«Il Mediterraneo deve unirci» di Francesca Paci

«Il Mediterraneo deve unirci» MEETING DELL'ASSOCIAZIONE FCEM OGGI E DOMANI A «TORINO INCONTRA» «Il Mediterraneo deve unirci» I progetti di pace delle donne manager Francesca Paci «Il Mediterraneo è un continente liquido che deve unire e non dividere». La politica muore in Iraq con l'ostaggio italiano ucciso mercoledì sera dai guerriglieri e le parole di Leyla Khaiat suggeriscono una via alternativa allo scontro delle civiltà: un ponte gettato fra tradizioni diverse affacciate sullo stesso mare. Scambio di culture, potenziale umano, commerci. Anche perché la bionda signora tunisina in tailleur grigio in visita nel nostro Paese per il meeting del Fcem, l'associazione mondiale delle donne imprenditrici di cui è presidente, siede ai vertici dell'Istituto arabo dell'imprenditoria. Devota a quella religio- ne musulmana che pur ostacola l'affrancamento femminile, Leyla Khaiat sfida i luoghi comuni: capitana in prima persona i 125 dipendenti della Plastiss, un gruppo di aziende tessili con base a Monastir, e porge alle industriali italiane la mano delle colleghe lontane. Sono circa 10 mila in Tunisia, occupano tutti i settori merceologici, dalla meccanica ai servizi, il loro numero cresce di anno in anno. La due giorni torinese che inizia stamattina a. Torino Incontra (via Nino Costa 8) fa il punto sulla presenza muliebre alla guida delle aziende di 60 Paesi dei cinque continenti. Il Fcem affilia 500 mila iscritte come la camerunense Frangoise Foning che chiede d'incontrare il sindaco Sergio Chiamparino per immaginare insieme un gemellaggio economico. La sua azienda comprende oggi 15 compagnie e 1900 impiegati: alla città scioccata dalla crisi del¬ l'automobile offre il neoottimismo del mercato africano. Il dialogo tra Oriente ed Occidente passa dunque attraverso le donne? I numeri lo confermano. Nel Terzo Mondo gli organismi intemazionali finanziano quasi esclusivamente progetti al femminile, mentre nel primo la supremazia dell'uomo cede terreno anche nelle riserve storiche. Sentite Wanda Pandolfì Ferrerò, numero uno di Aidda, l'associazione d'imprenditrici e dirigenti d'azienda fondata a Torino nel 1961: «Negli ultimi dieci anni l'Italia è cresciuta di 1.800.000 occupati. L'80 per cento sono donne». La vera sorpresa arriva però dal mondo arabo, dove l'intraprendenza femminile sconta l'ostilità degli ambienti religiosi fondamentalisti. Leyla Khaiat è fiduciosa che l'esempio della Tunisia, dal 1956 libera dalla poligamia e con la donna parificata all'uomo, funzioni da battistrada per i paesi vicini. Ecco perché: «L'Islam non è inconciliabile con lo sviluppo. La chiave siamo noi, mogli e madri, portatrici della cultura della vita. E' necessario fortificare la nostra presenza nelle istituzioni e nella società: solo cosi la moderazione e la stabilità avranno la meglio sul terrore». Una rete femminile contro la violenza. U Piemonte risponde con un pedigree di rispetto. Un'azienda su quattro qui, è guidata da una donna. L'imprenditrice tipo? La presidente regionale di Aidda Silvia Ruscalla traccia l'identikit: «Giorgina Gallo, la vincitrice del premio che consegneremo sabato sera. Amministratrice di Oréal Italia, fattura 700 milioni di euro e nel 2003 ha registrato un incremento d'incassi del 20 per cento». L'eco del primo conflitto globale trova un muro in queste combattenti armate del proprio spirito d'iniziativa. Quello richiesto alle donne durante la ricostruzione post-bellica e dopo, prezioso alleato anche nelle società pacificate. Il Fcem stesso, ricorda il segretario generale Etta Carignani, è frutto dell'ingegno femminile. Fu madame Yvonne Edmont Foinant a fondare l'associazione nel 1945. Era una vedova di guerra. A fianco Wanda Pandolfi Ferrerò, numero uno di Aidda, l'associazione di imprenditrici e dirigenti d'azienda; a destra Leyla Khaiat, al vertice della Plastiss, un gruppo di aziende tessili con base a Mona st i r

Luoghi citati: Iraq, Italia, Monastir, Oréal Italia, Piemonte, Torino, Tunisia