Europee di giugno, è la volta dei Sociahsti europei. Riunito da ieri all'Europarlamento, il Partito dei Sociahsti europei approverà oggi il Manifesto per le elezioni europee e nominerà il nuovo presidente. Giuliano Amato concorre alla poltrona finora occupata dall'ex ministro degli Esteri britannico Robin Cook, insieme con l'ex premier danese Poul Nyrup Rasmussen. Sulla loro nomina si sono creati due fronti contrapposti, ben delineati a livello geografico. Da una parte italiani, spagnoli, inglesi, tedeschi e greci a sostegno dell'ex premier italiano, rappresentante di una socialdemocrazia europeista e riformista. Dall' altra il blocco dei Paesi scandinavi, con i baltici e i polacchi, uniti su un modello più orientato verso il welfare e l'attenzione ai diritti sociah. L'unica fuori dal coro dei grandi Paesi (che appoggiano Amato) è la Francia con la delegazione dei socialisti guidata da Francis Hollande schierata a favore di Rasmussen. Nel nuovo vento socialista che spira in Francia, Amato è infatti visto come troppo vicino alle istituzioni europee (avendo rivestito il ruolo dì vice presidente della Convenzione), troppo filo europeo per la sinistra firancese, tradizionalmente su posizioni più caute verso l'Europa. Rasmussen proviene invece da un Paese, la Danimarca, più distante dal cuore dellEuropa, fuori dall'euro (anche se ha tentato con i referendum di farlo aderire all'euro) e da Schengen. Inoltre negli ultimi due anni l'ex premier danese è sceso in campo a favore di temi altermondialìsti, cari ai sodali- sti francesi. Intorno alla scelta del nuovo presidente del Pse ieri si sono svolte le prove generali dell'allargamento. Gestite dagli organizzatori in stile americano, con dirette televisive e «panel» tra delegati che di fronte alle telecamere confirontavano i vari temi. 1340 delegati di 28 partiti hanno discusso per tutto il pomeriggio e nella riunione finale deUe delegazioni nazionali sul miglior candidato per «governare» lEuropa socialista dei prossimi anni. ' Gli stessi Amato e Rasmussen sono stati chiamati a un confronto davanti ai delegati. A porte chiuse, in un acceso botta e risposta, hanno spiegato ai colleghi di 24 Paesi le ragioni della loro candidatura. Ma alla fine non sembra essersi trovato un accordo. Nel pomeriggio era circolata la voce su una probabile staffetta tra i due candidati. Amato avrebbe cominciato, per due anni e mezzo, passando poi il testimone al collega danese. Ma proprio Rasmussen non sembra intenzionato ad accettare un compromesso. Oggi si andrà al voto. La Spagna ha dato il suo appoggio a Giuliano Amato, anche se il nuovo premier Zapatero non è venuto a Bruxelles, dovendosi recare negli stessi giorni in Marocco. È la prima volta che la grande famigha dei socialisti, riuniti in partito dal '92, si trova confrontata alla scelta tra due candidati. Nel 2001 Cook fu nominato per acclamazipne nel congresso di Berlino. «È il segno che il partito sta crescendo e quindi vengono fuori le diverse anime», dice un delegato alla fine della prima giornata di lavori. In luglio entrerà in vigore il nuovo Statuto del partiti europei e i socialisti (insieme con popolari, liberali e verdi) potranno contare su finanziamenti pubbhci. Programma? Più Europa sociale, con attenzione alla crescita, cittadinanza europea, uguagUanza tra uomini e donne e per il leader della Quercia, Piero Fassino, anche «una seria politica dell'immigrazione, che tolga la paura neìl'affrontare il problema che è come l'acqua: se viene lasciata al suo corso naturale provoca inondazioni, se canalizzata è una grande ricchezza». Sull'Iraq restano le divisioni (tra spagnoli e inglesi), coperte dietro un appello generale alle Nazioni Unite per una nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu. L'italiano è appoggiato dai delegati di tutti i grandi Paesi tranne i francesi: lo giudicano troppo vicino alle istituzioni comunitarie Giuliano Amato