Spari davanti a una scuola, uccìso un bandito
Spari davanti a una scuola, uccìso un bandito IL MORTO E' UN EX MEMBRO DELLA MAFIA DEL BRENTA Spari davanti a una scuola, ucciso un bandito Vicenza, all'alba la polizia sorprende la banda: tre arrestati Alessandro Mognon VICENZA Sono entrati in classe ieri mattina senza accorgersi di niente, gli alunni delle scuole elementari Zanella di Torri di Quartesolo, alle porte di Vicenza. Senza sapere che un'intera ala dell'istituto era piena di agenti. E senza vedere che a poche decine di metri da loro c'era un cadavere per terra, coperto da un lenzuolo, e una ventina di poliziotti in borghese, armati. Un morto e tre persone arrestate: è il risultato di mesi di indagini, cinque giorni di appostamenti e trenta secondi di concitazione per catturare una banda di rapinatori. Trenta secondi tutti ripresi con una videocamera dagli stessi agenti. Il nastro ora è nelle mani del magistrato. Il bandito ucciso si chiama Adriano Meggiorin, 47 anni, di Padova. Ex autista della banda di Felice Maniero negli «anni d'oro» della mala della Riviera del Brenta. «Un rapinatore professionista», dicono gli inquirenti. È morto perché ieri alle 6.30 in quel parcheggio, a un passo dalle scuole, invece di arrendersi - come hanno fatto i tre complici - ha schiacciato sull'acceleratore del furgone. Due agenti lo hanno evitato per un soffio, uno ha sparato prima in aria poi contro il Renault Kangoo bianco. Otto colpi in tutto: Meggiorin, colpito, è morto dopo pochi minuti. Gli arrestati sono Massimo Castelli, 33 anni, di Verona; Achille Pozzi, 45 anni, di Padova; e Andrea Vasti, 34 anni, di Brugine, nel Padovano. Tutti con precedenti per rapine e assalti a furgoni blindati. Nei due furgoni gli agenti della polizia di Padova, Vicenza e Venezia hanno trovato un mitragliatore Kalashnikov, sei pistole e revolver, parrucche e tute da lavoro. «Tutto l'occorrente per una rapi¬ na - dice il commissario della squadra mobile di Vicenza, Michele Marchese - non sappiamo dove volessero fare il colpo ma pensiamo a una banca o a un grosso ufficio postale». Un'indagine partita da lontano, come racconta il vice capo della squadra mobile di Padova, Fulvio Filogamo: «Da mesi indagavamo sulla banda poi da alcune intercettazioni abbiamo scoperto che si incontravano in quel parcheggio di Torri di Quar¬ tesolo». Si scambiavano i furgoni, forse le armi: poi partivano per le rapine. Quando finalmente la polizia ha in mano ima data certa, decidono: li aspettiamo nascosti e li prendiamo tutti. Però c'è un problema: la scuola elementare. È proprio lì, sulla strada a senso unico prima del parcheggio e delle poste. «Gli agenti sono venuti da noi prima di Pasqua - racconta Adriana Cazzola, direttrice delle scuole medie ed elementari - e ci hanno spiegato tutto, che gli serviva la parte della scuola che dava sulla strada e che dovevamo tenere tutte le mattine i ragazzini dall'altro lato, senza farli uscire». E così hanno fatto. Per cinque giorni. Fino a ieri, quando alle 6.30 sono arrivati i due furgoni, un Renault Express e il Renault Kangoo guidato da Meggiorin. ((Abbiamo intimato ai quattro uomini di non muoversi racconta il commissario Marchese - e tre hanno obbedito, Meg¬ giorin invece ha accelerato tentando di scappare». È stato un attimo: i due agenti si scansano per non finire sotto, partono gli spari. E Meggiorin, colpito a morte, finisce contro una recinzione. Una edicolante sente gli spari e si butta per terra. Un'ora dopo arrivano gli alunni delle elementari. Niente lampeggianti, niente sirene. Vanno in classe tranquilli. Tanto le sparatorie, loro, le vedono tutti i giorni in televisione. "WT I cadavere del rapinatore morto nella sparatoria ricoperto dai poliziotti
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