Un parterre di stelle per il re del nuovo jazz di Luca Dondoni
Un parterre di stelle per il re del nuovo jazz AFFOLLATO CONCERTO A ROMA DI JAMIE CULLUM Un parterre di stelle per il re del nuovo jazz Luca Dondoni ROMA Si chiama Jamie Cullum e vederlo suonare il piano lunedì sera all'Auditorium di Roma, ben supportato dai due pards Geoffrey Gascoyne al Basso e Sebastien Korm alla batteria, non poteva che far bene al cuore. Enfantprodige del nuovo jazz e titolare di uno dei più ricchi contratti discografici del mondo (un milione di sterline per l'album d'esordio non è mai stato investito per un artista jazz) Jamie, pur essendo alto un metro e cinquanta, è un gigante. 24 anni, capace di infrangere qualsiasi record per un jazzista, il ragazzo ha già venduto quasi un milione di copie del ed «Twenty something» solo in Inghilterra e attualmente è ai primi posti di tutte le classifiche europee. Nomination ai recenti . Brit Awaids, compii- JamieCullum menti da Pharrell Williams dei Neptunes (e leader dei N.E.R.D.) che probabilmente gh produce il prossimo disco, Jamie è il femomeno del momento. Attenzione: niente a che vedere con Michael Bùblè - l'unico paragone possibile è la giovane età - nessuna somighanza con il timbro vocale di chi è arrivato prima di lui. Cullum, che arriva dalla più normale middle class inglese, fin dai nove anni, come lo Shroeder dei Peanuts, si è piegato sulla pianola ricevuta in regalo a Natale, cominciando a pestare sui tasti blandii e neri. «Cercavo - racconta - di tirarne fuori delle note che potessero stare insieme luna dopo l'altra ma...non andava. Un giorno ho capito che oltre a studiare la musica dovevo creare un mio stile». La canzone con la quale il ragazzo si è fatto largo sul mercato è una cover di quella «Wind cries Mary» scritta da Jimi Hendrix parecchi anni fa e da lui considerata uno dei pezzi più belli di sempre. «Non ho scelto a caso - spiega - Non crediate che sia cresciuto ascoltando jazz e swing ventiquattro ore al giorno. Il pop, Ihip-hop, il rock, la house sono stati i generi che ho vissuto in prima persona e quando è stato il tempo giusto ho voluto mischiare queUe vibrazioni al nuovo jazz». Cullum, t-shirt un pò slavata e jeans stracciati d'ordinanza, il nuovo jazz lo intende a modo suo. «Quello che sto facendo è portare un tipo di musica diversa nella cultura pop anche se so che paventa la comunità jazz più anziana». E allora, basta vedere dal vivo ciò che questo «twentysomething (qualcosa più di vent'anni)» fa dal vivo per rendersi conto della sua enorme capacità di de-costruire l'idea stessadiperforman- ce dal vivo. Jamie percuote l'interno e l'esterno del pianoforte come fosse una batteria, suona coi piedi con le mani, ruba le bacchette al batterista e si mette a pestare sui tamburi. Fa accendere le luci della platèa e guarda il pubblico negli occhi chiedendo a gran voce che tutti si batta le mani a tempo e si canticchi, come fa lui, un ritmetto che fa ((ta ta ta...da da da da». Insomma, Cullum on stage fa il bello e il cattivo tempo coinvolgendo nei suoi «su le mani» da vocahst discotecaro, artisti paludati come Ron o Lucio Dalla. I due artisti nostrani alla fine del concerto si sono detti estasiati dall'esibizione e addirittura Ron ha atteso la fine dello show per farsi autografare il ed dal giovane asso. «Secondo me - ha detto Rosalino Cellamare - questo in pochi anni diventa il numero uno al mondo». Avrà ragione? . JamieCullum es (e leader dei p
Persone citate: Cullum, Geoffrey Gascoyne, Jamie Cullum, Jimi Hendrix, Lucio Dalla, Michael Bùblè, Rosalino Cellamare, Shroeder
Luoghi citati: Inghilterra, Roma
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