«Noi in lotta contro 'indifferenza» di Renato Rizzo

«Noi in lotta contro 'indifferenza» «Noi in lotta contro l'indifferenza» inchiesta /1 Renato Rizzo LA voglia di combattere per la serenità e per i diritti degli altri è racchiusa in un fascicolo di 190 pagine scandito da puntigliose e orcUnate colonne di nomi e di indirizzi. Segni che riassumono vittorie e fallimenti, felicità e rabbia, uomini e donne. Vita, insomma. E' l'elenco delle associazioni piemontesi di volontariato che si spendono per un mondo più morale, dai principi più giusti e profondi. Che credono e che cedono all'incalzare della solidarietà. Che lottano per dare una nuova frontiera allo stare insieme. Saimo bene che l'impegno delle istituzioni non basta e sono consapevoli che non è sufficiente neppure il loro lavoro: perché il volontario è un tale che s'è messo sulle spalle un masso e ha, di fronte, un monte da scalare in continuazione. Ma chi serve gli ammalati e i poveri, i carcerati e gli anziani, tutti quelli che la società dell'indifferenza etichetta, sovente, come «irrilevanti», ascolta la storia di Sisifo e tira . dritto per la propria strada in salita. Perché, nella sua voglia testarda d'aiutare gli altri, coltiva la disarmante ovvietà-d'una certezza diventata proverbio; «Tanti piccob fanno un assai». E hii; :il volontario, sa ^e l'impegno è, comuncplè; sempre premio a se. stesso./ Si spampap le Colonne di questo libiWFe la prima còsa che s'immagina è quanti passi vi stanno dietro. Materialmente: quante suole consumate, quanto camminare e quanto correre di persone che vanno incontro ai bisogni dell'altro,' cercando la soluzione di vecchi è nuovi diritti. Fatica vera e poche parole. Eccolo, il registro del volontariato in Piemonte: un elenco di 1673 organizzazioni (13 sono centri di coordinamento) che, come dice la legge, «hanno possibilità d'accesso ai contributi pubblici, possono stipulare convenzioni con Regione ed enti locali, fruiscono di agevolazioni fiscali». Un numero cospicuo che, però, è solo la parte affiorante del fenomeno. All'assessorato regionale alle Politiche sociali calcolano che «il numero delle associazioni non iscritte sia almeno il 500Zo in più». E' un segno dalla doppia lettura: «Da un lato - spiega l'assessore Mariangela Cotto sottolineando che il Piemonte è ai primi posti in Italia per impegno economico e ventagho d'interventi - dimostra la notevole vitalità e la presenza diffusa del volontariato, legate alla libertà e alla spontaneità che è insita nella sua stessa natura; dall'altro evidenzia che occore ancora lavorare molto per far conoscere le opportunità offerte dalla legislazione e avvicinare questo mondo alle istituzioni». Perché Sisifo, spesso, vive e lòtta anche nelle stanze del Potere. Ma fermiamoci al disegno tratteggiato dàrnumeri ufficiah: osservando le proporzioni si confaìno 4 organizzazioni di VÓIoSiÉmto p^f.lO.pillila editanti.^ se, Mcòitì, vògliamdtìàre cuofe'lailé cifre, consideriamo che, nella sola provincia di Torino, esistono 746 associazioni con 100 mila \ volontari su una popolazione di 1 milione 317 mila abitanti tra i 25 e i 65 anni: la fascia d'età media dell'esercito che va in aiuto di chi soffre. Un'inchiesta che voglia indagare questa galassia non può che fermarsi ad alcuni pianeti. Cercando - pena un incombente rischio d'afasia - di descrivere per simboli, per vicende, il volontariato degli Anni 2000 in un'area , come quella piemontese che rappresentami «unicum» nel panorama italiano: terra dove ancora vivono e si moltiplicano le vecchie radici dei grandi santi sociali, della Piccola Casa della Divina Provvidenza, delle Opere Pie (il loro primo censimento risale al 1850) delle pionieristiche realizzazioni assistenziali legate ad aziende come Fiat, Olivetti, Ferrera. Ma, innanzitutto, una radiografia; il settore prevalente, che assorbe quasi il 70^0 delle organizzazioni iscritte al registro regionale, è quello del Welfare: centinaia di persone che «testimoniano il proprio senso di solidarietà e di cittadinanza attiva» proponendosi come donatori di organi o di sangue o facendo da supporto a chi fatica a vivere in situazioni d'emergenza e di disagio come i disabili, gli anziani non autosufficienti, le famighe al di sotto della soglia di povertà. «Altro imponente segmento - spiega Maria Ludovica Chiambretto, funzionario dell'assessorato, che si occupa di promozione del volontariato - è rappresentato da chi si dedica alla protezione civile, seguito dal magma di organizzazioni impe¬ gnate nella tutela del patrimonio artistico, nella difesa ambientale o nell'educazione allo sport con particolare attenzione alla fasce più deboli». Il volontariato è portavoce di bisogni spesso nascosti: ecco perché Giorgio Merlo, responsabile dei servizi socio-assistlnziàli della Provincia di Torino, lo definisce «un'ottima chiave di lettura del temtorio». Sono,le Amministrazioni provinciah ad erogare i --ftBi^fs^taiiziati dalla^^jione,'finanziando le attività è i progetti più utili