Abu Ala telefona furioso a Powell «Il mio governo vuole dimettersi» di Aldo Baquis

Abu Ala telefona furioso a Powell «Il mio governo vuole dimettersi» Abu Ala telefona furioso a Powell «Il mio governo vuole dimettersi» Dopo il semaforo verde di Washington al piano di ritiro unilaterale di Sharon. Reazioni sfavorevoli anche dall'Ile e dal Palazzo di Vetro Aldo Baquis TEL AVIV In un primo commento al vertice di Washington fra George Bush e Ariel Sharon, il presidente Yasser Arafat ha ieri ribadito in un discorso televisivo che non rinuncerà mai al diritto del ritomo per milioni di profughi palestinesi. Commentando l'intesa fra Bush e Sharon secondo cui i profughi potranno essere assorbiti nel futuro stato palestinese ((piuttosto che in territorio israeliano», ha replicato dal suo quartier generale di Ramallah che «i fanatici dirigenti israeliani si sbaghano e cosi pure quanti li sostengono». Alzando la voce, Arafat ha sottolineato che i palestinesi lottano per garantire la propria indipendenza, per difendere le loro terre e sancire il diritto al ritomo. Nell'anniversario dell'uccisione a Tunisi del suo compagno di lotta Abu Jihad e a tre settimane dall'uccisione a Gaza del leader di Hamas, Ahmed Yassin, Arafat ha poi avvertito Israele che l'eliminazione fisica dei suoi avversari politici non garantirà la sicurezza. «Una giornata nera», hanno scritto i commentatori palestinesi parlando del vertice in cui Bush ha avvallato i progetti politici di Sharon circa il ritiro da Gaza, il ridispiegamento in Cisgiordania e il completamento della barriera di separazione che Arafat ieri ha definito: «Il muro dell'apartheid)). Nelle parole di Bush i palestinesi hanno rilevato non solo sostegno alla posizione israeliana sui profughi, ma anche un appoggio senza precedenti alla politica del Likud per quanto riguarda l'opportunità - condivisa ora dagli Usa - di riesaminare le linee di demarcazione fra Israele e Cisgiordania allo scopo di un'eventuale annessione allo stato ebraico di alcune zone omogenee di insediamento. La cosa che più ha sbalordito è che nessuno a Washington abbia trovato necessario avvertirli in anticipo di uno spostamento così radicale nella linea politica dell'amministrazione statunitense. Fra il premier Abu Ala e il segretario di stato Colin Powell c'è stata anche un'animata conversazione telefonica in cui è stata evocata la possibilità di dimissioni di protesta da parte dell'esecutivo palestinese. Secondo un giornale di Ramallah la carica di premier potrebbe essere annullata dall'Anp. Chi non si è meravighato troppo delle dichiarazioni di Bush è il nuovo leader di Hamas a Gaza, Abdel Aziz Rantisi. A suo parere, Bush ha ((proclamato guerra all'Islam» e pertanto i prodotti statunitensi dovrebbero essere boicottati in tutto il mondo arabo. «Noi di Hamas non ci meravigliamo dell'ostilità statunitense», ha proseguito Rantisi. «Chi ha assecondato l'iniziativa di Ginevra (fra i pacifisti delle due parti n.d.r.) - ha concluso - ha spianato la strada di fronte alla protervia americana. Adesso l'illusione è scomparsa e ai palestinesi non resta che la lotta armata». Posizioni analoghe sono state enunciate dai portavoce della Jihad islamica e delle Brigate dei martiri di al-Aqsa. Da Ginevra il segretario generale dell'Onu Kofi Annan ha manifestato apprensione per questi sviluppi. «I tentativi di raggiungere obiettivi politici mediante misure che ledono l'altra parte - ha avvertito - sono destinati a fallire, da chiunque provengano». Occorre, secondo l'Onu, fare il possibile per indurre israeliani e palestinesi a realizzare il Tracciato di pace. Da Bruxelles la Commissione europea ha sottolineato l'esistenza di divergenze con l'amministrazione Bush. Il ritiro israeliano da Gaza è accettabile - è stato precisato - solo se rientra nel tracciato di pace, ossia nel progetto di graduale costituzione di uno stato palestinese indipendente accanto a Israele. Ma in recenti interviste Sharon ha chiarito che non c'è all'orizzonte alcun partner di pace fra i palestinesi e che la sua politica di disimpegno impedirà loro ((per molti anni» la costituzione di uno stato. Da Algeri il presidente francese Jacques Chirac ha avvertito che ogni cambiamento unilaterale delle linee di demarcazione israelo-palestinesi rappresenterebbe «un precedente pericoloso». Ne va, a suo parere, della stabilità e delle regole del diritto intemazionale. «La pace ha detto - non si impone, si negozia». A fronte delle riserve manifestate dall'Unione Europea nel suo complesso, la Gran Bretagna ha invece accolto «con favore» il ((piano Sharon». Lo ha dichiarato il primo ministro Blair in ima nota che definisce un passo avanti verso la pace «l'annuncio del primo ministro Ariel Sharon dell'intenzione di Israele di ritirare le proprie forze di difesa dalla Striscia di Gaza, e di smantellare tutti gli insediamenti in quella zona, oltre ad alcuni in Cisgiordania». Proprio a lui si era appellato il ministro degli Esteri palestinese Nabli Sbaath per «convincere il presidente americano a ritirare Ù suo appoggio al piano israeliano su Gaza. Intanto anche ieri nei Territori ci sono stati numerosi episodi di violenza. Il più grave a Rafah, dove reparti israeliani appoggiati da eli¬ cotteri da combattimento hanno setacciato una zona al confine con l'Egitto nel tentativo di neutralizzare tunnel adibiti al contrabbando di armi verso la Striscia. Un ragazzo palestinese è stato ucciso, venti sono rimasti feriti. Altri venti palestinesi sono stati feriti in incidenti a Biddu (Cisgiordania) durante una dimostrazione contro la barriera di separazione. E presso la colonia di Ariel (Cisgiordania) è stata catturata una giovane palestinese in possesso di una bomba da 25 chilogrammi che doveva seminare la morte oggi in Israele. Era stata inviata in missione da una cellula di al-Fatah di Nablus. Un agente israeliano blocca un gruppo di pacifisti che protesta contro il Muro