Il Vaticano si offre per la mediazione di Marco Tosatti

Il Vaticano si offre per la mediazione Il Vaticano si offre per la mediazione Marco Tosatti CITTÀ DEL VATICANO La Santa Sede è pronta a ofirirsi per mediare nel dramma degli ostaggi irachena, ma finora non è stata contattata. Il «ministro della Pace» di Giovanni Paolo n, il cardinale Renato Raffaele Martino, precisa: «La Santa Sede è sempre disposta, come lo è stata lungo i secoh della sua esistenza a offrire la sua opera pacificatrice e di mediazione quando ne è stata richiesta. Non dubiterei quindi che, se ne fosse richiesta, anche in questa circostanza non rifiuterebbe. Piuttosto è questo che ci spinge a chiedere con insistenza che la comunità intemazionale entri in scena trasformando il genere di presenza attuale in una presenza pacificatrice di tutte le componenti della società irachena». Ma andarsene adesso sarebbe un errore; potrebbe causare «un disastro», ha detto il porporato. «Bisogna consegnare l'Iraq agh iracheni in condizione mighore della presente. E la situazione potrebbe migliorare mettendo le cose in mano all'Onu. le truppe dovrebbero trasformarsi in una forza di pace. Non parliamo di passi indietro o di passi avanti: l'evoluzione naturale della situazione presuppone l'intervento dell'Onu. Ma l'Italia non deve ritirarsi dall'Iraq». Il cardinale Martino ha provato «un grande dolore» per la morte di Fabrizio Quattrocchi. «La morte ferisce sempre, ma quando viene inflitta in circostanze così tragiche - sottolinea fa ancora più male. Ma occorre pensare anche ai morti iracheni. Anche loro, spesso, sono vittime innocenti. Eppure i mass-media si occupano solo dei morti occidentah, e non dicono mai quanti iracheni vengono ammazzati senza alcuna colpa. Ci vorrebbe una solidarietà del dolore che si rivolga a tutte le vittime». Il popolo iracheno, ha aggiunto «non è composto da terroristi e ha diritto alla pace e a costruire il proprio futuro». Anche la Nunziatura a Bagdad lancia segnali di disponibilità: «Noi siamo aperti a qualsiasi aiuto che possiamo dare. Ma c'è la volontà politica di trattare?», ha ripetuto ieri l'arcivescovo Fernando Filoni, in una intervista alla Radio Vaticana. «Pensando alle famiglie, pensando alle persone prese in ostaggio, ci sembra estremamente complicata una situazione già di per sé difficile da un punto di vista psicologico, ma anche da un punto di vista ovviamente militare, politico e diplomatico. Siamo in un momento di estrema deheatezza e gravità. Bisogna anche pensare alla drammaticità che vive il popolo iracheno da un anno a questa parte che è l'altro grande aspetto non è meno grave per la popolazione». Secondo il rappresentante del Papa «non si sa bene chi detenga gli itahani o gh altri. Quindi è difficile trovare l'interlocutore con cui eventualmente anche trattare». L'Osservatore Romano parla di una realtà segnata «dalla deriva di una guerra senza nome che fa scempio della vita umana, che viola il rispetto dell'uomo verso il suo simile, che calpesta i sentimenti di amore e di affetto», e condanna una «logica vile, disumana, cinica».

Persone citate: Fabrizio Quattrocchi, Fernando Filoni, Giovanni Paolo, Renato Raffaele Martino

Luoghi citati: Bagdad, Iraq, Italia