Un rapimento diverso dagli altri con molti misteri

Un rapimento diverso dagli altri con molti misteri IL SEQUESTRO Il «comitato degli ulema» che nel caso di altri stranieri catturati è stato in grado di intervenire, in questa vicenda mostra perplessità: nessuno conosce la fantomatica banda Un rapimento diverso dagli altri con molti misteri Il gruppo che ha catturato gli italiani dimostra una conoscenza insolita della politica del nostro Paese. Usa i media con una dimestichezza e una lucidità improbabile per dei mujaheddin retroscena Giuseppe Zaccaria inviato a BAGHDAD LE iniziative sono cento, imediatori mille, però il tentativo di salvare la vita ai tre ostaggi italiani ancora nelle mani delle «Falangi di Maometto» appare ancora soltanto una chimera. I primi concitati giorni di investigazioni e contatti per il momento conducono soltanto ad una conclusione: delle «Falangi» irachene si sa nulla e addirittura un eminente religioso sunnita le definisce «gruppo composto da stranieri». La Farnesina fa sapere di aver attivato «canali importanti» di comunicazione con Baghdad, Teheran e Damasco, l'incaricato d'affari De Martino ha incontrato «dignitari di Falluja», la Croce Rossa si offre come ente mediatore, anche il Vaticano fa sapere che «se ci saranno le condizioni la Santa Sede potrebbe impegnarsi in un intervento umanitario». Ieri pomeriggio è giunto a Bahgdad l'ambasciatore Gianni Castellaneta, consigliere diplomatico del presidente del Consiglio e diplomatico di grande esperienza, sarà lui a tessere le fila dei contatti, però la scelta stessa del «mediatore» indica i canali attraverso cui l'Italia pensa di agire. Castellaneta è stato fino a pochi anni fa ambasciatore a Teheran, è dunque persona ricca di contatti con U mondo «parsi» e la galassia sciita. Se esiste persona in Italia in grado di attivare gli ayatollah questa persona è lui, proprio ieri però la missione iraniana a Baghdad è stata salutata dall'assassinio dell' addetto culturale dell'ambasciata. Khali Naimi, primo segretario della sede diplomatica, è stato ucciso a colpi di pistola mentre in auto si stava recando al lavoro e questo può spiegare come la missione pacificatrice venga accolta. Ed in ogni caso i nostri connazionali non sono nelle mani di sciiti ma di un gruppo sunnita assolutamente misterioso, assolutamente isolato, assolutamente strano. Fino a ieri ci sono stati Paesi che hanno pagato per il rilascio dei loro ostaggi (è il caso della Corea del Sud), altri che hanno ottenuto la liberazione dei propri cittadini promettendo maggiori aiuti (pare sia appena avvenuto per il Giappone) però in quei casi diplomatici ed agenti di sicurezza avevano avuto un interlocutore con cui trattare. Nel caso degli italiani l'interlocutore non esiste ed anzi sembra gestire un sequestro di genere totalmente diverso da tutti gli altri, e questo per diverse ragioni. La prima: le «Brigate di Allah» non mostrano di tenere tanto alla situazione interna dell'Iraq quanto alle vicende italiane. Mai era accaduto che all'abituale richiesta di ritiro dei contingenti militari un gruppo guerrigliero aggiungesse (anzi, quasi ritenesse preminente) l'esigenza di «scuse» da parte di un presidente del Consiglio. L'obiettivo più urgente dei brigatisti islamici sembra essere quello di trascinare Silvio Berlusconi dinanzi alla tv arabe e questo spiega come il sequestro acquisti una cifra diversa da tutti gh altri. Seconda ragione: la gestione mediatica dei rapimenti e dell'assassinio rivelano un grado di sofisticazione che non appartiene alle variegate bande locali di «mujaheddini». Il comunicato letto il primo giorno dalle «Brigate» dinanzi ai prigionieri accosciati rivelava una costruzione molto più precisa ed organica rispetto ai soliti proclami iracheni. Non basta: ieri la stessa banda di assassini ha cercato di motivare l'esecuzione di Fabrizio Quattrocchi con la risposta di Silvio Berlusconi al ricatto. Chi scrive è costretto a seguire le tv arabe minuto per minuto e può assicurare che la frase di Berlusconi non è mai stata citata letteralmente come invece ieri le «Brigate» hanno fatto. Dunque, i macellai del «triangolo sunnita» sono probabilmente in contatto con qualcuno che in Europa, in Italia, comunica loro informazioni, illustra reazioni e forse può impartire istruzioni. Terzo motivo; l'assassinio di Fabrizio Quattrocchi oltre che selvaggio sarebbe stato del tutto inutile, anzi controproducente per chiunque avesse avuto in animo di influire sul dramma iracheno. Anche la brutalità ha una sua logica, e la logica di un atto tanto immedia¬ to quanto primitivo può consistere solo nel tentativo di impressionare l'opinione pubblica del nostro Paese. Quarto: il rituale messo in piedi dai banditi mira ancora una volta a questo, cioè a seminare sconcerto nella Penisola. Finora in Iraq chi ha ammazzato ostaggi Iha fatto il silenzio e nascondendo i corpi al più presto, questi macellai hanno