Limperatore e Bìaggì, moto show di Enrico Biondi

Limperatore e Bìaggì, moto show IL MONDIALE E' PARTITO IN SUD AFRICA CON L'APPASSIONANTE SFIDA TRA I DUE CAMPIONI ITALIANI. E CON LA VITTORIA DEL FENOMENO CHE FA LA DIFFERENZA Limperatore e Bìaggì, moto show Rossi trionfa, piange e bacia la sua Yamaha: siamo fidanzati Enrico Biondi inviato a WELKOM Evitare di essere retorici non è facile dopo l'ennesima impresa del ragazzo-volante. Ma Valentino Rossi, vincendo ieri il Gran Premio del Sud Africa a Welkom, prima prova del mondiale 2004, ha trionfalmente ribadito di essere la nuova leggenda vivente del motociclismo. Abbandonato a novembre il bolide che tutti i piloti del mondo sognano, la Honda, salito a gennaio su un mezzo, la Yamaha, che molti avevano giudicato un pezzo di antiquariato, in soli quattro mesi Valentino ha compiuto il miracolo. Ha stravolto metodi di lavoro radicati per anni, ha imposto la sua «dittatura», ha plasmato, ideato e costruito un nuovo gruppo di tecnici, imposto i suoi meccanici con cui aveva vinto tre mondiali, ha buttato a mare tutto quanto era stato concepito e ha lanciato la sfida: «Fate come dico io». Ha stravinto la scommessa più difficile, dimostrando che il pilota, nel motociclismo, conta davvero molto più della moto. Impossibile non paragonare l'impresa compiuta ieri da Valen-, tino in Sud Africa con i magici trionfi di Michael Schumacher e della sua Ferrari: se ci sono punti d'incontro tra i due imperatori, riguardano innanzitutto il metodo di lavoro che si sono imposti. Abnegazione assoluta alla causa, una cura certosina del dettaglio, idee chiarissime sulla strada da seguire. In cambio hanno chiesto entrambi una sola cosa: carta bianca e una montagna di soldi. Sono stati accontentati, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Diciamo la verità: non era facile affidarsi ciecamente a un ragazzo di 25 anni, uno che quando ne aveva 18 andava in giro per le piste con le bambole gonfiabili, si metteva in testa i cappellini di Robin Hood, si scazzottava con i colleghi, ne inventava di tutti i colori con la sua allegra tribù di tifosi. C'è voluto molto coraggio da parte dei compassati dirigenti giapponesi per «digerire» un campione così estroverso, cambiato di sicuro, ma con il persistente gusto delle guasconate. A gennaio erano inorriditi nel vedere che Valentino attaccava sul sellino l'adesivo raffigurante il suo cane (di nome Guido), un mese dopo a momenti svenivano quando Rossi fissava sul cupolino la riproduzione del tagliando di assicurazione. Poi, sentendolo parlare nei lunghi breefing ai box, capirono di aver a che fare con un tipo assolutamente straordinario. Unico, inimitabile. E ieri Rossi ha compiuto l'im¬ presa: è partito bene, subito in testa, ha imposto il ritmo, ha fatto il vuoto alle sue spalle in un paio di giri. A rimanei^jli attaccato come un'ombra, sempre e solo Max Bìaggi, campione romano di classe eccelsa ma con l'handicap di essere nato nell'era di Valentino. Come lo fu per Gimondi ai tempi di Merckx o per Claudio Sala, «poeta del gob granata quando regnava la Juve diCausio. Rossi e Biaggi, antichi nemici capaci di stringersi la mano dopo il traguardo, sono piloti che oggi tutto il mondo ci invidia e che hanno regalato un imperdibile show. Si sono sfidati a velocità siderali, senza la minima scorrettezza, complimentandosi a vicenda a fine prova. Dopo la vittoria, l'ultima tenera gag di Valentino: scende dalla moto concedendosi qualche lacrima, le si siede accanto, la bacia. «Un attimo di intimità, tra fidanzati», dirà. A

Persone citate: Biaggi, Claudio Sala, Gimondi, Max Bìaggi, Merckx, Michael Schumacher, Robin Hood, Rossi, Valentino Rossi

Luoghi citati: Sud Africa, Welkom