Lotta contro il tempo per salvare gli italiani di Giuseppe Zaccaria

Lotta contro il tempo per salvare gli italiani L'ATTESA Un ex dirigente baathista avrebbe contattato le fantomatiche «Falangi di Maometto» senza ottenere una risposta incoraggiante. L'ambasciatore Castellaneta starebbe per volare a Teheran Lotta contro il tempo per salvare gli italiani Via i rapitori non cederebbero, si teme una nuova esecuzione Giuseppe Zaccaria inviato a BAGHDAD Gh appelli dei capi rehgiosi alla tolleranza si susseguono, catture e rilasci di ostaggi continuano in un'alternanza apparentemente folle eppure la sorte dei tre prigionieri italiani delle «Brigate di Allah» resta appena a un filo. Probabilmente i tentativi di mettersi in contatto col gruppo terrorista che dispone deUe loro vite hanno ottenuto qualche risultato, ma se deve tener fede alle voci la prima risposta del mediatore individuato dai nostri servizi di sicurezza (un personaggio del partito «Baath» ancora in grado di esercitare influenza) sarebbe stata negativa. Le «Brigate» insistono nella loro richiesta, non intendono trattare e minacciano di uccidere un ostaggio ogni quarantott'ore. Ovvero, da un momento all'altro. L'ambasciatore Castellaneta, inviato speciale del primo ministro continua a lavorare in silenzio, come bisogna fare in questi casi: un'indiscrezione vuole che domani sia pronto a volare a Teheran forse per cercare altri appoggi dagli ayatollah, però il percorso sembra arduo. Proprio ieri il ministro degh Esteri iraniano, Khamal Karrazi, che guida la missione giunta tre giorni fa a Baghdad ha tenuto a dichiarare che il suo compito «non è quello di mediare tra iracheni e Stati Uniti d'America: come si può mediare fra il popolo irachene e gli occupanti?». Da Teheran il presidente Mohammad Khatami toma ad accusare gli Usa: «E'necessario che cambino comportamento verso il popolo iracheno, smettano di uccidere gh iracheni e lascino a loro i loro affari». La situazione generale sembra destinata a deteriorarsi molto rapidamente, e questo non giova certo al tentativo di salvare le vite dei nostri connazionah. Nell'area di guerriglia che è stata denominata «triangolo sunnita» e soprattutto nell'area di Falluja e Ramadi operano quattro formazioni guerrighere. La «Resistenza Nazionale Islamica» è la più nota e si propone, finora con scarso successo, di riunire sotto un'unica bandiera i gruppi armati. Seconda formazione dell' area, r«Esercito di Maometto» ha finora sferrato gli attacchi più sanguinosi contro le truppe americane. A dividersi la gloria di altro sangue ed altre vittime restano poi «Ansaar al Islam», i partigiani dell'Islam ed un gruppo più recente e meno religiosamente orientato che viene definito ((Ansaar al Senna», partigiani della Sunna, che raggruppa anche vecchi ((baathisti», residui dei «fedayn» di Ouday Hussein ed in genere sostenitori irridubicili del vecchio regime. In questo panorama già non ben definito non si sa dove collovare le «Falangi verdi di Maometto» che forse, ma è il caso di ripetere forse, hanno qualche collegamento di tipo logistico con r«Esercito di Maometto». ' Esponenti religiosi di ogni tipo continuano a ripetere che a loro giudizio i sequestratori degli italiani non fanno parte della guerriglia irachena. L'ultimo è padre Nizar Seeman, un cristiano di rito siriaco di Mossul, il quale dice che le «Brigate di Allah» probabilmente rappresentano «un gruppo isolato, forse composto da stranieri, finanziato da paesi confinanti». E questo contribuisce a spiegare come mai in un clima che almeno rispetto alla questione degli ostaggi sembra rasserenarsi, il dramma degli itahani rimane storia a sé. Ieri dopo gli appelli dei capi religiosi sono state rilasciate sei persone, mentre altri tre stranieri sono stati rapiti. In varie fasi sono tornati liberi tre giornalisti deUa tv ceca, un siriano, un cinese ed una cooperatrice australiana mentre sono stati portati via un uomo d'affari danere a Bassora ed altri due giapponesi nei dintorni di Baghdad. Il comitato degh «ulema», massima autorità del mondo sunnita, ha ripetuto l'invito a lasciare liberi tutti gli ostaggi e ieri durante l'orazione del venerdì perfino Muqtada Al Sadr, il più estremista fra i capi religiosi scuti, ha diffuso ■ujf.appello dSl medesimo tono, con l'aggiunta di un distinguo. L'uomo che rischia di incendiare l'Iraq chiede a tutti i gruppi guerriglieri «di non fare del male alle persone detenute e di rilasciarle, a meno che non si tratti di cittadini dei Paesi occupanti». L'Itaha purtroppo oggi è ritenuta «occupante» anche se non ha partecipato alla guerra. Intanto sembra che per qualche misterioso motivo mentre gh sforzi del governo si indirizzano verso gh sciiti del Sud i tentativi di altri possibih mediatori si dirigano verso autorità sunnite collocate dalla parte opposta, ed a volte fuori dai confini iracheni. Per esempio, il vescovo cristiano di Baghdad, Shemun Warduni, sta per recarsi ad Amman, in Giordania, ed anche se il viaggio non è formalmente collegato con la sorte dei tre ostaggi itahani certo incuriosisce, se non altro perchè appena tre giorni fa monsignor Warduni è stato il solo esponente cristiano ad entrare a Falluja con un convoglio di aiuti. Ieri si sono susseguite le esortazioni delle autorità sunnite, a cui si è unito persino lo sciita Al Sadr per ottenere la liberazione degli ostaggi Se è vero che i sequestratori hanno minacciato di uccidere un ostaggio ogni quarantott'ore l'ultimatum sarebbe in scadenza Muqtada Al Sadr, circondato dal suoi sostenitori, durante la preghiera del venerdì nella moschea di Kufa Due dei tre giornalisti cechi liberati: da sinistra Vit Pohanka, 40 anni, e Petr Klima, 40 anni