L'imam ribelle ordina «Da oggi non colpite più i soldati spagnoli»

L'imam ribelle ordina «Da oggi non colpite più i soldati spagnoli» Il leader della rivolta armata sciita si dice pronto ad accettare Caschi blu dell'Onu purché provengano da Paesi arabi o che non abbiano partecipato all'attacco né all'occupazione L'imam ribelle ordina «Da oggi non colpite più i soldati spagnoli» Un proclama di Muqtada al-Sadr: «Invitiamo gli altri Paesi che hanno inviato truppe in Iraq a seguire l'esempio di Madrid e a ritirare le proprie forze per proteggere la vita dei loro militari» Giuseppe Zaccaria inviato a BAGHDAD A giudizio di Mark Himmit, generale del corpo di spedizione americano, «fra i tanti problemi che abbiamo, quello del ritiro del contingente spagnolo non è certo il più grave», però il tono della risposta durante la conferenza stampa quotidiana è tagliente. Non c'è bisogno di partecipare alle riunioni degli Stati maggiori per rendersi conto invece di quale impatto la decisione del premier José Luis Zapatero stia producendo nel quadro politico-militare iracheno. Le forze di guerriglia hanno colto immediatamente il potenziale di questa scelta e il primo ad afferrarne la portata e trarne le conseguenze è naturalmente Muqtada al-Sadr, simbolo della nuova intransigenza sciita. Da Najaf, dove fino a qualche giorno fa si temeva il macello e invece di fatto si sta instaurando un territorio libero, il capo religioso lancia una «fatwa» che questa volta non è un messaggio di violenza ma quasi un atto di fair play: dice che da oggi in poi nessuno dovrà più toccare i soldati spagnoli. Fino a ieri la Brigata «Plus Ultra» era espressione del militarismo più brutale, adesso per il capo dell'aEsercito del Mahdi» si trasforma in leva per scardinare il sistema di occupazione. «Abbiamo ordinato di porre fine a tutte le operazioni militari contro gli spagnoli», annuncia a Najaf il portavoce Kais al-Khazali, aggiungendo di augurarsi che una decisione così saggia venga presto seguita dagli altri contingenti stranieri: «Invitiamo gli altri Paesi che hanno inviato truppe in seno alla coalizione a seguire l'esempio della Spagna, e a ritirare le proprie forze per proteggere la vita dei loro soldati», aggiunge il portavoce. L'ordine naturalmente vale soltanto nel caso in cui gli spagnoli non si rendano protagonisti di «atti d'aggressione», però a questo punto non si vede perché dovrebbero farlo. Il comando americano tende a far passare l'avvenimento come un semplice problema di dislocazione, forse verranno spostati in Iraq reparti americani di stanza in Afghanistan, la questione in queste prime ore sembra scaricarsi sulle spalle del generale Andrzej Tyskiewicz, responsabile polacco dell'area centro-sud dove il contingente spagnolo staziona. Ci sarà tempo per valutare le ripercussioni della scelta di Zapa¬ tero, però nel frattempo i tremila marines americani che avevano cinto d'assedio Najaf continuano ad arretrare, dimostrando prudenza. Al momento dunque la prima variazione che si possa ipotizzare nello scacchiere iracheno riguarda un ulteriore aumento della presenza americana: fino a questo momento gli Stati Uniti hanno schierato nel Paese appena conquistato circa 115 mila uomini e prima della fiamma- ta di violenza delle ultime due settimane la tendenza era verso uno sganciamento progressivo per lasciare aree sempre più vaste del Paese ad altri contingenti militari. Con la decisione spagnola il trend bruscamente si inverte, aprendo la strada a prospettive ancora difficili da valutare. Certo, dopo l'offensiva dell' ultimo periodo, il lungo e sanguinoso assedio di Falluja, la morsa intorno a Najaf, questa fase sembra segnare un momento di pausa nelle manovre militari americane. Si avviano mediazioni da Nord a Sud, si registrano ancora scontri a Kufa, però Moqtada al-Sadr guarda già ad un futuro meno americano, e per la prima volta si dice favorevole alla presenza di una forza di pace dell'Onu. A una condizione però: i Caschi blu che arriveranno in questo Paese devastato dovranno provenire da Paesi arabi o comunque da nazioni che non hanno partecipato né alla guerra né all'occupazione. L'invio di questa forza di pace sotto la bandiera dell'Onu, dice Al Sadr, «è nell'interesse del mondo intero». In questa prospettiva le forze armate di Francia, Germania e Russia tornano prepotentemente in primo piano. La guerriglia però non crede ancora a queste prospettive. Ieri a Baghdad si sono udite ancore tre forti esplosioni e una, in particolare, ha coinvolto l'ambasciata svedese situata in una villetta a poca distanza dal «triangolo d'Occidente», quello degli alberghi superprotetti. Si è trattato di un missile terra-terra lanciato in direzione di un ufficio americano, che però ha fallito l'obiettivo terminando la traiettoria nel giardino dell'ambasciata. Pochi minuti dopo l'esplosione eravamo lì solo per scoprire che fortunatamente non c'erano state vittime e per vedere una piccola folla, composta soprattutto da ragazzini, che al reparto americano-iracheno appena accorso gridava in coro «andate via, andate via», lanciando anche qualche sasso. I soldati americani erano tesissimi, quelli del nuovo esercito iracheno ridevano facendo gesti che sembravano dire alla folla: aspettate, è solo questione di tempo. Una notizia dell'ultima ora della tv Al Jazeera informa del fatto che truppe americane avrebbero ucciso ieri sera nei pressi di Samarra un giornalista e un autista della tv, mentre un fotografo sarebbe rimasto ferito. Nell'interminabile guerra irachena pare continui la guerra privata fra truppe d'occupazione e tv araba. Un missile terra-terra diretto contro un ufficio degli Stati Uniti colpisce l'ambasciata svedese: nessuna vittima. Una folla di ragazzini grida alle truppe Usa accorse sul posto «Andate via, andatevene» Si allenta l'assedio a Najaf: il cordone di tremila marines che circondava la città continua ad arretrare Secondo Al Jazeera un giornalista e un autista della tv di Baghdad sono stati uccisi dagli americani Fiamme efumo dall'edificio dell'ambasciata di Svezia a Baghdad colpita ieri mattina da un razzo della guerriglia Soldati spagnoli del battaglione di fanteria Extremadura XI ascoltano il loro comandante ieri a Diwaniya

Persone citate: Al Sadr, Andrzej Tyskiewicz, Giuseppe Zaccaria, José Luis Zapatero, Mark Himmit, Moqtada Al-sadr