Terragni, un dialogo tra cielo e architettura

Terragni, un dialogo tra cielo e architettura A CERNOBBIO DANIEL UBESKIND HA RICORDATO IL GENIALE PROGETTISTA ITALIANO A UN SECOLO DALLA NASCITA Terragni, un dialogo tra cielo e architettura schwitz, si pieghi con tanta lucidità e pietas su un architetto convintamente fascista, che ha legato il suo nome a quel capolavoro geometrizzante che è la comasca Casa del Fascio, ed è morto tragicamente a quarant'anni durante la campagna di Russia, Ma è proprio questo discorso della responsabilità invalicabile nei confronti della Storia e del rapporto con il passato, «che non deve essere né nostalgia né storicismo», che rende illuminante e vivo e tutt'altro che criptico il discorso umanissimo e sanamente retorico di Libeskind. Non ha senso «ripulire» ipocritamente i progetti di Terragni, spiega, compromessi con l'ideologia: perché l'architettura è passione, coinvolgimento, comunicazione e dialogo con il contesto. E dunque proietta un'immagine della Casa del Fascio con i segni dehttuosi dell'epoca ed una pattuglia allarmante di militi in primo piano: perché l'architettura non è immagme pura di pure forme, ma storia, vita, compromissione, nel bene e nel male. Così come mostra una fotografia, non meno spettrale di aeroplani, che piombano come funebri aquile su Stalingrado, scelta per un suo testo sacro da Le Courbusier. Che cinquant'anni fa era qui a Como, a celebrare l'eretico Terragni. «Un'icona che già avvertiva come dal cielo arrivasse la vulnerabilità per le nostre città. Spiegandoci, come Terragni, che si vivrà sempre di guerre, di crisi, di distruzioni. Che bisogna abituarsi a convivere con la precarietà degli spazi e delle città: forme chiuse di occhi aperti sul futuro». Non ha certo bisogno di alludere ad altri aerei omicidi, Libeskind, nel suo intervento che si chiama Life after Life. Ma stupisce vedere come il suo svettante progetto delle torri ricostruite per New York, si rifaccia proprio ad un dettaglio di Terragni: «quel suo orgoglio della verticalità, quel dialogo tra cielo ed architettura». Marco Vallerà CERN0BB10 L' APPLAUSO trascinante e corale, che scoppia istintivo al termine dell'infuocato epicedio, che Daniel Libeskind (l'architetto che ha vinto, tra le polemiche, il concorso per la ricostruzioni delle torri di Ground Zero) ha dedicato, a Villa Erba di Cemobbio, all'amato architetto Giuseppe Terragni, nel giorno centenario della sua nascita, dimostra che non ha parlato freddamente di tecnica, di progettualità astratta, di filologia obitoriale. Ma che ha coraggiosamente esibito, e senza nessun'astuzia protettiva, le sue viscere scuciate di appassionato dell'architettura, miscelandole con quelle del suo amato, lontano maestro-ispiratore. Ed è impressionante per tutti, che un ebreo polacco come lui, naturalizzato americano, figlio di genitori trucidati ad Au¬

Persone citate: Daniel Libeskind, Daniel Ubeskind, Giuseppe Terragni, Libeskind, Terragni

Luoghi citati: Au, Cernobbio, Como, New York, Russia, Stalingrado