Ostaggi, tre gruppi di terroristi nel mirino a Falluja

Ostaggi, tre gruppi di terroristi nel mirino a Falluja LA DIPLOMAZIA Le informazioni raccolte dalla Farnesina dicono che il muro fra sunniti è sciiti è diventato friabile La «trattativa» continua ad essere affidata a intermediari locali oppure a referenti religiosi Ostaggi, tre gruppi di terroristi nel mirino a Falluja Serrato lavoro di intelligence per liberare i tre italiani sequestrati Frattini: «Tutti ci dicono che non hanno interesse a trattenerli oltre L'ultimatum? E' una circostanza che non ha trovato conferme» Emanuele Novazio ROMA I responsabili del rapimento dei quattro italiani non sono ancora stati identificati con certezza, ma il lavoro sul campo dei nostri diplomatici e dei servizi segreti - impegnati in una fittissima rete di contatti con le comunità locali sunnite e sciite - sta dando i primi frutti: sarebbero tre i gruppi sospettati del sequestro di Fabrizio Quattrocchi, Salvatore Stefio, Maurizio Aghana e Umberto Cupertino. Non tutti sarebbero sunniti. Anche l'area geografica nella quale i tre ostaggi sopravvissuti sono tenuti nascosti è stata delimitata: si tratterebbe di una zona relativamente ridotta intorno a FaUuja. Ma la situazione, si nota alla Farnesina, è in continua evoluzione: le certezze di oggi possono sfumare domani. Negli ambienti della nostra diplomazia si ammette «l'enorme difficoltà» rappresentata da un sequestro per molti aspetti anomalo rispetto agh altri realizzati negli ultimi giorni: per le modalità nelle quali è avvenuto, per la fretta con la quale è stato assassinato Fabrizio Quattrocchi, per l'enfasi mediatica che fin dall'inizio i rapitori hanno posto sulle richieste rivolte al governo italiano e in prima persona a Berlusconi. Ma «relativamente ai contatti il lavoro si sta di ora in ora approfondendo e ampliando», conferma Franco Frattini da Tullainore, a margine della riunione informale dei ministri degli Esteri dell'Unione europea: «Tutte le vie sono aperte in Iraq e nei Paesi vicini all'Iraq», e per ottenere il rilascio dei tre ostaggi italiani ancora in vita il governo «sta facendo di tutto», garantisce il capo della nostra diplomazia. Con concrete speranze di successo? «Tutte le autorità con cui prendiamo contatto dentro e fuori l'Iraq ci dicono che non è interesse del popolo iracheno che gli ostaggi siano colpiti e trattenuti ma che vengano rilasciati», risponde il ministro. Il problema è proprio questo: quale ascendente sui rapitori hanno «le autorità» con le quali sono in contatto diplomazia e servizi italiani in Iraq e fuori dall'Iraq (neUe ultime ore anche i palestinesi e i libici)? E le «Brigate verdi di Maometto» sono davvero quel gruppo sunnita waabhita vicino ad «al Qaeda» - se non dal punto di vista operativo-logistico almeno da quello politico - come si è detto finora? Le informazioni raccolte dalla Farnesina sembrano indicare che il muro fra sunniti e sciiti è diventato molto friabile, nell'Iraq sconvolto dal caos: e che «obiettive collusioni» sono ormai in corso fra bande un tempo ostili o dichiaratamente nemiche. Certo, finché il gruppo responsabile del sequestro non sarà identificato con certezza, non saranno possibili sostanziali progressi in una trattativa che - si insiste a Palazzo Chigi e alla Farnesina - non sarà mai «diretta» ma affidata a intermediari interni (comunità locali, referenti religiosi) o estemi. Molto importante, da questo punto di vista, è la missione che il consighere diplomatico del presidente del Consiglio sta compiendo nei Paesi dell'area. Ieri pomeriggio l'ambasciatore GianniGastellaneta | è arrivato a Teheran, dopo una tappa a Doha in Qatar (dove ha sede «al Jazeera», la tv araba che ha trasmesso il video dell'uccisione di Fabrizio Quattrocchi). Oggi sarà a Damasco, una tappa forse cruciale: Roma conta molto sull'aiuto della leadership siriana per risolvere senza spargimento di sangue una vicenda che è subito apparsa estremamente complessa. Due gli obiettivi di Castellaneta: ottenere dalla. Siria un aiuto.per identificare i rapitori degli italiani, e sfruttare la loro influenza sui gruppi sunniti iracheni per convincere il gruppo responsabile del sequestro a liberare i tre ostaggi ancora nelle loro mani. Secondo una fonte di Palazzo Chigi, tuttavia, il consighere diplomatico di Silvio Berlusconi potrebbe arrivare già nella giornata di oggi a Baghdad, se i contatti stabiliti sul terreno faces¬ sero intravedere la possibilità di una svolta. a Sugli sforzi dei nostri diplomatici grava l'ombra deU'ultimatum dei sequestratori, che avrebbero minacciato di uccidere un ostaggio ogni 48 ore (una circostanza «che non trova conferme», garantisce Frattini). Resta inoltre il timore che i tre itahani vengano ceduti a un altro gruppo e siano trasferiti in un'altra zona del Paese: una delle priorità deh'ambasciatore De Mar¬ tino è «non perdere di vista» i tre gruppi sospettati di aver sequestrato gli italiani. Il caos iracheno, sostengono i nostri diplomatici, è un'arma a doppio taglio: può favorire defezioni e ricomposizioni all'interno delle varie bande, consentendo il passaggio da una trattativa «politica» a uno scambio «su altre basi», certamente più agevole. Ma può anche sparighare le carte, provocando irrigidimenti difficili da controllare. Il ministro degli Esteri Franco Frattini con II ministro degli Esteri del Lussemburgo Lydie Polfer ieri al summit dei ministri Uè in Irlanda IddCie Iniziata ieri la missione del consigliere diplomatico del premier Castellaneta è stato in Qatar e a Teheran e oggi sarà a Damasco per una tappa forse cruciale: Roma conta molto sull'aiuto della leadership siriana per risolvere la vicenda sfruttando l'influenza sui gruppi sunniti Un guerrigliero iracheno a Falluja