inscenato un'esecuzione carica di orrore e di simboli e per giunta stando almeno a quando giurano i colleghi di «Al Jazeera» - l'hanno fatta giungere direttamente in Qatar. Se la tv araba avesse trasmesso quelle immagini avrebbe reso un enorme servizio ad un gruppo che evidentemente crea sospetti anche fra i giornalisti arabi. La decisione di non mandare in onda quegli scorci di primitivismo è stata presa per questa ragione: quando era nell'interesse degli arabi, l'emittente qatariota ha diffuso immagini ben più raccapriccianti. Questi elementi forse concorrono a spiegare quanto difficile si presenti l'opera di mediazione del nostro governo. Ieri perfino il «comitato degli ulema», massimo organo religioso sunnita che si era pronunciato contro i rapimenti come arma di lotta politica, ha preso le distanze dalla tragica vicenda degli italiani. «Questa è la vicenda più comphcata di tutte dichiara un portavoce - perchè riguarda cittadini di un Paece che mantiene forse d'occupazione sul tenitorio iracheno e quegli uomini lavoravano per le forze d'occupazione». In realtà sembra che neanche gli «ulema» abbiamo idea di cosa stia accadendo. Il commissario straordinario della Croce Rossa, Maurizio Scelli, ieri nell'ospedale di Bahgdad in cui l'organizzazione mantiene un presidio annunciava: «Qui abbiamo curato 44 mila persone e senza pensare ci sovrapporci alle iniziative del governo forse potremmo tentare una mediazione, se non altro perchè rappresentiamo il volto vero dell'Italia e l'essenza più vera della sua missione di pace». Anche il leader dell'Associazione Patriottica al Kubaysi fa sapere che si sta recando a Falluja per cercare di capire qualcosa in più di questo sanguinoso sequestro. Ma siamo poi sicuri che i tre superstiti siano dalle parti di Falluja? Le ultime indiscrezioni ne fanno dubitare. Alloggiati all'hotel Babylon di Baghdad, Quattrocchi ed i suoi colleghi avevano deciso di partire in auto per Amman quando il capogruppo Salvatore Stefio non era riuscito a prendere il volo per Baghdad. Pare avesse assoluto bisogno di trovarsi in Itaba per il 18, quando avrebbe dovuto avere in incontro in Confindustria per la protezione degb uomini d'affari itabani in Iraq. Il gruppo dunque si era armato partendo in macchina, ma una pattugba americana l'aveva fermato sequestrandogli le armi. Dunque, ritomo a Baghdad, nuovo rifornimento di pistole e mitra e partenza lungo un'altra direttrice, che dopo un lungo giro nel deserto avrebbe dovuto ricondurb in direzione di Amman passando per la strada di Ramadi. Sono prigioneri in quest'altra zona, allora? Non è neppure certo che i tre ostaggi siano tenuti prigionieri nella zona di Falluja I dettagli della loro partenza da Baghdad potrebbero portare anche all'area di Ramadi Q Le «Brigate di Allah» non mostrano di tenere tanto alla situazione interna dell'Iraq quanto alle vicende italiane. L'obiettivo più urgente dei brigatisti islamici sembra essere quello di trascinare Silvio Berlusconi dinanzi alla tv arabe 0 L'assassinio di Quattrocchi oltre che selvaggio sarebbe stato del tutto inutile, anzi controproducente per chiunque avesse avuto in animo di influire sul dramma iracheno. La logica di un atto tanto orribile può consistere solo nel tentativo di impressionare l'opinione pubblica del nostro Paese ISEI INTERROGATIVI H La gestione mediatica dei rapimenti e dell'assassinio rivelano un grado di sofisticazione che non appartiene alle variegate bande locali di «mujaheddin» (M0SUs RAMADT FALLOJAXKE0 Finora in Iraq chi ha ammazzato ostaggi l'ha fatto in silenzio e nascondendo i corpi al più presto. In questo caso c'è stato I filmato spedito in Qatar ad «Al Jazeera». L'emittente qatariota deve avere avuto dubbi non legati soltanto alla violenza delle immagini, tanto più che in passato sono stati trasmessi filmati, per quel che si sa del video sull'esecuzione, ancora più raccapriccianti UL X RWfe NAlÀf. H La banda ha cercato di motivare l'esecuzione di Fabrizio Quattrocchi con la risposta di Silvio Berlusconi al ricatto. Ma sulle tv arabe questa frase non è mai stata citata letteralmente come invece ieri le «Brigate» hanno fatto. Dunque, sono probabil- mente in '■' contatto con qualcuno in Europa |bagh 0 E' dubbio anche il luogo del rapimento. Quattrocchi ed i suoi colleghi avevano deciso di partire in auto per Amman. Il gruppo era stato fermato da una pattuglia americana, che aveva loro sequestrato le armi. Dunque, ritorno a Baghdad, nuovo rifornimento di mitra e partenza lungo un'altra direttrice, passando per la strada di Ramadi. Sono pngioneri in quest'altra zona e non a Falluja? grado di e che non alle nde n» (M0SUL s RAMADT FALLOJAX KERWfe NAlÀf. Quattrocchi con lSilvio BerluscMa sullequesmale- '■' qEur|bagh Iraq chi ha ostaggi l'ha fatto 0 E' dubbio anchrapimento. Quattr Guerriglieri iracheni a Falluja: la chiave del sequestro degli italiani potrebbe trovarsi nel «triangolo sunnita»