ejsignificativi. Quest'anno per l'itola del capdlÙ^ò piemonteséiiija cifra complessiva è stata di 836 mila euro ed è servita a sovvenzionare 159 proposte delle 214 arrivate sul tavolo della commissione. Anche qui c'è un elenco che racconta «le storie» . della solidarietà: una sorta di classifica, pur se è arduo giudicare i gesti di chi sente su sé il dolore e la fragilità dell'altro. Un nome: «Opportunanda». Fa il verso, scherzosamente, all'etichetta giovanilistica e leggera che sigla le agende in cui scrivere le cose da ricordare. E', invece, il titolo d'una iniziativa torinese che, nella graduatoria dell'apprezzamento, ha ottenuto la «votazione» di 85/100 e una sovvenzione di 7.794 euro. E' rivolta a chi, sino a ieri, ha vissuto senza fissa dimora e, da oggi, si vede assegnato un alloggio popolare: una quindicina di persone su cui la vita ha picchiato forte con traumatiche separazioni o vedovanze e che gli intrecci del dolore e della disperazione hanno spinto a trascinare i propri giorni nella strada. Gente che ha bisogno di riabituarsi a un'esistenza «normale» con muri e soffitti e letti e che non può riuscirci senza un sostegno. Altra casella, altra storia: il secondo programma che ha ricevuto l'aiuto economico della Provincia riguarda l'Aido a Ivrea. Un progetto (quasi analogo ad un altro presentato dalla sezione di None) per promuovere, attraverso audiovisivi e lezioni in una quarantina di classi elementari con circa 800 allievi, la cultura della donazione degli organi. Il terzo intervento sovvenzionato coinvolge i volontari ospedalieri di Chieri e prevede l'organizzazione d'incontri tra gli studenti e i 200 ospiti d'una casa di riposo diSantena. L'obiettivo: soddisfare bisogni concreti e psicologici dei ricoverati, ma anche muoversi «tra affetti e gioco» con pomeriggi dedicati all'animazione. Un interscambio emotivo di testimonianze integrato con l'appendice «Aggiungi un posto a tavola» che prevede inviti a pranzo d'un anziano in occasione delle festa. A un'altra faccia dell'impegno civile fa riferimento il programma d'assistenza a bambini provenienti dalla ex Jugoslavia afflitti da gravi patologie. I volontari torinesi che lo svolgono presso il Regina Margherita e le Molinette si sdoppiano estendendo l'aiuto anche ai famigliari degli ammalati: interventi per ottenere visti e permessi di soggiorno, alloggi per Un florilegio'Wpb^oste che coniugano altruismo, originalità e fattibilità economica; 10 mila euro, ad esempio, sono stati asse; gnati a un gruppo di Torino che avora con 200 anziani invalidi e soli. L'impegno è realizzare un servizio d'ascolto telefonico per intervenire tempestivamente in caso di bisogno, ma anche per allestire un kit di tv satelhtare in casa dell'assistito attraverso il quale collegarsi e colloquiare, via video, almeno una volta alla settimana. Le richieste del territorio, chiave di lettura d'una realtà mutevole e camaleontica, mostrano nuovi bisogni che bussano alle porte dell'impegno sociale. Uno tra i tanti, prepotente e preoccupante, è quello del «bullismo adolescenziale». La denuncia arriva, in particolare, dalla zona di Venaria, ma nella geografia dei problemi e delle necessità i confini sono mobili come una macchia d'olio. E, così, ancora una volta, accanto alle istituzioni, dovrà scendere in trincea il volontariato fatto di mani che non si stancano; quelle di donne e di uomini che hanno «l'esperienza dei sentimenti e delle emozioni». Progetti per aiutare chi è rimasto senza casa Nuova assistenza ai bambini malati che arrivano 4airex Jugoslavia^^r, r Il set|pre più numeroso è quello del «welfare» Dalle antiche radici dei santi sociali all'assistenza delle grandi aziende La carica dei 1600 Sono più di mille i modi per diventare volontari in Piemonte: le associazioni sono 1660 ma si calcola che il numero delle non iscritte sia almeno del 50oZo in più. Se si considerano le organizzazioni iscritte in relazione alla popolazione piemontese il dato medio è di 4 ogni 10.000 abitanti. A Tfìrillfl ili SilAtl flfmmjìll s'svolgono oggi, nella sala conferenze della Gam (via Magenta 31, Torino), gli Stati n ivtlinsyu Jiau tJCIIClall generalidellacooperazionedecentrata,occasionediconfrontoeriflessionetraEnti e associazioni impegnate nella cooperazione e solidarietà internazionale. Dalle 9,30, interve nti dell'assessore regionale Cotto,del presidente Ghigo, del cardinale Poletto, di rappresentanti del ministero degli esteri, della Fao e di organizzazioni non governative. Pronti nelle calamità E' un settore relativamente recente quello della protezione civile, sviluppatosi in particolare dopo la disastrosa alluvione del 1994. Oggi in Piemonte le associazioni operanti in questo settore sono 211, in particolare a Torino, Novara e Cuneo. COSI' IN OGNI PROVINCIA 1 vV'^-V.; ; -\y:- 86(50zó) VERBANIA S3(30Zo)" iSfo) ALESSANDRIA 2155 Crè^) BIELLA NOVARA 95(607ò) 175 (ir/o)

Persone citate: Aido, Cotto, Ferrera, Ghigo, Giorgio Merlo, Maria Ludovica Chiambretto, Mariangela Cotto, Olivetti, Poletto