«Il silenzio dei rapitori è un bene, speriamo...» di Fulvio Milone
«Il silenzio dei rapitori è un bene, speriamo...» FRANCESCO CUPERTINO, FRATELLO DI UMBERTO «Il silenzio dei rapitori è un bene, speriamo...» Fulvio Milone inviato a SAMMICHELE DI BARI «Aveva bisogno di un lavoro, ma non mi aveva detto che sarebbe andato a cercarlo fra mille pericoli. Perchè l'ha fatto? Glielo chiederò quando tornerà, spero mi darà una risposta». Francesco Cupertino, ora, comincia davvero a credere che prima o poi riabbraccerà il fratello Umberto, prigioniero nell'inferno dell'Iraq. Nella palazzina a due piani di via Majorana, a due passi dalla piazza del paese, la famigha sembra un po' più tranquilla da quando il telefono ha squillato a metà mattinata. «Coraggio, vi sono vicino, sono con voi - ha detto dall'altro capo del filo il presidente del consiglio Berlusconi - Stiamo facendo tutto il possibile per aiutarvi, abbiamo aperto nuovi contatti per portare a buon fine questa vicenda». Per i Cupertino quelle parole hanno avuto l'effetto di un balsamo su una piaga. ((Abbiamo la percezione di non essere soli, che qualcuno stia davvero facendo di tutto per far tornare Umberto e gli altri ostaggi a casa», commenta Francesco, che prima di chiudere la porta di casa mormora: «Per la prima volta dopo giorni mia madre ha mangiato qualcosa: è un buon segno. Il silenzio dei rapitori per noi è un bene, significa che chi ha nelle sue mani le vite di Umberto, Maurizio e Salvatore sta valutando cosa fare». Un segnale positivo è giunto anche con un'altra telefonata, quella di Giampiero Spinelli, compaesano di Umberto. I due erano partiti insieme per l'Iraq e Giampiero, scampato al sequestro, è rimasto lì. «Qualcosa si muove, si respira un clima diverso, di relativo ottimismo», ha detto a Francesco Cupertino. E ha aggiunto. Spinelli, che «tutti noi colleghi degli ostaggi vorremmo fare qualcosa per la loro liberazione» Ma la speranza, in casa Cupertino, ha vita grama: rischia sempre di soccombere di fronte alla disperazione. E al pianto dirotto, a cui Francesco si abbandona quando legge davanti alle telecamere (così come fanno i parenti degh altri ostaggi) il testo dell'appello ai terroristi delle «Brigate di Allah», che sarà poi diffuso da Al Jazira. «E' un incubo, un incubo senza fine. Speriamo che il messaggio tocchi i loro cuori: i nostri ragazzi sono gente semplice che con la politica non ha nulla a che fare», dice fra i singhiozzi. Francesco invidia la saldezza di nervi di Antonella Agliana, sorella di Maurizio, scelta dall'emittente araba per la lettura del messaggio: «E' una donna forte, eccezionale, vorrei avere la sua calma ed energia». Una calma e un'energia che neanche Francesca, da 17 anni fidanzata dell'ostaggio, riesce a trovare. «Umberto non ci ha detto niente della sua missione in Iraq, ha taciuto anche con me - racconta con un filo di voce-. Perchè l'ha fatto? Mi aveva detto che sarebbe andato al nord per un lavoro, invece è partito per un paese in guerra». «Aveva bisogno di un lavoro ma dovrà spiegare perché è andato a cercarselo così lontano, tra mille pericoli» Francesco Cupertino, fratello di Umberto
Persone citate: Antonella Agliana, Berlusconi, Cupertino, Francesco Cupertino, Giampiero Spinelli
Luoghi citati: Iraq, Sammichele Di Bari
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